Io e mio marito aspettiamo un bambino, ma non siamo d’accordo sul nome perché lui ne vorrebbe uno molto comune mentre io uno più originale: mi aiuti a convincerlo a non mettere al mondo l’ennesimo Leo? –Angela

Qualche anno fa la giornalista Sarah Todd scriveva su Quartz: “Se lo scopo di un nome è indicare qualcosa, un nome proprio molto comune sembra non essere molto efficace. Quando le persone per strada chiamano il mio nome, di solito non mi giro neanche, sapendo che probabilmente ci sono altre Sarah nelle vicinanze. Penso a Sarah non tanto come a un nome che indica specificatamente me, ma come un termine più generale, un sinonimo di donna o ragazza, qualcosa che indica me ma anche tante altre persone”.

In effetti tra gli anni ottanta e il duemila il nome Sarah negli Stati Uniti è stato tra i primi cinque più popolari per le bambine. E anche se io la penso come te – la nostra lingua ha tanti nomi stupendi caduti in disuso che è bello riscoprire – vorrei dare a tuo marito un argomento per convincerti, raccontandoti perché Sarah Todd alla fine è grata ai suoi genitori per la scelta del nome: “Forse non è molto originale, ma mi ha fatto sentire libera. Da bambina ho conosciuto delle Sarah secchione e delle Sarah sfacciate e popolari, Sarah bravissime in ginnastica e Sarah con un grande senso dell’ironia. Sapevo di donne con il mio nome che erano inventrici, musiciste, attiviste e scrittrici. Forse i genitori che danno un nome comune ai loro figli gli stanno dicendo questo: tenete la mente aperta, perché potete diventare qualunque cosa vogliate”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati