Io e mio marito abbiamo sempre coltivato le amicizie e abbiamo fatto dell’ospitalità e della condivisione valori di famiglia. Nostra figlia, di 13 anni, per quanto socievole, sembra vivere le relazioni, amicali e familiari, in modo scostante e superficiale, dimostrandosi talvolta poco affettuosa. Ci dispiace molto, ma non sappiamo come intervenire. Evidentemente l’esempio non basta.–Francesca

È comprensibile che siate dispiaciuti, ma forse il sentimento da mettere al centro è quello di vostra figlia: lei come vive questa situazione? Si sente sola? Vorrebbe più amici? O sembra soddisfatta dei suoi rapporti? Se il suo isolamento anaffettivo è una condizione che la fa soffrire, bisognerebbe cercare aiuto. Ma se non è a disagio, la lascerei vivere e crescere nel modo in cui le viene naturale, senza proiettare su di lei il vostro modo di essere. Il mondo è pieno di persone che hanno uno o due amici, e che non si sentono sole, perché il bisogno di socialità varia da persona a persona. Può essere che vostra figlia sia così: socievole ma non particolarmente affettuosa. Oppure lo è adesso, ma crescendo cambierà. Detto questo, credo che sia possibile parlare con i figli dell’importanza di esprimere le proprie emozioni verso le persone a cui vogliono bene. Ti faccio un esempio: quando è morto il nonno del migliore amico di mio figlio, dodicenne, abbiamo riflettuto sul fatto che il giorno dopo a scuola il suo amico sarebbe stato triste e che sicuramente avrebbe apprezzato un gesto gentile. Forse non è stato un gesto del tutto spontaneo, ma il giorno dopo lo ha abbracciato.
daddy@internazionale.it

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati