Jason Carroll è in un’aula di tribunale dove si sta discutendo la sua richiesta di scarcerazione preventiva. La legge del New Hampshire, negli Stati Uniti, dov’è detenuto, consente di richiedere l’uscita dal carcere dopo aver scontato due terzi della pena se il condannato si dimostra consapevole del danno arrecato alla società e se ha una storia di buona condotta. Sono più di una decina i testimoni che depongono a suo favore, ma il giudice attende una sua dichiarazione di pentimento. Jason si trova davanti a una scelta: dirsi consapevole del crimine che gli viene imputato e tornare alla libertà o continuare a dichiarare la propria innocenza come ha fatto negli ultimi 35 anni? Il crimine in questione è l’omicidio di una ragazza incinta che secondo gli investigatori Jason avrebbe commesso insieme a un amico su mandato del marito. Non ci sono impronte sul corpo, non ci sono tracce di dna, non ci sono testimoni: l’unico elemento che collega Jason all’omicidio è la sua stessa confessione, rilasciata davanti a un detective, su cui sono emerse molte ombre. Il giornalista e autore Jason Moon torna con una seconda stagione di Bear brook a cinque anni di distanza dalla precedente, e con la prima puntata conferma che il suo non è solo un prezioso lavoro di servizio pubblico, ma è anche l’unico podcast che affronta il genere true crime come una forma d’arte.

Jonathan Zenti

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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati