26 ottobre 2015 13:50

Ad Haiti le operazioni di voto per le storiche elezioni del presidente e del parlamento, il 25 ottobre, si sono svolte in maniera relativamente calma. I funzionari sperano che la trasparenza dei risultati rafforzerà la democrazia nel paese più povero dell’emisfero occidentale.

A parte le lunghe file e l’apertura ritardata di alcuni seggi elettorali, non sono stati segnalati grandi problemi, in netto contrasto con il primo turno delle elezioni legislative di agosto.

“È andata molto meglio”, ha dichiarato Pierre Esperance, direttore del National human rights defense network. “La polizia sta prendendo il proprio compito più sul serio”, ha aggiunto, riferendosi alle critiche nei confronti della scarsa vigilanza ai seggi elettorali da parte delle forze dell’ordine, ad agosto.

Se tutto andrà bene, sarà la prima volta nella burrascosa storia politica di Haiti che si tengono tre elezioni consecutive senza interruzioni per brogli o violenze.

Più di cinque milioni di elettori iscritti alle liste erano chiamati a scegliere tra 54 candidati alla presidenza. I risultati non saranno noti prima di una settimana.

I favoriti

Per prendere il posto del presidente Michel Martelly, il prossimo febbraio, ci sono due candidati favoriti: Jovenel Moïse, produttore di una società di esportazione di banane nel nord del paese, e Jude Célestin, un ingegnere meccanico formatosi in Svizzera e che in precedenza era direttore di un’agenzia di costruzioni governativa.

Jovenel Moïse, 37 anni, rappresenta il Parti haitien tet kale (Partito haitiano delle teste calve) al potere, così chiamato in riferimento al celebre cranio rasato di Martelly. Secondo i sondaggi, si profila un testa a testa tra lui e Célestin, 53 anni, capo del partito Lapeh (Lega alternativa per il progresso e l’emancipazione di Haiti). Un ballottaggio tra i due principali candidati è previsto per il 27 dicembre.

Martelly, un famoso cantante, ha scosso il sistema politico vincendo le elezioni del 2011, quando il paese si stava ancora riprendendo dal devastante terremoto dell’anno precedente. Ma i suoi critici sostengono che non sia riuscito a frenare la corruzione e le lotte politiche intestine.

Haiti, che ha dieci milioni di abitanti, ha faticato a costruire una democrazia stabile dopo la fine della dittatura della famiglia Duvalier – che ha guidato lo stato caraibico dal 1957 al 1986 – e i successivi colpi di stato militari e brogli elettorali.

Il voto legislativo è fondamentale per riempire il vuoto che si è creato dopo lo scioglimento del parlamento haitiano a gennaio, quando il mandato dei deputati è scaduto senza che fosse stata stabilita una data delle elezioni.

Le misure di sicurezza sono state rafforzate dopo che ad agosto, durante il primo turno, gli scontri tra gruppi di attivisti politici rivali avevano disturbato le operazioni di voto.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dalla Reuters. Per vedere l’originale clicca qui.

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