16 settembre 2015 20:45

Il 15 settembre, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il cancelliere austriaco Werner Faymann hanno ribadito la necessità che in Italia e in Grecia vengano allestiti i cosiddetti hotspot. Prima dell’apertura di questi centri di identificazione, i due leader hanno escluso la possibilità di avviare il sistema di quote che dovrebbe distribuire tra tutti i paesi dell’Unione europea 120mila richiedenti asilo arrivati in Ungheria, Grecia e Italia. A Bruxelles, si sta lavorando sulla ricollocazione dei primi 40mila richiedenti asilo arrivati in Italia e in Grecia, come ha detto la portavoce della Commissione europea per le politiche di immigrazione e d’asilo, Natasha Bertaud.

Che cosa sono gli hotspot. Si tratta di centri già esistenti e attrezzati per identificare i migranti, che saranno ampliati. Le strutture permetteranno di tenere in stato detentivo i migranti per un periodo di tempo limitato. Negli hotspot la polizia italiana sarà aiutata da alcuni funzionari delle agenzie europee Europol, Eurojust, Frontex ed Easo: gli agenti saranno impiegati per identificare i migranti che vogliono presentare richiesta d’asilo.

Le forze dell’ordine procederanno a registrare i dati personali dei richiedenti asilo, fotografarli e raccoglierne le impronte digitali entro 48 ore dal loro arrivo, eventualmente prorogabili a 72 al massimo. I migranti saranno trattenuti fino a identificazione avvenuta. Nel caso rifiutino di essere registrati saranno trasferiti nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), delle strutture detentive, in attesa di essere rimpatriati. In un’intervista radiofonica a Rtl il ministro dell’interno Angelino Alfano ha detto che le operazioni di rimpatrio saranno organizzate e finanziate dall’Unione europea. Se invece accetteranno di essere identificati e presenteranno domanda di asilo, saranno ospitati nei centri di accoglienza per richiedenti asilo in attesa che le loro richieste d’asilo siano prese esaminate dalle autorità.

Gli hotspot in Italia e in Grecia. A Bruxelles, fonti della Commissione europea, hanno dichiarato che gli hotspot stanno già funzionando sull’isola Lampedusa e nelle località siciliane di Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani. Tuttavia, Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’interno, ha riferito a Internazionale che solo i centri di registrazione di Lampedusa, Pozzallo e Porto Empedocle sono pronti, e che si aspetta l’autorizzazione di Roma per attivarli come hotspot. In Grecia ne saranno allestiti almeno due: uno sull’isola di Kos e uno nel porto ateniese del Pireo. Le autorità di Atene stanno procedendo a prepararli.

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