Prendere la patente, davvero. Passare all’approccio aristotelico. Fare le cose in cui non sono brava. Trovare il modo. Due toscani al dì e non oltre. Sempre libera Palestina. Neve, ciaspole e ruzzoloni. Partecipare a più tornei di burraco. Impegnarmi per gli altri, vicini e lontani. Stampare le foto. Fare tutto il possibile per fare il bis a Roma, se ci sarà il bis. Convincere la redazione a stampare le magliette con la scritta “Continuo da casa”. Tornare in Africa. Finire i libri che ho cominciato. Piantare un albero. Approfondire le dinamiche della corte interna. Più piante e aperitivi in terrazzo. Trovare la giusta palette. Tornare a Broadway Market. Leggere un dramma di Shakespeare al mese (in traduzione). Chiedilo a ChatGpt. E al tempo stesso stare lontanissimo. Continuare a fare le scale a piedi anche quando l’ascensore sarà riparato. Coltivare l’arte del femminismo guastafeste. Riconciliarmi con la fiscalità generale. Essere più positivo. Correre tanti parkrun. Non somatizzare. Buttare il fax della redazione. Riconsiderare il colore. Disintossicarmi dalle Kardashian. Tornare a vedere i film al cinema. Entrare nel mondo del cinema. Fare manutenzione. Rispettare quello dell’anno scorso. Ridere di più. Contare fino a dieci. Avere sempre tempo per una dormitina. Spegnere il brusio. Fare il plank ogni mattina. Capire una volta per tutte come fare le palmas flamencas. Rileggere Anna Karenina. Ascoltare Monk. Basta bestemmie. Fare più feste. Parlare con gli sconosciuti. Spingere. Come ogni anno, questi sono i buoni propositi della redazione di Internazionale. E i vostri? ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1646 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati