23 giugno 2015 16:24

La polizia stamattina ha arrestato sette dirigenti del Catania, accusati di aver comprato alcune partite del campionato di calcio di serie B per permettere alla squadra siciliana di evitare la retrocessione in Lega pro. Ecco cosa sappiamo finora dell’inchiesta, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catania:

  • Tra le persone arrestate ci sono il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato del club, Pablo Cosentino, il direttore generale, Daniele Delli Carri, l’agente di scommesse Giovanni Impellizzeri e il procuratore calcistico Fernando Arbotti. Sono accusati di frode sportiva e truffa. Il presidente Pulvirenti si è detto estraneo alle accuse e “certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti”.
  • Tra gli indagati ci sono Pietro Lo Monaco, proprietario del Messina ed ex dirigente del Catania, l’amministratore delegato del Catania, Alessandro Failla, e alcuni giocatori: Alessandro Bernardini (Livorno) Riccardo Fiamozzi (Varese), Antonio Daì (Trapani) e Matteo Bruscagin (Latina). Al momento non risultano altri indagati, ma non è escluso che la procura di Catania metta sotto inchiesta altre persone nei prossimi giorni, dopo aver esaminato le intercettazioni entrate nel fascicolo dell’inchiesta.
  • Le partite finite sotto inchiesta sono cinque: Catania-Livorno, Catania-Trapani, Catania-Latina, Catania-Ternana, Catania-Livorno. Sono in corso accertamenti anche su Catania-Avellino e Messina-Ischia.
  • Secondo gli inquirenti, i dirigenti del Catania hanno cominciato a truccare le partite a marzo, quando la squadra era finita in zona retrocessione dopo la sconfitta con la Virtus Entella. A quel punto i dirigenti, finanziati dall’agente di scommesse Giovanni Impellizzeri, avrebbero dato a ogni giocatore corrotto tra i dieci e i ventimila euro per ogni partita aggiustata. Una volta truccato il risultato delle partite, i soldi spesi rientravano grazie alle puntate sulle scommesse. A fare da mediatore tra il Catania e i giocatori sarebbe stato il procuratore Fernando Arbotti, che avrebbe consegnato i soldi ai calciatori.
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  • L’operazione della polizia, chiamata “I treni del gol”, si è basata su una serie di intercettazioni. Nelle conversazioni, secondo l’accusa, i dirigenti parlavano dei giocatori da corrompere chiamandoli “treni in arrivo” e li identificavano con i numeri di maglia, gli “orari”.
  • Il Catania era già rimasto coinvolto nell’indagine “Dirty soccer” della procura di Reggio Calabria, che riguardava un giro di partite truccate gestito da esponenti della ’ndrangheta nei campionati di calcio di Lega Pro e Serie D.

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