Stiamo per iscrivere nostra figlia alla scuola elementare ed è arrivato il momento di decidere se esonerarla o meno dalle due ore settimanali di religione cattolica. Perseverante contraddizione in uno stato laico che dovrebbe educare alla diversità, anche religiosa. Da atei convinti siamo per l’esonero. D’altra parte non vogliamo che la bimba si senta esclusa dalla classe, dove tutti gli altri frequenteranno. Che fare? –Stefano
Proprio questa settimana l’Unione degli atei, agnostici e razionalisti (Uaar) ha diffuso dei dati del ministero dell’istruzione secondo cui, nell’anno scolastico 2022- 2023 il 15,5 per cento degli studenti italiani ha preferito un’alternativa all’ora di religione. Ed è una scelta che aumenta man mano che gli studenti crescono, visto che alle superiori sono quasi il doppio delle elementari. Lo scorso anno mi avevano colpito i dati del Trentino Alto-Adige, dove 35 anni fa gli studenti che sceglievano l’ora di religione erano il 97,7 per cento mentre oggi uno su cinque non la segue. La direzione in cui sta andando la nostra società è evidente, ma la libertà di scelta di oggi è anche il frutto del coraggio dei genitori (che all’inizio erano pochissimi) che per primi hanno iscritto i figli all’ora alternativa da quando è stata istituita, nel 1984. Oggi come allora si tratta di una scelta politica e dovete capire quanto conta per voi. Non è detto che passare un’ora da sola con un insegnante sia un’esperienza che farà sentire vostra figlia esclusa. E magari, sapendo di non essere gli unici, anche altri genitori seguiranno il vostro esempio.
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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati