Ora la campagna per le elezioni presidenziali francesi è davvero cominciata. Lo scenario politico è definito. Il 4 dicembre il congresso del partito di centrodestra Les Républicains ha chiarito l’ultima incertezza: la sua candidata sarà Valérie Pécresse, la presidente della regione Île-de-France, che non era la favorita ma ha battuto tutti i suoi avversari. “La destra repubblicana è tornata”, ha commentato Pécresse. Ma quale destra?

Anche se l’ex ministra del governo di Nicolas Sarkozy ha ottenuto il 61 per cento delle preferenze nel ballottaggio con Éric Ciotti, che l’aveva battuta d’un soffio al primo turno, dal voto emerge l’immagine di un partito frammentato, con quattro dei cinque candidati separati da margini ridottissimi. Il fatto che la scelta della candidatura sia stata affidata alla base dei militanti, che è stata influenzata dalla retorica del candidato indipendente di estrema destra Éric Zemmour ed è risultata più radicale dei suoi rappresentanti, ha spinto i partecipanti a fare proposte sempre più demagogiche, spesso contrarie alla costituzione e agli impegni della Francia.

Valérie Pécresse (Sebastien ORTOLA, REA/contrasto)

Per vincere la sfida Pécresse, che nel 2019 aveva lasciato il partito in disaccordo con la sua svolta nazionalista, ha spostato decisamente a destra le sue posizioni. Per esempio, ha criticato duramente la moratoria sull’immigrazione proposta da Michel Barnier, perché “non significa immigrazione zero”. Pécresse vuole “ristabilire l’ordine” e “risollevare la Francia”, e la prima cosa che farebbe se fosse eletta sarebbe “presentare due leggi costituzionali che fermino l’immigrazione incontrollata e garantiscano la sicurezza di tutti i francesi”. Vuole inasprire le norme sul ricongiungimento familiare, limitare l’accesso ai servizi sociali a chi è regolarmente residente da almeno cinque anni, cancellare lo ius soli automatico e bloccare la concessione dei visti ai paesi che non si riprendono i loro cittadini espulsi. Inoltre ha promesso di intensificare i voli speciali per i rimpatri.

In tema di sicurezza promette di stanziare cinque miliardi di euro per equipaggiare le forze dell’ordine, di dotare di armi la polizia municipale, di creare ventimila posti in più nelle prigioni, di accelerare i processi penali – “meno di sei mesi” per i reati comuni – e di abbassare a sedici anni l’età a cui si diventa penalmente responsabili. Propone inoltre di raddoppiare le pene per i reati commessi nei “quartieri di riconquista repubblicana” (le aree ad alto tasso di criminalità), un’idea contraria al principio d’unità della repubblica e alla costituzione francese, secondo cui la legge dev’essere uguale per tutti.

Da sapere
Partita aperta
Media dei sondaggi per le elezioni presidenziali francesi, percentuale delle intenzioni di voto (fonte: politico.eu)

◆ A quattro mesi dal primo turno delle elezioni presidenziali del 10 aprile 2022, i sondaggi evidenziano il calo dei consensi per Marine Le Pen. La leader del Rassemblement national è stata penalizzata dall’entrata in scena dell’altro candidato di estrema destra Éric Zemmour, la cui ondata di popolarità sembra però essersi già esaurita. A sfidare il presidente Emmanuel Macron (centro) al secondo turno potrebbe quindi essere Valérie Pécresse (centrodestra), a cui le prime ricerche attribuiscono buone probabilità di successo. Il fronte progressista, diviso tra Jean-Luc Mélenchon (sinistra radicale), Yannick Jadot (verdi) e Anne Hidalgo (socialisti), sembra al momento tagliato fuori.


Tutto questo non è comunque abbastanza per Éric Ciotti. Forte del 39 per cento ottenuto con un programma vicino all’estrema destra, il deputato ha criticato Pécresse per non aver adottato alcune delle sue proposte, come la creazione di una “Guantanamo francese”. Per smorzare la polemica, Pécresse ha dichiarato che potrebbe inserire alcune delle proposte di Ciotti, come l’abbassamento delle tasse di successione e delle imposte sul reddito, in un programma che a livello economico è già ricco di misure ultraliberiste: riduzione dei contributi previdenziali, innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni, tagli ai sussidi di disoccupazione, cancellazione della settimana lavorativa di 35 ore, soppressione di 150mila impieghi nella pubblica amministrazione e così via. Alla sua retorica identitaria e securitaria, la candidata che dice d’ispirarsi ad Angela Merkel e Margaret Thatcher aggiunge una pesante regressione sul piano sociale. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1440 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati