Nel 2021 la sindaca di A­tlanta, Keisha Lance Bottoms, ha presentato un piano da novanta milioni di dollari per la costruzione di una nuova scuola per formare poliziotti, dichiarando che la struttura è essenziale “se vogliamo che agenti migliori e più addestrati proteggano le nostre comunità”. Secondo il sito del progetto le aule, il poligono e le mappe interattive avrebbero aiutato gli agenti “a imparare le tecniche indispensabili per ridurre l’uso della forza e i danni arrecati alle persone”.

Tuttavia alcuni cittadini, che nell’anno precedente erano scesi in piazza per protestare dopo l’omicidio di George Floyd, un nero ucciso da un poliziotto bianco a Minneapolis nel maggio 2020, non erano convinti che Atlanta avesse bisogno di più agenti, a prescindere dalla loro preparazione. Si sono rapidamente mobilitati contro il progetto, ribattezzandolo “Cop city” (Città dei poliziotti). L’American friends service committee, un’associazione quacchera che si batte per la giustizia e i diritti sociali, ha dichiarato che la struttura avrebbe “permesso agli agenti, provenienti non solo da Atlanta ma da tutto il mondo, d’imparare tattiche repressive per neutralizzare qualsiasi protesta”. Altri hanno espresso forti riserve sull’impatto ambientale dell’edificio, che sorgerà in una delle quattro aree boschive considerate i polmoni di Atlanta. Nonostante questo i lavori sono cominciati come da programma con l’idea d’inaugurare la prima parte della nuova struttura due anni dopo.

Nel 2023, però, gli agenti hanno ucciso Manuel Esteban Paez Terán, un attivista conosciuto con il soprannome di Tortuguita che si era stabilito nel bosco nella speranza di bloccare il cantiere. Sconvolti dalla morte di Tortuguita, i suoi compagni di lotta hanno moltiplicato gli sforzi per sottoporre il progetto a un referendum in autunno. Qualcuno si è spinto oltre, danneggiando i macchinari e lanciando pietre e molotov contro le auto della polizia. Attualmente 42 persone sono sotto processo con l’accusa di terrorismo. Ad agosto 61 attivisti sono stati formalmente accusati in base alla Racketeer influenced and corrupt organizations act (Rico) , una legge contro la criminalità organizzata degli anni settanta.

Gli attivisti, nel frattempo, hanno raccolto firme, noleggiato pullman per trasportare i manifestanti e assunto diversi avvocati per difendere i compagni arrestati. Queste attività costano, ma gli attivisti possono contare su un alleato facoltoso: Fergie Chambers, 39 anni, che si dichiara comunista e ha un patrimonio stimato in centinaia di milioni di dollari. La ricchezza di Chambers viene dall’azienda del padre, la Cox Enterprises, un gruppo con interessi nel settore delle automobili e dei mezzi di comunicazione che comprende la piattaforma per la vendita di veicoli Auto Trader, il sito di analisi politica Axios e il quotidiano Atlanta Journal-Constitution. Con un patrimonio di circa 26,8 miliardi di dollari, la famiglia Cox è un pilastro della filantropia di Atlanta. Nel 2022 la sua fondazione ha versato per il progetto della scuola di polizia dieci milioni di dollari, il secondo contributo più grosso da privati.

Nell’orbita di Mao

Chambers dice di aver donato nell’ultimo anno “un paio di milioni di dollari” ai gruppi che si oppongono alla stessa struttura finanziata dalla sua famiglia. Non solo ha sostenuto la raccolta firme, ma ha pagato i pullman che hanno trasportato i manifestanti e ha sborsato “centinaia di migliaia di dollari” per le cauzioni e le parcelle degli avvocati.

La famiglia Cox è considerata moderata, ma Chambers si colloca nell’orbita di Mao Zedong. Quando parliamo per la prima volta – dopo settimane di contatti telefonici in cui mi sono persa alcune sue chiamate a notte fonda – mi sembra ansioso di sfidare l’ortodossia. Definisce il presidente russo Vladimir Putin “uno dei migliori statisti del secolo” e descrive l’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre “un momento di speranza per decine di milioni di persone”. Pur smentendo la notizia secondo cui scandirebbe ogni mattina lo slogan “morte all’America”, ammette che la sua posizione ideologica è più o meno quella. “Penso che la cosa più importante per la prosperità del genere umano sia la distruzione degli Stati Uniti”, dice.

“Ero pronto ad abbandonare qualsiasi idea che non fosse utile alla distruzione dei meccanismi che mi hanno creato”

A causa delle sue posizioni estremiste, il contributo di Chambers alle proteste contro Cop city ha avuto ripercussioni che vanno oltre il progetto della scuola di polizia. Alcuni esponenti democratici di Atlanta temono che le sue idee, insieme alle tattiche sempre più radicali adottate dai manifestanti, possano allontanare gli elettori dei quartieri residenziali, che nel 2020 avevano contribuito a dare al partito di Joe Biden il controllo del senato. Secondo un sondaggio del 2023, la maggioranza degli elettori dello stato (e il 43 per cento dei democratici) è favorevole alla struttura.

In autunno l’ex parlamentare democratica Carolyn Bourdeaux ha firmato un articolo pubblicato dal Journal-Constitution. “Da quello che osservo nei quartieri della città”, scriveva Bourdeaux, “ho l’impressione che gli attivisti di sinistra locali, sostenuti e finanziati da donatori nazionali, stiano facendo un gran baccano su un progetto ben concepito”. Per Bour­deaux gli atti vandalici sono controproducenti. “Nessuno dovrebbe subire gli abusi della polizia”, mi ha scritto in un’email. “Tuttavia la maggioranza degli elettori democratici che conosco non capisce perché la scuola stia suscitando proteste così feroci”.

Chi si oppone al piano, però, respinge queste argomentazioni. Secondo l’attivista Kamau Franklin “è un bene che il progetto semini discordia, perché quando si parla di forze dell’ordine e capitalismo, i vertici del partito democratico non si schierano mai dalla parte del popolo. I democratici, in questo caso, stanno dalla stessa parte dei repubblicani”.

Se parlando di politica Chambers usa una retorica impertinente, quando ricorda la sua infanzia cambia: sembra soffrire. “È stato tutto scontato, la storia di un ragazzino ricco in cerca di se stesso”, mi ha raccontato nella nostra prima conversazione al telefono.

I Cox hanno plasmato la vita pubblica di Atlanta per generazioni, ma Chambers è cresciuto a Brooklyn. Suo padre, infatti, preferiva le raffinate élite del nordest all’opulenza meridionale della famiglia. Nei primi anni di vita, i contatti di Chambers con la Georgia si limitavano alle visite annuali a casa della nonna, nel ricco quartiere di Buckhead. Ricorda che quella dimora “incredibilmente lussuosa” era una manifestazione di ricchezza molto più sfacciata rispetto alla vita che conduceva a Brooklyn, tra case eleganti e scuole private progressiste. Pensava che Atlanta fosse “una strana oasi popolata da persone straricche” e si sentiva poco a suo agio con quella gente. A Brooklyn aveva una vita movimentata: da adolescente si drogava, cosa che lo portava ad avere rapporti poco amichevoli con la polizia.

Solo dopo aver compiuto vent’anni – quando era ormai sposato, aveva abbandonato l’università privata Bard college e stava “attraversando una fase cristiana” – Chambers si è trasferito ad Atlanta. È andato a vivere nel quartiere residenziale di Smyrna, alla periferia della città, e ha cominciato a lavorare nella formazione dei dirigenti della Manheim, una delle aziende di famiglia che si occupava di aste automobilistiche. A 25 anni aveva già tre figli. Anche se il suo ruolo nell’azienda era di alto livello, faceva “amicizia con molte persone normali, gente della classe operaia”. “Volevo far parte di quel mondo”, mi racconta. “Non sto cercando di rivendicare un’identità che non ho mai avuto. Sto solo parlando dell’ambiente in cui mi trovavo bene”.

Lavorare nell’azienda non è stato piacevole. Chambers era turbato dalle dinamiche di potere tra i dirigenti bianchi e i lavoratori, in maggioranza neri, ed era disgustato dai salari bassi e “dalle condizioni di lavoro scandalose per i dipendenti”. Con l’arrivo della recessione del 2008, la Manheim ha licenziato migliaia di persone anche se “le entrate erano ancora milionarie”, ricorda. “Era insopportabile. Odiavo quel sistema”.

Ritorno ad Atlanta

Deluso, Chambers ha lasciato la Georgia. Per qualche mese ha tentato senza troppa convinzione di finire l’università, ma poi ha deciso di trasferirsi in Russia, dove sua moglie era nata e aveva ancora diversi parenti. Circondato da una nuova cultura, ha cercato d’imparare tutto quello che poteva sul paese. In seguito ha deciso di prendere finalmente la laurea al Bard college, è tornato con la moglie a New York e si è dedicato all’esercizio fisico e allo studio dei movimenti radicali di sinistra.

Nel 2012 è tornato ad Atlanta in occasione del novantesimo compleanno della nonna. Durante il viaggio ha conosciuto un uomo che voleva vendere due palestre, una in città e l’altra nel quartiere residenziale di Alpharetta. Impulsivamente, ha rilevato le due attività e si è nuovamente trasferito in città.

I primi mesi di Chambers ad Atlanta sono stati turbolenti: ha divorziato, ha ricominciato a drogarsi, ha avuto una relazione con un’altra donna, si è disintossicato, ha sposato quest’altra donna e ha aperto un caffè nel quartiere benestante di Virginia Highland. Poco lontano, a East Atlanta, ha inaugurato una palestra che si presentava come “una comunità radicale e di sinistra”.

Nel frattempo si stava facendo strada nei circoli radicali, soprattutto quelli che chiedevano l’abolizione della polizia. Nel 2014 è andato a Ferguson, in Missouri, per protestare contro l’omicidio del nero Michael Brown. In quel momento c’è stata un’altra svolta: la sua famiglia ha depositato sul suo conto “svariati milioni di dollari”. Ma Atlanta “era una città difficile per l’attivismo, perché esisteva un meccanismo molto forte imbastito dal partito democratico”, mi racconta. “Era un balletto continuo con le ong”. In quel periodo Chambers ha scoperto che molte organizzazioni antirazziste con cui aveva lavorato erano legate ai democratici, così le ha abbandonate e ha offerto un sostegno diretto agli attivisti.

Nei sette anni successivi ha divorziato di nuovo e ha fondato una comune nelle montagne di Berkshire, ma è rimasto in contatto con i suoi amici di Atlanta. Nel 2021, poco dopo la presentazione del progetto per la scuola di polizia, ha scoperto che c’era bisogno di soldi per organizzare una protesta. Così ha deciso di dare il suo contributo, prima con decine di migliaia di dollari poi con centinaia di migliaia. “Dopo un decennio in cui il risentimento contro la polizia era cresciuto costantemente, soprattutto ad Atlanta, era incredibile che qualcuno pensasse di costruire una struttura di quel tipo”, mi spiega. “Volevano distruggere un bosco, era una pazzia”.

Nonostante l’impegno di Chambers, non è stato facile creare un’opposizione al progetto. Gli attivisti avevano bisogno di un sostegno maggiore, e per ottenerlo servivano più soldi. Così lui ha deciso di fare un passo a cui pensava da tempo. A luglio ha trovato un accordo con la sua famiglia: invece di ereditare gli investimenti, avrebbe ricevuto 250 milioni di dollari (nei prossimi anni ne avrà altri, ma non ha voluto specificare quanti). Parte del denaro è custodito in fondi a cui non può avere accesso personalmente ma che sono destinati alle cause che gli interessano, compresa l’opposizione al progetto della scuola di polizia. Chambers considera la sua scelta un atto di protesta contro il capitalismo ma anche contro l’elitismo e l’avarizia della famiglia. “Ero pronto ad abbandonare qualsiasi idea che non fosse utile alla distruzione dei meccanismi che mi hanno creato”, mi spiega.

Se i vertici della polizia e della politica di Atlanta avranno la meglio, la Cop city sarà completata entro la fine dell’anno. I responsabili del progetto sembrano indifferenti alle proteste, fatta eccezione per le occasionali recriminazioni per i disagi e le spese che hanno dovuto affrontare.

Di recente Chambers scrive spesso su X, con interventi continui sulla Palestina, la guerra in Ucraina, la sua recente conversione all’islam e naturalmente Cop city. In occasione dell’anniversario dell’omicidio di Paez Terán, a gennaio, ha accusato la sua famiglia di avere “le mani sporche del sangue di Tortuguita” perché i Cox continuavano ad appoggiare il progetto. Ha anche attaccato chiunque sostenga che i democratici devono compattarsi intorno a Biden per sconfiggere Trump. “Non capirò mai perché alcuni di voi continuino a fidarsi dei moderati”, ha scritto a gennaio. Un sondaggio recente condotto in Georgia pronostica una vittoria repubblicana alle presidenziali del 2024.

Bisogno di una pausa

La politica bipartisan, Cop city, la Palestina, la Russia. Difficile non avere la sensazione che per Chambers questi temi facciano parte di un’unica causa. Mentre parlavo con Franklin, l’attivista che ha ricevuto i fondi da Chambers, ho avuto la conferma di questa impressione.

Quando a dicembre gli ho chiesto di partecipare insieme a lui a una manifestazione di protesta ad Atlanta, Chambers mi ha risposto che era poco probabile, perché si era trasferito in Tunisia. “Ho bisogno di prendermi una pausa”, mi ha spiegato. “Lo stato e alcune persone che si definiscono di sinistra mi stanno alle costole”. Gli ho chiesto quale fosse per lui il futuro del movimento di protesta, e mi ha confessato di non saperlo. “E se scoppia uno scandalo imprevisto?”, ha aggiunto, sperando che uno sviluppo politico potesse far deragliare il progetto. Ma in generale mi è sembrato in difficoltà nel gestire il patrimonio che ha ereditato. “Nessuno è abituato ad avere risorse di questo tipo. Devo creare una serie di fondi d’investimento”, mi ha spiegato con evidente ansia. “Io non capisco un cazzo di questa roba”.

A marzo, quando gli parlo per l’ultima volta, Chambers è ancora in Tunisia. Il mese prima si è sposato di nuovo, con la madre del suo quarto figlio.

Mi confida che il movimento contro la costruzione di Cop city ha perso slancio, soprattutto perché lui sta dedicando più tempo alla Palestina. “Si dice che l’Fbi si stia interessando a me”, mi ha rivelato, aggiungendo che ha ancora intenzione di sostenere la difesa legale degli attivisti. “Devono affrontare spese consistenti, anche perché sarà una battaglia lunga. Ma sono sicuro che faremo qualcosa d’importante”. ◆ as

Biografia

1985 Nasce a New York, negli Stati Uniti.
2005 Si trasferisce ad Atlanta.
2008 Va a vivere in Russia per un periodo.
2013 Viene arrestato per percosse domestiche alla moglie, ma non va a processo.
2014 La famiglia deposita sul suo conto diversi milioni di dollari.
2021 Finanzia le proteste contro la costruzione di una scuola di formazione della polizia ad Atlanta.


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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati