Pronti al consumo e a basso costo, gli alimenti ultraprocessati coprono ormai la metà della dieta nei paesi ricchi e si diffondono nel resto del mondo, soprattutto tra le fasce economicamente svantaggiate. Nella categoria rientrano bevande zuccherate, snack, dolciumi, prodotti da forno industriali progettati per essere appetibili e creare dipendenza. La ricerca ha documentato il legame tra il consumo di questi prodotti e obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori. Oltre che la salute danneggiano anche l’ambiente, a causa del consumo di combustibili fossili per la produzione industriale e il trasporto di materie prime agricole e degli imballaggi in plastica. The Lancet denuncia un sistema che arricchisce poche multinazionali, alimenta disuguaglianze e ostacola ogni regolamentazione tramite lobby ben finanziate. L’educazione individuale non basta: servono politiche coordinate per limitare gli alimenti ultraprocessati e garantire l’accesso a cibi freschi e locali. Una priorità di salute pubblica che richiede una risposta unificata e che chiama in causa governi e istituzioni a livello globale. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati