• La situazione nel mondo

I casi di Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus (Sars-CoV-2), nel mondo sono quasi 95mila, mentre le morti salgono a 3.245 (dati del 4 marzo). I paesi e i territori toccati dall’epidemia sono 81. La Cina registra la stragrande maggioranza dei contagi (più di ottantamila), seguono la Corea del Sud (5.621), l’Italia (3.089), l’Iran (2.922), il Giappone (287), la Francia (257) e la Germania (240 casi). Argentina, Cile e Polonia hanno segnalato i primi casi sul loro territorio. Il Regno Unito, ora a 87 contagi, si aspetta un aumento consistente nei prossimi giorni. L’Iraq ha segnalato il primo decesso. L’Iran ha rilasciato temporaneamente più di 54mila detenuti, con pene inferiori ai cinque anni, per contrastare la diffusione del virus nelle carceri sovraffollate.

Negli Stati Uniti i casi confermati sono 129, molti nello stato di Washington, dove ci sono stati nove morti. Ma nel paese i casi rischiano di essere molti di più; i costi della sanità e la mancanza di copertura assicurativa per molti possono spingere le persone a rischio a non rivolgersi alle strutture sanitarie. Nell’Africa subsahariana è stato segnalato un caso in Nigeria e due in Senegal; nel nord del continente, tre casi in Algeria, due in Egitto, uno in Marocco e uno in Tunisia.

  • In Italia

Secondo il ministero della salute, alle 18 del 3 marzo 2020 in Italia le persone ammalate di Covid-19 erano 2.706, le persone decedute a causa del virus 107 e quelle guarite 276. Tra i 2.706 casi positivi, 1.065 si trovano in isolamento domiciliare, 1.346 sono ricoverati con sintomi e 295 si trovano in terapia intensiva. I casi accertati di Covid-19 si concentrano in Lombardia (1.497), Emilia-Romagna (516) e Veneto (345). Il 4 marzo il governo ha deciso la chiusura di scuole e università dal 5 al 15 marzo in tutta Italia. In precedenza misure così restrittive erano state applicate solo nelle zone più colpite, in particolare intorno al comune di Codogno, in Lombardia.

  • Le attrezzature sanitarie e i farmaci

Germania, Indonesia e Russia sono alcuni dei paesi che hanno vietato l’esportazione di mascherine e altre attrezzature mediche usate per proteggersi dal Covid-19. La Francia ha requisito le scorte di maschere protettive fino al 31 maggio. L’Italia, dove non si producono mascherine, ne ha acquistate 900mila dal Sudafrica.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha segnalato il “rapido esaurimento” delle scorte di dispositivi di protezione e ha auspicato un aumento del 40 per cento della produzione. Si stima che ogni mese saranno necessari 89 milioni di mascherine mediche in tutto il mondo, oltre a 76 milioni di guanti e 1,6 milioni di occhiali protettivi. La Cina ha convertito le linee di produzione di cappotti, pannolini e anche di telefonini per fabbricare mascherine o tute protettive, destinate anche al mercato estero. L’India, che è il principale fornitore mondiale di farmaci generici, ha limitato l’esportazione di 26 ingredienti e delle medicine che li contengono, tra cui il paracetamolo, uno degli antidolorifici più usati al mondo. Quasi il 70 per cento dei princìpi attivi presenti nei farmaci indiani arriva dalla Cina, dove però la chiusura di molti impianti ha rallentato la produzione.

  • La letalità secondo l’Oms

L’Oms ha dichiarato che il tasso di letalità globale per il Covid-19 è intorno al 3,4 per cento, una cifra che riflette soprattutto l’epidemia nella provincia cinese dell’Hubei. Si tratta di una stima provvisoria e grossolana, avverte la stessa organizzazione. È possibile che ci siano molti casi lievi, non individuati, che potrebbero abbassare la letalità. Ma è la prima volta che l’Oms fornisce una stima globale della letalità. In Italia il tasso di letalità è stimato intorno al 2,5 per cento.– Bbc, Afp, Reuters

Questo articolo è uscito sul numero 1348 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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