C’è una canzone dal ritmo e dal suono antico, nata tuttavia da poco, che ci è quasi inaccessibile e non perché non possiamo attingere al passato, ma perché la poeta che ha dato le parole alla canzone si è spostata su un altro piano, dove ha perso la carne per guadagnare l’immanenza stellare: la canzone s’intitola Sempre così, la voce principale è di Chiara Civello e la poeta che ne ha immaginato la melodia è Patrizia Cavalli, morta nell’estate del 2022.

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Si può cantare o scrivere una canzone d’amore lasciando il passo al languore e all’immaginazione senza collassare per lo strazio, come succedeva un po’ a Mina, alle cui pene d’amore abbiamo sempre creduto perché ci credeva lei, ben sapendo che il giorno successivo quel sentimento poteva già cambiare perché era un tipo di dolore particolare, già pronto a contaminarsi di futuro e ostinato nel suo voler essere sensuale, una cosa che spesso ho pensato delle poesie di Cavalli. Civello, musicista con una voce fatta per fondersi e resuscitare in uno scambio ravvicinato, era molto vicina a Cavalli ed è riuscita a portare a termine il brano che la poeta aveva in testa, “una canzone che fa piangere”, perfetta per il cortometraggio This is how a child becomes a poet con cui Céline Sciamma ha fatto omaggio alle stanze abitate da Cavalli. Anni fa vidi la poeta a un premio nella sua città, Todi, che lei non amava molto. Salì su un palco e lesse Cado e ricado circa sette volte di seguito. La sala temeva: Cavalli non stava bene, Cavalli ci stava prendendo in giro, Cavalli andava protetta. Io ricordo solo l’ardore di una libertà infinita. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1535 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati