Il 21 maggio gli australiani andranno a votare per eleggere il parlamento federale. I sondaggi indicano un testa a testa, che potrebbe vedere il Partito laburista, oggi all’opposizione, tornare al potere dopo nove anni di governo di una coalizione conservatrice guidata dal Partito liberale. Le elezioni arrivano in un momento in cui il prolungarsi della guerra in Ucraina sta facendo salire il costo della vita. Anche la sicurezza nazionale è un tema chiave: dopo il recente accordo tra la Cina e le isole Salomone, la situazione geopolitica nel Pacifico sarà un’importante sfida per il prossimo governo.

Ma tra le questioni al centro della sfida elettorale, la più urgente per gli elettori è la situazione economica. Secondo un sondaggio dell’istituto Ipsos di aprile, per gli australiani sono problemi centrali il costo della vita, la sanità, l’economia, gli alloggi e il prezzo della benzina. Con l’inflazione più alta degli ultimi vent’anni, metà degli intervistati si è detta preoccupata dell’aumento dei prezzi (alle elezioni federali del 2019 aveva questo timore il 34 per cento degli intervistati). Il leader dei laburisti Anthony Albanese si è detto favorevole a far salire del 5,1 per cento i minimi salariali, per aiutare le persone a fare i conti con l’inflazione.

Fiducia in calo

Secondo un sondaggio del 13 maggio del quotidiano The Australian e di Newspoll, i laburisti sono in vantaggio di otto punti sulla coalizione conservatrice (54 per cento contro il 46). A marzo solo il 40 per cento degli intervistati aveva risposto che il primo ministro Scott Morrison era degno di fiducia (nel dicembre del 2019 era il 48 per cento), mentre il 44 per cento dichiara di fidarsi di Albanese. Durante la pandemia, Morrison è stato criticato per i ritardi nelle vaccinazioni, per essersi preso una vacanza alle Hawaii nel 2019 mentre in Australia divampavano gli incendi e per la cattiva gestione delle inondazioni all’inizio di quest’anno. Secondo gli esperti, gli elettori stanno mettendo in dubbio le sue qualità di leader. Ma i sondaggi spesso non sono affidabili (nel 2019 avevano dato indicazioni opposte al risultato finale).

I due contendenti

Scott Morrison, 54 anni, è il leader del Partito liberale e guida un governo di coalizione con il Partito nazionale, una formazione di destra. Di orientamento conservatore sulle questioni sociali, è diventato primo ministro nel 2018, ed è il primo capo di governo australiano in quindici anni a completare un intero mandato triennale.

Anthony Albanese, 59 anni, è un politico di lungo corso. Entrato in parlamento nel 1996, prima di diventare leader dei laburisti nel 2019 ha ricoperto vari ruoli di governo e nell’opposizione. Durante il precedente esecutivo laburista (dal 2007 al 2013), è stato ministro delle infrastrutture e viceprimo ministro nel governo di Kevin Rudd.

Da sapere
Ambientalisti decisivi

◆ Negli ultimi anni incendi e alluvioni devastanti in ampie regioni del paese hanno reso i cittadini australiani molto sensibili al tema dell’ambiente. Ma né i conservatori né i laburisti hanno adottato politiche contro la crisi climatica all’altezza degli altri paesi industrializzati. L’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 26-28 per cento rispetto ai livelli del 2005, stabilito dal governo conservatore, è tra i meno ambiziosi dei paesi ricchi, scrive il Financial Times. Il Regno Unito ha fissato come obiettivo il 68 per cento in meno, l’Unione europea il 55 per cento e gli Stati Uniti tra il 50 e il 52 per cento. Con un esito elettorale che potrebbe portare a un parlamento senza una maggioranza netta, un ruolo decisivo potrebbero giocarlo i candidati indipendenti teal (“color foglia di tè”, cioè una sfumatura tra il blu dei conservatori e il verde degli ambientalisti). Si tratta di giovani senza esperienza politica alle spalle, sensibili agli interessi delle grandi aziende ma anche alla salvaguardia dell’ambiente, insoddisfatti delle timide misure adottate finora contro il cambiamento climatico. Sono più di una ventina e potrebbero togliere seggi ai conservatori.


I rapporti con Pechino

La Cina è la principale partner commerciale dell’Australia, ma le relazioni tra i due paesi sono drasticamente peggiorate dal 2013, cioè da quando i conservatori sono al potere. Qualunque sia il partito vincitore, è probabile che Canberra mantenga una posizione dura nei confronti di Pechino. Mentre il governo è stato criticato per aver permesso alla Cina di stringere un accordo strategico con le isole Salomone, i laburisti stanno cercando di smarcarsi dalle accuse di essere troppo morbidi con Pechino proponendo l’idea di una Scuola di difesa Australia-Pacifico per addestrare le forze di sicurezza degli stati insulari della regione.

Il governo Morrison ha rafforzato i legami con le nazioni occidentali. Oltre a far parte del Dialogo quadrilaterale di sicurezza (Quad), un partenariato con Giappone, India e Stati Uniti per contenere la Cina, l’Australia nel 2021 ha aderito al patto di sicurezza Aukus con Stati Uniti e Regno Unito. I laburisti intendono mantenere e rafforzare i legami con gli alleati più stretti. Penny Wong, probabile ministra degli esteri di un eventuale governo laburista, ha definito il patto tra Pechino e le Salomone “dannoso per l’Australia”, e ha aggiunto che “i pericoli per gli australiani sono aumentati”.

L’ambiente è un altro tema che sta molto a cuore agli australiani, soprattutto dopo le alluvioni e gli incendi che hanno colpito il paese negli ultimi anni. L’azione contro il cambiamento climatico è un tema chiave della campagna elettorale rivolta ai giovani. Nel 2021 la coalizione di governo ha promesso l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050, allontanandosi dalla tradizionale difesa del potente settore nazionale del carbone. L’obiettivo è investire nelle tecnologie a basse emissioni e nelle energie rinnovabili. I laburisti, invece, intendono affrontare le questioni climatiche in modo più deciso. Il partito ha dichiarato che entro il 2030 ridurrà le emissioni del 43 per cento rispetto ai livelli del 2005, un obiettivo più ambizioso di quello del governo Morrison, che si è impegnato per una riduzione del 26-28 per cento. L’opposizione ha anche presentato dei piani per promuovere le energie rinnovabili e ha promesso un investimento da venti miliardi di dollari per un urgente ammodernamento della rete elettrica. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati