In Colombia è scoppiata la violenza e il Venezuela ha cominciato a ricevere chi scappa dal paese vicino. A bordo di auto, furgoni, moto e trattori negli ultimi giorni centinaia di persone hanno attraversato il confine per allontanarsi dagli scontri tra i guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e un gruppo dissidente delle Farc nella regione del Catatumbo, nel dipartimento di Norte de Santander.

Il flusso di profughi è aumentato dal 18 gennaio e si sono viste famiglie intere che trasportavano i loro averi fino a Casigua El Cubo, nello stato venezuelano di Zulia. Nel centro abitato il personale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha avviato un primo censimento, mentre il governo del presidente venezuelano Nicolás Maduro ha inviato l’esercito nella zona per gestire l’emergenza. Il 19 gennaio il ministro degli esteri Yván Gil ha annunciato un piano di assistenza umanitaria per le famiglie colombiane.

Colloqui sospesi

Le violenze tra l’Eln e l’Estado mayor central, un gruppo dissidente delle Farc (l’organizzazione guerrigliera smobilitata nel 2016), sono cominciate il 16 gennaio. Secondo William Villamizar, governatore del dipartimento di Norte de Santander, in due giorni gli scontri hanno provocato più di trenta morti e venti feriti. Il Catatumbo è una regione povera e montagnosa vicino a Semprún, una località a sud del lago di Maracaibo, in Venezuela. Varie inchieste hanno rivelato la presenza nella zona dell’Eln, che porta avanti le sue attività di guerriglia in entrambi i
paesi.

Il Venezuela è stato uno dei garanti delle trattative di pace tra il gruppo guerrigliero e il governo di Bogotá, ed è stato anche il paese che ha ospitato i colloqui tra le due delegazioni. Proprio a Caracas è stata presentata la proposta della cosiddetta pace totale, l’iniziativa con cui nel 2022 il presidente colombiano Gustavo Petro, il primo di sinistra nella storia del paese, ha avviato il dialogo con tutti i gruppi armati e le organizzazioni criminali attive in Colombia, e ha promesso di riallacciare i rapporti con il governo venezuelano, entrati in crisi durante il mandato del suo predecessore Iván Duque.

Emergenza nazionale

◆ Il 20 gennaio 2025 il presidente colombiano Gustavo Petro ha proclamato “lo stato d’emergenza interna ed economica” in seguito ai combattimenti tra gruppi ribelli in varie regioni del paese. In una settimana sono morte cento persone e ventimila sono state sfollate. Afp


La situazione è cambiata dopo le presidenziali venezuelane dello scorso luglio, contestate dal candidato dell’opposizione Edmundo González Urrutia. Il 10 gennaio Maduro si è insediato alla presidenza per un terzo mandato senza fornire nessuna prova della sua vittoria, come chiedevano l’opposizione e gran parte della comunità internazionale. La Colombia non ha riconosciuto il risultato delle elezioni e, tra agosto e settembre, ha cercato di favorire un dialogo tra Caracas e l’opposizione, senza riuscirci. Anche se le relazioni diplomatiche non si sono interrotte, la distanza tra i due governi è aumentata.

Il 17 gennaio Petro ha sospeso le trattative di pace con l’Eln. Sul social network X, il leader colombiano ha dichiarato che l’organizzazione guerrigliera “non ha nessuna volontà di raggiungere la pace” e ha accusato i combattenti coinvolti nelle violenze di aver commesso “crimini di guerra”. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati