In Libia è partita la registrazione delle candidature alle elezioni del 24 dicembre. Tra gli aspiranti alla presidenza ci sono il maresciallo Khalifa Haftar e Saif al Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore. Il 12 novembre è previsto il vertice sulla Libia di Parigi, scrive Jeune Afrique, ma crescono le tensioni tra il consiglio presidenziale guidato da Mohammed al Menfi e il governo di Abdul Hamid Dbaibah. Il premier contesta la sospensione, decisa da Menfi, della ministra degli esteri Najla el Mangoush (nella foto).
Divisi al vertice
Codice riformato
Un nuovo decreto emesso il 7 novembre ha riformato il codice civile di Abu Dhabi, consentendo ai non musulmani di sposarsi, divorziare e ottenere la custodia condivisa dei figli sulla base del diritto civile e non sui principi della sharia, la legge islamica. Sarà anche istituito un nuovo tribunale per gestire le questioni familiari dei non musulmani, che opererà in arabo e in inglese. Secondo il quotidiano **The National ** si tratta di un passo ulteriore per “portare Abu Dhabi in linea con gli standard internazionali e rafforzare la sua attrattiva come destinazione per i talenti globali”.
Tensione dopo il voto
Il 7 novembre il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi è uscito indenne da un attacco con i droni nella sua residenza a Baghdad. Tre droni carichi di esplosivo sono stati lanciati da circa un chilometro di distanza: due sono stati abbattuti e il terzo è esploso danneggiando l’edificio e ferendo due guardie del corpo. L’attentato non è stato rivendicato, ma il premier ha detto che i responsabili sono stati identificati. Il giorno seguente la commissione elettorale ha confermato i risultati del voto del 10 ottobre, dopo il riconteggio di decine di migliaia di schede. Le elezioni, vinte dalla corrente del leader sciita Moqtada al Sadr – che rifiuta le interferenze di Iran e Stati Uniti – e perse dall’Alleanza della conquista, braccio politico delle milizie filoiraniane, hanno acuito le tensioni nel paese. Per il quotidiano Al Mada dietro all’attentato contro Al Kadhimi ci sono le milizie sciite, che semineranno il caos finché non otterranno un riconteggio a loro favore. Il 5 novembre a Baghdad i sostenitori dei gruppi filoiraniani si sono scontrati con le forze di sicurezza durante una protesta per il risultato del voto. ◆
Le mani sulle banche
Dopo aver sostituito gran parte dei ministri del governo, il generale Abdel Fattah al Burhan, leader dei golpisti che hanno preso il potere il 25 ottobre, ha ampliato il suo controllo sulle istituzioni finanziarie. Il 5 novembre ha affidato ad alcuni suoi stretti collaboratori la direzione delle cinque principali banche del paese, spiega il quotidiano indipendente Al Taghyeer. Nei giorni successivi sono continuate le manifestazioni contro il colpo di stato, ancora una volta represse con violenza. Almeno 87 insegnanti sono stati arrestati il 7 novembre perché partecipavano a un sit-in di protesta per le nuove nomine ai vertici del ministero dell’istruzione. Secondo l’associazione Comitato centrale dei medici sudanesi, dopo il colpo di stato almeno 14 manifestanti hanno perso la vita e altri trecento sono stati feriti. Il 9 novembre un tribunale ha ordinato alle aziende di telecomunicazioni Zain, Sudani e Mtn di sbloccare l’accesso a internet, perché è dal golpe che i sudanesi non accedono con regolarità alla rete e ai servizi telefonici.
Sierra Leone Dall’8 al 10 novembre è stato osservato il lutto nazionale in ricordo delle vittime dell’esplosione di un camion cisterna a Freetown. Nell’incidente, avvenuto il 5 novembre, sono morte 131 persone (nella foto, i funerali) e altre 63 sono state ferite. Il bilancio è così grave perché dopo lo scontro del camion con un altro veicolo, molti si erano avvicinati per raccogliere il carburante che usciva dalla cisterna. Per gran parte dei sierraleonesi il prezzo di un litro di carburante equivale ai guadagni di una giornata di lavoro.
Niger L’8 novembre 26 bambini di età tra i cinque e i sei anni sono morti nell’incendio divampato in una scuola a Maradi. Le aule scolastiche erano costruite in legno e paglia, come quelle di altre 36mila scuole del paese.
Rdc-Uganda Il 9 novembre le Nazioni Unite hanno fatto sapere che undicimila persone sono scappate in Uganda per sfuggire a un’ondata di violenze nella provincia del Nord Kivu, dove l’esercito congolese ha accusato il movimento ribelle M23 di aver attaccato le sue posizioni a Chanzu e Runyonyi.
Sudafrica Alle elezioni amministrative del 1 novembre l’African national congress ha ottenuto il peggior risultato da quando è al potere, conquistando solo il 46 per cento dei voti.
Tunisia La confederazione sindacale Ugtt ha indetto uno sciopero generale il 10 novembre ad Agareb, nel centro del paese. Il giorno prima un uomo era morto durante una protesta contro la riapertura di una discarica. Secondo la famiglia era stato intossicato dai gas lacrimogeni.
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