Alle otto di sera del 2 ottobre, quando il candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva ha superato l’avversario di estrema destra Jair Bolsonaro nello spoglio dei voti, nella torre della tv a Brasília si sono alzate delle grida di gioia e sono state accese le luci rosse. Circa quattrocento sostenitori dell’ex presidente del Partito dei lavoratori (Pt) seguivano lo spoglio dei voti delle elezioni brasiliane. Ma l’allegria è durata poco. Due ore dopo Lula aveva il 48,2 per cento delle preferenze contro il 43,3 di Bolsonaro, che cerca un secondo mandato. È la differenza più piccola al primo turno in un’elezione presidenziale dal ritorno della democrazia nel 1985. È stata una sorpresa, visto che molti sondaggi avevano previsto una vittoria di Lula addirittura al primo turno. Il candidato del Pt ha avuto sei milioni di voti in più rispetto a Bolsonaro. Il numero di schede bianche o nulle è diminuito rispetto al 2018, ma l’astensione è rimasta alta: il 20,9 per cento (il voto in Brasile è obbligatorio). Il candidato in vantaggio al primo turno ha sempre vinto al ballottaggio. E non c’è mai stato un presidente che ha corso per la rielezione partendo da una posizione di svantaggio come quella in cui si trova Bolsonaro.

Alla ricerca di voti

Gli elementi che abbiamo ci spingono ad affermare che Lula è il favorito per diventare il prossimo presidente. Tuttavia, il risultato del 2 ottobre è stata una doccia fredda per il Pt, non tanto per la mancata vittoria al primo turno, quanto per la rimonta di Bolsonaro nella fase finale. Anche i dati dei voti per il rinnovo del parlamento sono stati sorprendenti. Tre ex ministri di Bolsonaro sono stati eletti al senato: Damares Alves, Marcos Pontes e Tereza Cristina. A Rio de Janeiro, Cláudio Castro è stato rieletto governatore al primo turno così come Romeu Zema nello stato di Minas Gerais. L’ex ministro delle infrastrutture Tarcísio de Freitas è in vantaggio su Fernando Haddad, del Pt, nella corsa per il governo dello stato di São Paulo. La maggior parte di queste vittorie non era stata prevista dai sondaggi o almeno non con questi numeri. Anche il voto per la camera ha mostrato che il fronte bolsonarista del 2018 è ancora vivo e forte. Il generale Eduardo Pazuello, ex ministro della sanità durante la pandemia tra il 2020 e il 2021, è stato uno dei più votati a Rio de Janeiro, con 205mila voti.

Anche se il prossimo 30 ottobre Bolsonaro perdesse al secondo turno, tutto indica che il movimento politico che s’identifica con lui sarà una forza importante in Brasile nei prossimi anni. Il ballottaggio non è più uno scenario tranquillo per Lula. Il leader del Pt sarà costretto a cercare l’appoggio a sinistra di Ciro Gomes e a destra di Simone Tebet, due candidati che insieme hanno preso il 7,2 per cento dei voti. Commentando il risultato del 2 ottobre Gomes, del Partito democratico laburista, si è detto molto preoccupato per la situazione del paese e il 4 ottobre ha annunciato che sosterrà Lula. Da parte sua Tebet, una senatrice di 52 anni vicina al settore agroalimentare dello stato del Mato Grosso, ha assicurato che darà indicazioni di voto. Se Bolsonaro sarà rieletto potrà contare su una base parlamentare forte. Se invece perdesse, il futuro governo Lula non avrebbe vita facile. Infatti il Partito liberale di Valdemar Costa Neto, che ha accolto nelle sue fila Bolsonaro e i suoi alleati, sarà uno dei gruppi più numerosi in parlamento. Insieme ai Republicanos e ad altri partiti minori formerà un centrão (gruppo misto) molto spostato verso destra.

“Nella prospettiva ottimistica che Bolsonaro perda le elezioni e accetti la sconfitta, penso che avremo un leader di opposizione al Pt completamente diverso rispetto al passato”, afferma il politologo brasiliano Jairo Nicolau. “Immagino che Bolsonaro girerà per il paese guidando le manifestazioni in motocicletta e criticando ferocemente il governo. Un terzo dell’elettorato lo sostiene e sarà difficile che perda quest’appoggio in tempi brevi”. Poi aggiunge: “È lo scenario più plausibile, ma potrei sbagliarmi. Magari Bolsonaro si ritirerà nella sua casa di Barra da Tijuca, a Rio de Janeiro, facendo collegamenti web una volta alla settimana, tra un giretto e l’altro sulla sua moto d’acqua”. ◆ar

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati