10 marzo 2017 12:17

Park Geun-hye è stata la prima presidente donna della Corea del Sud. Ed è anche il primo capo di stato sudcoreano a essere destituito. La corte costituzionale ha infatti confermato l’impeachment decretato il 9 dicembre 2016 dall’assemblea nazionale sull’onda dello scandalo di corruzione che coinvolgeva la sua amica e confidente Choi Soon-sil, legata a un culto sciamanico, che avrebbe usato la sua influenza per spingere alcuni grandi gruppi industriali a finanziare le sue fondazioni.

Ecco le conclusioni della corte.

Attentato alla democrazia rappresentativa

Tra il 2013 e il 2016 un collaboratore di Park ha sistematicamente trasmesso a Choi documenti riservati sulle nomine dei vertitici, sulle riunioni di governo, sui viaggi all’estero e sugli incontri diplomatici “sia su richiesta di Park sia a causa della sua negligenza”. Choi dava spesso istruzioni o correggeva i documenti in questione. Per il suo ruolo, la stampa ha spesso parlato di “Rasputin sudcoreana” o “presidente ombra”.

Abuso di potere

Negli anni Park ha nascosto il ruolo che Choi aveva assunto e ha eliminato giornalisti e parlamentari che cercavano di svelare la sua influenza. La presidente “ha abusato del suo potere presidenziale a favore di Choi e dei suoi profitti personali in violazione della costituzione, delle leggi sulla funzione pubblica e del codice etico sulla funzione pubblica”, spiega la corte.

Violazione dei diritti di proprietà

Park ha costretto grandi gruppi industriali, a partire da Samsung e Lotte, tra i principali del paese, a mostrarsi generosi nei confronti delle fondazioni di Choi. Ha inoltre influito sulle decisioni manageriali di gruppi come Hyundai e Kt per firmare contratti molto vantaggiosi in favore di società controllate da Choi.

L’assemblea nazionale aveva anche accusato Park di aver minacciato un quotidiano, il Segye Ilbo, annunciando un’ondata di indagini fiscali e giudiziarie. Il giornale aveva condotto alcune inchieste su Choi e il proprietario era stato costretto a dare le dimissioni. Quest’accusa, tuttavia, non è stata confermata dalla corte costituzionale.

Inoltre Park era rimasta chiusa nella sua residenza nelle prime ore dopo la tragedia del traghetto Sewol, nella quale morirono 304 adolescenti, e i deputati l’accusarono di negligenza. Anche quest’accusa, che ha contribuito alla dichiarazione d’impeachment da parte dell’assemblea nazionale, non è stata confermata dalla corte costituzionale.

La maggioranza dei sudcoreani voleva la destituzione di Park, che resta comunque popolare tra le frange conservatrici della popolazione, nostalgiche del periodo in cui il paese era governato da suo padre, il dittatore militare Park Chung-hee.

Da dicembre, dopo l’impeachment, l’interim è stato affidato al premier conservatore Hwang Kyo-ahn. Le prossime elezioni dovrebbero tenersi a maggio: nei sondaggi il favorito è il leader del Partito democratico Moon Jae-In, d’opposizione, seguito da Hwang.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it