Europa

Una scelta elettorale

Chesnot, Getty Images

Il 16 maggio Elisabeth Borne ( nella foto ), ex ministra del lavoro e della transizione ecologica, ha preso il posto di Jean Castex alla guida del governo francese. Secondo La Tribune la nomina di Borne, in passato vicina ai socialisti ma oggi considerata una fedelissima di Emmanuel Macron, è soprattutto una scelta strategica in vista delle elezioni legislative del 12 e 19 giugno, in cui il presidente dovrà far fronte all’alleanza tra sinistra e verdi guidata da Jean-Luc Melenchón.

Più soldi a Frontex

Al referendum del 15 maggio gli svizzeri hanno sventato una possibile crisi con l’Unione europea approvando l’aumento del contributo elvetico a Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne. Bruxelles aveva minacciato di espellere la Svizzera dallo spazio Schengen se non si fosse adeguata all’espansione del bilancio dell’agenzia, ricorda Swi. Nella stessa occasione è stata approvata anche la cosiddetta legge Netflix, che imporrà alle piattaforme di streaming di contribuire al finanziamento delle sale cinematografiche.

Il governo traballa

Dopo quelle della settimana precedente nello Schleswig-Holstein, anche le elezioni del 15 maggio nel Nordreno-Westfalia, lo stato più popoloso della Germania, si sono chiuse con una sonora sconfitta per il Partito socialdemocratico (Spd) del cancelliere Olaf Scholz. Il primo partito è risultato nuovamente l’Unione cristianodemocratica (Cdu), ma i veri vincitori sono i Verdi, che hanno quasi triplicato i voti rispetto al 2017 superando il 18 per cento. Secondo la Tageszeitung “questi risultati pongono delle domande scomode per l’Spd: la vittoria alle legislative di settembre è stata dovuta solo alla momentanea crisi della Cdu e dei verdi?”. Le preoccupazioni per la stabilità della coalizione di governo sono aggravate dalla crisi dei liberaldemocratici, che non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento.

Giustizia per Colectiv

Bucarest, 30 ottobre 2016 (Andrei Pungovschi, Anadolu Agency/Getty)

Dopo quasi cinque anni di udienze e dibattimenti si è concluso il processo per l’incendio del club Colectiv di Bucarest dell’ottobre 2015, che portò alla morte di 65 ragazzi e ragazze. Altre 146 persone rimasero ferite. Come scrive Balkan Insight, la corte di appello di Bucarest ha stabilito che alle famiglie delle vittime andrà un risarcimento complessivo di 36 milioni di euro. Per la mancanza di controlli sui requisiti di sicurezza del locale sono state condannate otto persone, tra cui i proprietari del club e l’allora sindaco del quarto municipio della città, Cristian Popescu Piedone, che dovrà scontare quattro anni di carcere. La strage del club Colectiv ebbe immediate ripercussioni politiche, con le dimissioni del primo ministro socialdemocratico Victor Ponta, e portò alla luce il capillare sistema di corruzione che governava la sanità pubblica romena. ◆

Altro da questo numero
1461 - 20 maggio 2022
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Sostieni Internazionale
Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.