“I bambini non possono scegliere dove nascere. Credo che il mio ruolo sia ripristinare i diritti che gli sono stati sottratti, perché so come farlo”. Annette Eddie-Callagain si è imbattuta per la prima volta nella questione del sostegno dei minori trent’anni fa. All’epoca lavorava per la base aerea dell’aeronautica militare statunitense a Kadena, nella prefettura di Okinawa, in Giappone, e scoprì che alcune donne del posto che avevano avuto figli con soldati e altri dipendenti dell’esercito statunitense non avevano soldi per crescere i bambini. I padri erano tornati in patria, e le donne non ricevevano alcun risarcimento e si sentivano confuse e sopraffatte.

Negli Stati Uniti la legge obbliga il genitore che non cresce i figli a pagare comunque per il loro mantenimento. “Padri e madri hanno le stesse responsabilità nei confronti dei figli, a prescindere da dove vivono. Come si poteva lasciare che questo comportamento irresponsabile continuasse?”, chiede Eddie-Callagain, ricordando la rabbia provata allora.

In quel periodo non poteva farci niente. Ma decise che un giorno sarebbe tornata a Kadena per affrontare la questione in prima persona.

Il 70 per cento circa dei militari statunitensi di stanza in Giappone si trova proprio a Okinawa e il 60 per cento di loro fa parte del corpo dei marines. Le loro basi a Okinawa sono usate soprattutto per l’addestramento e le esercitazioni, e nuove reclute poco più che adolescenti arrivano a rotazione, di solito per rimanere diversi mesi e passano il tempo libero fuori dalla base, dove incontrano donne del posto.

Anche se da queste relazioni a volte nascono dei bambini, normalmente i militari vengono trasferiti in altre basi nel giro di poco tempo. In molti casi le donne non hanno più contatti con loro, e da un punto di vista economico e sociale se la passano spesso male.

E visto che allevano figli degli “americani della base” non possono neanche contare sulla comprensione e la solidarietà delle persone da cui sono circondate. “Le donne che lavorano nei bar, nei ristoranti e nei minimarket nei pressi delle basi incontrano spesso militari statunitensi. Questo a Okinawa è la norma”, afferma Noiri Naomi, che insegna scienze umane e sociologia all’università di Ryūkyūs.

Senza marito

Eddie-Callagain tornò a Okinawa da civile nel 1995. Dopo che la sua domanda per registrarsi come avvocata straniera in Giappone fu accettata, aprì uno studio legale. Fu subito contattata da una madre single che aveva bisogno di una consulenza. La donna stava crescendo due figli avuti con un militare statunitense. Un giorno lui era uscito di casa per “fare un colloquio di lavoro”, raccontò, e non era mai tornato.

L’avvocata contattò i parenti dell’uomo negli Stati Uniti per cercare di scoprire dove fosse finito, e a quel punto lui disse che non sarebbe mai tornato in Giappone. Intanto a Okinawa la sua ex compagna stava imparando la lingua dei segni per comunicare con il figlio di quattro anni, sordo, e di conseguenza non aveva tempo per cercare lavoro.

È cresciuta in una famiglia con una madre single, terza di dieci figli. Sua madre non aveva i mezzi per prendere una baby-sitter

Eddie-Callagain chiamò il soldato e spiegò la situazione. Se nonostante questo lui sentiva di non dover fornire alcun supporto alla donna, lo avrebbero portato in tribunale. L’ex marito rispose che lui era negli Stati Uniti e loro in Giappone, e quindi era al sicuro.

Quell’affermazione convinse l’avvocata a fare tutto quello che era in suo potere. “Non mi arrenderò finché non avrò costretto quest’uomo ad assumersi le sue responsabilità di padre”, pensò in quel momento. In seguito scoprì che la National child support enforcement association (Ncsea), un’organizzazione statunitense che offre formazione ai professionisti attivi nel sostegno ai minori, proponeva dei corsi annuali, e s’iscrisse. Da quando Eddie-Callagain ha aderito alla Ncsea, ogni anno torna negli Stati Uniti per partecipare a sue spese agli incontri. In questo modo è riuscita a mettere in piedi delle relazioni con rappresentanti dell’organizzazione in ogni stato degli Stati Uniti.

E ha scoperto che si può esigere il mantenimento dei bambini dai padri assenti perfino da Okinawa, a patto che il dipartimento per i minori dello stato americano in cui il padre è residente accolga la richiesta.

“Una volta individuato chi era a capo del dipartimento per la tutela dei minori nella città statunitense in cui risiedeva il padre, potevo informarlo della situazione. A quel punto tutto quello che serviva era un po’ di entusiasmo”, dice ridendo.

Alla prima conferenza di formazione della Ncsea a cui partecipò, Eddie-Callagain incontrò rappresentanti del dipartimento per la tutela dei minori dell’Illinois, dove viveva l’ex marito della sua assistita. E così nel 1998 lo stato ordinò al militare di pagare per il mantenimento dei figli. Fu il primo caso di riscossione di un assegno di mantenimento ottenuta da Okinawa.

In seguito l’avvocata assunse a tempo pieno una persona che parlava giapponese. Per i primi anni lavorò gratuitamente, anche se ogni caso costava diverse migliaia di dollari. All’inizio di ogni caso negoziava ostinatamente con i funzionari governativi dello stato in cui viveva il padre assente. Fino a oggi è riuscita a ottenere i soldi per il mantenimento dei bambini da 35 stati americani su 50.

Gli Stati Uniti hanno un sistema legale efficiente per garantire i minori in caso di genitore assente. Il padre deve pagare la somma calcolata dal tribunale fino alla maggiore età del figlio, che negli Stati Uniti è fissata a 18 anni.

Se è in ritardo con i pagamenti o non paga affatto, il governo dello stato può sospendere ogni sua abilitazione professionale, mettere un’ipoteca sul suo conto in banca per obbligarlo a pagare e così via. Se non riconosce il figlio, è costretto a sottoporsi all’esame del dna.

Alcuni stati però si rifiutano di accogliere le istanze presentate da madri residenti in Giappone perché manca un accordo reciproco sul mantenimento dei figli con il governo o con le amministrazioni locali giapponesi. Pensando che le cose sarebbero state più facili in presenza di un patto ufficiale, Eddie-Callagain ha proposto alla prefettura di Okinawa di firmare degli accordi con i governi dei singoli stati degli Stati Uniti. Il comune di Naha, la principale città della prefettura di Okinawa, sembrava però riluttante ad agire e si è limitato a rispondere: “Ci sono già delle misure per i genitori single, per esempio i sussidi per i figli a carico e le agevolazioni per persone invalide”.

“Allevare i figli è una responsabilità di entrambi i genitori”, afferma Eddie-Callagain. “E poiché gli assegni di mantenimento che arrivano da padri residenti negli Stati Uniti sono in dollari, di sicuro Okinawa non ci rimette”. Al tempo stesso, però, era consapevole che le donne e i bambini abbandonati dai militari statunitensi non venivano sempre ben accolti dalla comunità giapponese. A una delle sue clienti è stato detto di non portare “un bambino con la pelle di colore diverso” a casa dei nonni. Queste donne spesso non hanno un posto dove vivere o qualcuno che le aiuti.

Spiegazioni per tutti

“Per Annette il punto non è se la colpa sia degli Stati Uniti o del Giappone, del padre o della madre”, spiega Han Kyōko, che lavora come interprete presso lo studio legale dell’avvocata. “Lei è arrabbiata con i padri che non si assumono le loro responsabilità, ma al tempo stesso dice alle madri che devono prendersi più cura di se stesse e che dovrebbero avere senso di responsabilità e dignità”.

C’è una sola tipologia di caso che Eddie-Callagain non prende in carico: quello in cui la madre che ha la custodia del bambino e chiede il contributo per il mantenimento di un figlio non permette al padre di far visita al figlio senza un motivo.

Si è spesa senza sosta per spiegare a chiunque le leggi sui minori, a funzionari nell’esercito statunitensi come a gruppi locali che si oppongono alla presenza militare a Okinawa. Secondo lei bisogna fare solo quello che è nell’interesse dei minori. Grazie anche a queste strenue convinzioni, ha avuto successo in quasi ottocento casi.

Un’altra madre assistita da Eddie-Callagain è Fukami Tomoe, che lavora in una base a Okinawa. Ha conosciuto un marine, l’ha sposato e ha dato alla luce una bambina all’età di 27 anni.

Suo marito però era partito prima della nascita della figlia. Non mandava soldi in modo regolare anche quando erano ancora sposati.

Alla fine hanno divorziato, sia per la lontananza sia per l’impatto che le loro diverse condizioni di vita avevano sul loro rapporto. Ha cercato di ottenere l’assegno di mantenimento per la figlia telefonando a diverse agenzie governative negli Stati Uniti, ma veniva rimbalzata da una parte all’altra e ogni volta le dicevano che queste richieste non rientravano nella loro giurisdizione.

“Per divorziare serve molta più energia che per sposarsi”, dice Fukami. “Pensavo che sarei esplosa di rabbia e frustrazione, per non parlare dello stress di dover allevare da sola una bambina”. Al tempo stesso però crescere la figlia era la sua unica ragione di vita. L’ha mandata a una scuola internazionale, perché voleva che fosse “orgogliosa della sua doppia eredità culturale”. Lavorava senza sosta per guadagnare abbastanza per pagare la retta scolastica e le altre spese.

Eddie-Callagain ha accettato di rappresentare Fukami. “Non potevo credere che qualcuno mi avrebbe aiutato senza chiedere soldi in cambio. È come un angelo”, dice Fukami.

Con l’aiuto dell’avvocata, è riuscita a vincere la sua battaglia: il governo dello stato doveva vive il marito gli ha imposto di versare l’assegno di mantenimento di 300-380 dollari (275-348 euro) al mese fino alla maggiore età della figlia. “Questi soldi sono stati molto importanti per la mia bambina”, afferma Fukami. “Li ho messi tutti da parte per pagarle la retta dell’università”. La figlia in seguito ha studiato diritto penale all’Università delle Hawaii e ora vuole intraprendere la professione legale, proprio come Eddie-Callagain.

L’avvocata non ha aiutato solo donne. Circa dieci anni fa un giapponese sulla cinquantina ha riportato in Giappone i suoi figli dopo aver vinto una causa in tribunale contro la moglie statunitense che era fuggita da Okinawa insieme ai bambini. Eddie-Callagain ha assistito per mesi l’uomo e l’ha aiutato in tutto, preparando le sue dichiarazioni e rappresentandolo in tribunale. Dopo il rientro dei figli, si è perfino presa cura dei bambini in un momento in cui lui era preso dai due lavori che era costretto a fare e faceva fatica a gestire le sue responsabilità di genitore.

“Senza di lei”, racconta l’uomo, “non saremmo mai riusciti a riunire la famiglia. Le devo davvero tutto”.

Eddie-Callagain è nata nel sud degli Stati Uniti, una zona del paese dove la discriminazione continua a essere un grosso problema. È cresciuta in una famiglia con una madre single, terza di dieci figli. Sua madre faceva la domestica in una famiglia di bianchi e non aveva i mezzi per prendere una baby-sitter, perciò quando finiva la scuola portava i bambini in una sala aperta al pubblico dentro il tribunale locale, dove poteva assicurargli un ambiente sicuro e tranquillo. “I procuratori e gli avvocati erano tutti bianchi”, racconta, “e la maggior parte degli imputati erano neri. Al tempo pensavo che quella fosse la normalità”.

Durante gli anni universitari si impegnò moltissimo, studiando e lavorando part-time nel suo campus. Alla fine diventò un’insegnante di scuola superiore. Un giorno fu invitata a una festa organizzata per l’amica di una collega che si era laureata in giurisprudenza. “Quando sono arrivata lì ho visto che la laureata era una donna nera come me”, racconta Eddie-Callagain. “È stata la prima volta in cui ho capito che una nera poteva diventare avvocata e questo mi ha davvero cambiato la vita”.

Madre single

Lasciò il lavoro da insegnante e s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza con una borsa di studio, laureandosi con il massimo dei voti. Mentre studiava legge era diventata una madre single e faticava a conciliare gli studi con il lavoro e l’essere genitore. “Non potevo permettere che il mio bambino diventasse un senzatetto”, racconta. “Non ho mai pensato di arrendermi”.

Eddie-Callagain ormai aiuta da 28 anni le madri di Okinawa che chiedono l’assegno di mantenimento per i figli. Dato che non esiste un servizio di consulenza offerto da personale qualificato e competente, continua a essere sommersa dalle richieste.

“Ormai è facilissimo per le persone conoscersi, grazie alle app per appuntamenti”, afferma Han, la segretaria di Eddie-Callagain. “Di conseguenza spesso veniamo contattate da donne incinte che conoscono solo il nickname che gli uomini usano sull’app. Per questo c’è ancora un gran bisogno dei servizi offerti da Annette”.

Ora Eddie-Callagain vive negli Stati Uniti, ma continuerà a offrire assistenza alle persone di Okinawa attraverso un sito web . ◆ gim

Biografia

1953 Nasce a New Iberia, in Louisiana, negli Stati Uniti.
1978 Dopo aver fatto l’insegnante s’iscrive a giurisprudenza alla Southern university di Baton Rouge.
1983 Comincia a lavorare per l’esercito statunitense e viene trasferita a Okinawa, in Giappone.
1995 Apre il suo studio legale in Giappone, con il quale si occupa soprattutto di aiutare le madri single che hanno avuto figli da soldati statunitensi.


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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati