A novembre, durante un incontro sui bitcoin a San Salvador, il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha invitato sul palco lo sviluppatore di videogiochi canadese e sostenitore della criptovaluta Samson Mow. Davanti a uno schermo sui cui campeggiava la frase ­“Feel the bit”, Mow ha svelato la nuova trovata finanziaria del paese centroamericano: un piano per raccogliere un miliardo di dollari attraverso l’emissione del primo titolo di stato legato al bitcoin. I presenti –appassionati di criptovalute, ammiratori di Bukele e curiosi – hanno applaudito entusiasti. “Il bitcoin cambierà il mondo”, ha detto Bukele, vestito interamente di bianco. “È l’evoluzione dell’umanità, ed è lì che stiamo andando”.

Il presidente del Salvador, al potere dal 2019, sta cercando di cambiare in fretta il paese. Ha rimosso decine di giudici e riempito i tribunali di suoi fedelissimi, ha preso di mira i giornalisti che indagano sulla corruzione e si è scontrato con l’amministrazione statunitense di Joe Biden. Adora le provocazioni politiche e si definisce “il dittatore più in gamba” del mondo.

Ma il leader salvadoregno è noto soprattutto per aver trasformato il suo paese in un laboratorio del bitcoin, dando a entusiasti e scettici l’opportunità di verificare fino a che punto le criptovalute potranno andare oltre la speculazione finanziaria e gli scambi non regolamentati. A settembre infatti El Salvador è diventato il primo paese ad adottare il bitcoin come valuta ufficiale, costringendo i commercianti locali ad accettarla come metodo di pagamento.

Il paese vuole capitalizzare la crescita delle criptovalute cercando nuovi mercati in cui chiedere prestiti e sfruttando i profitti del mining (l’estrazione dei bitcoin, ovvero l’esecuzione di un calcolo estremamente complesso che viene premiata con un token, una moneta digitale) per sostenere politiche economiche espansive. Secondo Bukele, il bitcoin può risolvere il problema della povertà e della violenza, e trasformare il paese nella Singapore dell’America Latina.

Effetto novità

L’asta per il nuovo titolo permetterà di capire se le economie in via di sviluppo possono fare a meno delle banche di Wall street e degli istituti tradizionali come il Fondo monetario internazionale (Fmi), che spesso concedono prestiti imponendo condizioni di austerità, e rivolgersi al gruppo sempre più grande d’investitori del mondo delle criptovalute, che oggi vale mille miliardi di dollari.

Finora le reazioni sono state contrastanti. L’Fmi ha criticato il passaggio al bitcoin, sostenendo che le oscillazioni del suo valore sono un rischio troppo alto per un’economia piccola come quella salvadoregna e che le politiche di Bukele stanno spingendo l’indebitamento su “un percorso insostenibile”.

Da quando è stato adottato come moneta ufficiale, il bitcoin è stato usato molto raramente nelle transazioni quotidiane. Secondo un recente sondaggio, il 70 per cento della popolazione non si fida della strada intrapresa dal governo di Bukele. Il titolo di stato legato alla criptovaluta verrà scambiato su una piattaforma vietata agli statunitensi, limitando così la loro partecipazione.

Nel 2021 i titoli di stato salvadoregni sono stati scambiati a prezzi molto bassi e con rendimenti vicini al 17 per cento a causa del rischio crescente d’insolvenza. Hanno registrato il peggior risultato di tutti i mercati emergenti.

Il sistema decentrato delle criptovalute apre le porte a transazioni illecite che favoriscono il riciclaggio di denaro

L’emissione del titolo collegato al bit­coin, che il governo ha chiamato “titolo Vulcano”, è prevista a breve. Porterà nel paese dollari statunitensi e dovrà essere rimborsato sempre con questa valuta. Il governo salvadoregno ha dichiarato che userà metà dell’emissione del bond (cinquecento milioni di dollari) per comprare altri bitcoin e l’altra metà per investimenti nelle infrastrutture, tra cui una Bitcoin city, una zona esentasse per gli imprenditori. Lì si potranno estrarre bitcoin (un processo che richiede enormi quantità di elettricità) sfruttando l’energia termica di un vicino vulcano spento.

Il titolo a dieci anni offre agli investitori un tasso d’interesse del 6,5 per cento e un dividendo aggiuntivo dopo cinque anni, quando il governo spera di vendere le obbligazioni a un prezzo più alto e guadagnare di più.

Samson Mow, responsabile della strategia dell’azienda tecnologica Bock­stream, a cui è stato affidato il coordinamento del progetto, ha detto in un’intervista che El Salvador non avrà problemi a raccogliere fondi, soprattutto grazie ai tanti sostenitori delle criptovalute entusiasti d’investire nel primo paese che ha adottato il bitcoin come moneta ufficiale. Presentando l’offerta agli investitori, Mow ha dichiarato che molti di loro si sono già impegnati a comprare titoli per cinquecento milioni di dollari. Il Wall Street Journal non è in grado di confermare la stima.

Le autorità salvadoregne si aspettano di raccogliere fino a cinque miliardi di dollari attraverso successive emissioni. Bukele e il ministro delle finanze Alejandro Zelaya non hanno voluto rilasciare commenti.

Un operatore di una società finanziaria salvadoregna ha definito il nuovo bond un titolo “meme”, osservando che la domanda sarà legata all’effetto novità e non alla situazione economica del paese.

Carlos Acevedo, ex governatore della banca centrale, sostiene che Bukele sta giocando d’azzardo con i soldi dei contribuenti per tenere alto il livello della spesa pubblica, un elemento fondamentale della sua popolarità. Avendo adottato il dollaro statunitense come valuta ufficiale circa vent’anni fa, El Salvador non può stampare liberamente moneta come fanno quasi tutti i paesi quando devono aumentare la spesa: deve incassare dollari dalle esportazioni, dalle rimesse o dal turismo, oppure indebitarsi. Bukele si è insediato nel 2019 e da allora il deficit pubblico è raddoppiato, sfiorando il 6 per cento del pil nel 2021.

L’Fmi, che sta negoziando con El Salvador un programma di aiuti da 1,3 miliardi di dollari, ha chiesto al governo di rinunciare al bitcoin come valuta nazionale, spiegando che le oscillazioni lo rendono troppo rischioso sia per i consumatori sia come garanzia per i titoli di stato.

In tutto il mondo i paesi poveri emettono titoli di stato in valute estere come dollari, euro o yen per finanziare la spesa pubblica. Alcuni di questi, come l’Argentina, si sono dichiarati più volte insolventi perché non sono riusciti a ripagare i debiti.

Con il bitcoin la posta in gioco è ancora più alta. Il titolo di stato salvadoregno è in grado di attirare investitori in cerca di rendimenti alti o operatori che non possono investire direttamente in bitcoin, ha sottolineato l’Fmi. Il problema è che il valore del bitcoin non è sostenuto dai dati economici, e gli scambi avvengono solo sulla base degli umori del mercato. Le oscillazioni di prezzo rischiano di far aumentare gli interessi e di costringere il governo a usare le sue limitate riserve di valuta estera per coprire eventuali perdite, osservano gli economisti.

L’adozione del bitcoin si sposa bene con l’immagine che Bukele ama dare di sé: un leader giovane e all’avanguardia che punta sull’innovazione finanziaria e tecnologica. In tutto il mondo i ricchi sostenitori del bitcoin lo considerano una celebrità.

Bukele, ex sindaco di San Salvador, è stato eletto promettendo di combattere la corruzione in un paese segnato da decenni di guerra civile, dalla violenza delle bande criminali e dal narcotraffico. Per candidarsi alla presidenza è uscito dal principale movimento di sinistra, il Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (Fmln), e ha fondato un nuovo partito insieme ai fratelli, che oggi sono suoi consiglieri su una serie di questioni che vanno dal bitcoin alla gestione della pandemia. Da quando è al governo la violenza è diminuita drasticamente, forse dopo una tregua negoziata in segreto con le gang. Secondo le stime dell’Fmi, nel 2021 l’economia è cresciuta del 10 per cento grazie a una buona gestione della pandemia. Il governo si è mosso in anticipo e con decisione sull’acquisto dei vaccini contro il covid-19 e oggi Bukele ha un tasso di popolarità superiore all’80 per cento.

I suoi oppositori e le associazioni per la difesa dei diritti umani lo accusano di aver accentrato il potere rimuovendo dall’incarico il procuratore generale e i giudici dei principali tribunali del paese. E a settembre del 2021 la corte suprema ha approvato la possibilità che il presidente si candidi a un secondo mandato consecutivo, aprendo la strada a un nuovo governo di Bukele nel 2024.

Fattore di rischio

Il piano per adottare il bitcoin come moneta nazionale è stato svelato a giugno da Jack Mallers, un imprenditore statunitense di 27 anni, in una conferenza a Miami intitolata “One small step for bitcoin, one giant leap for mankind”, un piccolo passo per il bitcoin, un grande salto per l’umanità. Mallers, con indosso una felpa con il cappuccio e un cappello da baseball al contrario, ha trasmesso un video registrato in inglese da Bukele: annunciava che avrebbe inviato una proposta di legge all’assemblea nazionale per adottare il bitcoin come valuta nazionale. Pochi giorni dopo il parlamento salvadoregno ha approvato una legge che Mallers dice di aver contribuito a scrivere. La norma non è stata discussa in una commissione né condivisa con i sindacati e le parti sociali.

Il governo ha speso 180 milioni di dollari per lanciare una rete di bancomat di bitcoin e un portafoglio digitale con trenta dollari in criptovaluta in omaggio per ogni utente. Secondo il governo, la maggioranza dei cittadini ha aperto il portafoglio digitale, chiamato Chivo (“fico”, nella parlata salvadoregna). Ma i commercianti dicono che le vendite in bitcoin sono poche, perché le oscillazioni del valore scoraggiano l’uso per le transazioni quotidiane.

Impianto geotermico che fornisce elettricità per l’estrazione dei bitcoin a Berlín, 22 ottobre 2021 (Alex Peña, Getty Images)

Quasi tutte le persone hanno preso i bitcoin dai loro conti Chivo e li hanno convertiti in dollari, dicono alcuni operatori del settore finanziario. Altri sostengono che i soldi versati sul conto siano stati rubati con una truffa. Ruth López, legale dell’associazione per la tutela dei diritti Cristosal a San Salvador, dice che la sua organizzazione ha raccolto più di mille segnalazioni: a molti cittadini sono stati rubati i dati per accedere al conto online e i trenta dollari in bitcoin.

L’adozione della criptovaluta è stata molto lenta, anche perché nel Salvador due terzi delle persone lavorano nell’economia informale. “Siamo un popolo a cui piace toccare i soldi con le mani”, dice Danilo Martínez, che lavora in una compagnia di taxi a San Salvador.

Nella città portuale della Unión, vicino a dove dovrebbe nascere Bitcoin city, il pescatore Luis Robles, 42 anni, spera che i nuovi investimenti gli portino più lavoro. È grato a Bukele perché ha fatto diminuire la criminalità: fino a un paio d’anni fa gli scontri tra bande in questa città del sud costringevano gli abitanti a restare chiusi in casa. Robles, che ha tre figli, quando sente parlare del bitcoin si mette a ridere. Per lui la criptovaluta è un mistero: “Sarà difficile capirci qualcosa, anche perché sono analfabeta”.

Il bitcoin potrebbe essere un ulteriore fattore di rischio per il paese centroamericano, in cui ci sono gruppi criminali con ramificazioni negli Stati Uniti. Il sistema decentrato della criptovaluta apre le porte a una serie di transazioni anonime e illecite che favoriscono il riciclaggio del denaro, l’evasione fiscale e il pagamento di riscatti.

Il titolo collegato al bitcoin sarà la prima emissione di debito pubblico che si potrà scambiare sulla piattaforma di criptovalute Bitfinex, ha spiegato Mow, e non sarà disponibile sui mercati obbligazionari tradizionali. I cittadini e le aziende statunitensi hanno il divieto di operare su Bitfinex. Secondo Mow, gli statunitensi potranno investire attraverso intermediari finanziari fuori degli Stati Uniti o fondi offshore.

Nel 2021 la iFinex, proprietaria di Bitfinex, ha patteggiato il pagamento di una multa di 18 milioni di dollari con l’ufficio del procuratore generale di New York dopo che gli inquirenti avevano accusato l’azienda di aver nascosto perdite per ottocento milioni di dollari attraverso dichiarazioni false.

Quando i paesi di solito emettono debito, i loro titoli sono regolati dalle leggi dello stato di New York o del Lussemburgo, che assicurano ai creditori tutele a livello internazionale. Il titolo in bitcoin sarà il primo a basarsi sulla legge del Salvador, spiega Mow. Il governo dovrà approvare in tempi brevi una normativa che regolamenti le emissioni in criptovaluta.

Sfruttare le critiche

Alla fine di luglio l’agenzia di rating Moody’s ha declassato allo status di spazzatura i titoli di stato ordinari del Salvador, parlando di “un peggioramento dell’azione del governo” a causa dell’adozione del bitcoin e di altre misure. Fitch ratings ha fatto lo stesso spiegando che l’“indebolimento delle istituzioni e la concentrazione del potere nelle mani del presidente hanno accentuato il rischio d’instabilità politica”.

Su Twitter Bukele si diverte a prendere in giro gli oppositori dando risalto a ogni iniziativa sulla criptovaluta. Si vanta perfino dei bitcoin comprati dal governo “al ribasso”. A gennaio, quando il prezzo del bitcoin è sceso del 27 per cento, Bukele ha scritto che il governo aveva comprato 410 bitcoin per 15 milioni di dollari: “Certa gente vende veramente a prezzi stracciati”. Non ci sono dati ufficiali sulle transazioni, ma gli analisti di Wall street hanno contato circa 1.800 acquisti di bitcoin per un investimento complessivo di 85 milioni di dollari, una cifra non trascurabile per una piccola economia come quella salvadoregna, che ha un pil di circa 27 miliardi di dollari.

Nel 2021 nel profilo Twitter di Bukele c’era spesso una sua foto con dei raggi laser che gli uscivano dagli occhi, l’immagine usata dai sostenitori delle criptovalute. Dopo un po’ l’ha sostituita con un’altra: indossava una toga e una corona alla Giulio Cesare e si definiva “imperatore del Salvador”. Poi ha cambiato in “amministratore delegato del Salvador”.

Il presidente si diverte a provocare i suoi oppositori su internet, spiega Mow. Una volta, all’inizio del suo mandato, dimenticò di togliersi il cappellino da baseball che indossava al contrario per tenere fermi i capelli mentre viaggiava sull’auto presidenziale. Quando si accorse che il suo abbigliamento fuori dai canoni infastidiva qualcuno, trasformò il cappellino in un marchio di fabbrica del suo stile, dice Mow riportando la versione ufficiale dei consiglieri del presidente. “Prendi le critiche e trasformale in punti di forza”.

Ad alcuni investitori non piace l’idea che Bukele diventi il testimonial del bit­coin. “Non vogliamo dare l’impressione di sostenere la sua amministrazione mentre smantella le istituzioni democratiche più in fretta di Hugo Chávez in Venezuela”, afferma Alex Gladstein, sostenitore della criptovaluta e responsabile strategico della Human rights foundation di New York.

Secondo Mow, collaborare con l’amministrazione salvadoregna è un modo per portare avanti “la grande causa” della diffusione del bitcoin. Mow ha lavorato con i collaboratori più stretti di Bukele, tra cui due fratelli più piccoli del presidente, per creare il titolo legato alla criptovaluta. Gli ultimi dettagli dovevano ancora essere definiti quando a novembre Bukele è salito sul palco. “La cosa più importante è guardare l’aspetto positivo: un presidente sta provando a tirare fuori il suo paese dalla povertà”, spiega Mow. “Non devo essere d’accordo con lui su tutto”.◆fas

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Questo articolo è uscito sul numero 1452 di Internazionale, a pagina 50. Compra questo numero | Abbonati