23 ottobre 2020 15:32
  • Se l’epidemia accelera cosa resta da fare? L’aumento del numero di casi in Italia è molto preoccupante, scrive Scienza in Rete, anche perché ci sono ancora pochi dati sui rischi reali di esposizione al contagio nei diversi contesti. “Per capire cosa dobbiamo aspettarci, e quindi cosa fare, possiamo quindi solo ragionare con i dati noti finora”. Quello che sappiamo è che il sistema di tracciamento manuale dei contagi, utile per interrompere le catene di trasmissione, è “a un punto di saturazione”, almeno nelle grandi aree metropolitane. Quindi molti focolai d’infezione non sono più circoscritti. Sappiamo anche che se il sistema delle diagnosi è in difficoltà si allunga il ritardo tra il momento dell’infezione e il momento in cui questa è registrata. Tutto ciò aggrava ulteriormente la situazione e incide sui tempi di saturazione degli ospedali e delle terapie intensive. Secondo Mimmo Iannelli, Piero Manfredi, Stefania Salmaso e Gianpaolo Scalia Tomba, che firmano l’articolo su Scienza in Rete, bisogna insistere con il tracciamento dei contagi, anche se su un numero parziale di casi, e bisogna aumentare i test, usando anche quelli che sono meno accurati del classico tampone: “Ci sono due priorità da perseguire immediatamente. La prima è quella di sostenere e rinforzare, con qualsiasi mezzo, la capacità di individuazione degli infetti sul territorio. Dove le Asl non sono in grado di effettuare l’attività con il proprio personale è quindi prioritario reperire altre risorse anche non strutturate (studenti universitari, pensionati, eccetera) che con un addestramento anche minimo possono effettuare le telefonate di tracciamento dei contatti”. La seconda priorità, continua Scienza in Rete, “è governare e velocizzare gli accertamenti di infezione. In questa situazione la tempestività è cruciale e i tempi di ritardo nella identificazione dei casi sono anche dovuti ai tempi di esecuzione dei tamponi molecolari. Per la diagnostica di casi con sintomi che devono essere trattati è irrinunciabile la qualità diagnostica, ma per tutte le altre occasioni, modalità di accertamento rapido, seppure meno sensibili, possono essere idonee, se più rapide e soprattutto ripetibili. (…) Introdurre i test rapidi in modo organizzato e verificabile e sostenere le attività di contact-tracing sono le due armi migliori che abbiamo per frenare la crescita nel numero di casi che richiedono cure ospedaliere, ma bisogna fare con urgenza”.
  • Quando sono risaliti i nuovi casi di covid-19 in tutta Europa il mese scorso, gli ospedali sono stati inizialmente risparmiati, tanto che qualcuno sosteneva che il virus fosse diventato meno mortale, scrive il New York Times. Ma ora è arrivata una vera seconda ondata, ed è ormai chiaro che la malattia è ancora pericolosa e le misure di contrasto nelle prossime settimane saranno fondamentali per evitare che gli ospedali siano saturati per la seconda volta quest’anno. La Polonia, per esempio, ha già trasformato il suo stadio più grande in un ospedale da campo. Nel frattempo l’onda del contagio continua a travolgere i paesi europei: l’Italia ha registrato il 22 ottobre 16.079 nuovi casi e 136 morti, preoccupano le terapie intensive che potrebbero saturarsi in breve tempo. Il ministro della salute Roberto Speranza ha annunciato che presto i tamponi rapidi si potranno fare in farmacia, mentre in Campania, Lazio e Lombardia scatta il coprifuoco, con diverse regioni pronte a seguirle. In Francia, dove sono stati registrati quasi 42mila nuovi positivi in ventiquattro ore, il primo ministro Jean Castex ha annunciato l’allargamento della chiusura notturna ad altri trentotto dipartimenti, con quarantasei milioni di cittadini interessati alla misura. Felgueiras, Lousada e Pacos de Ferreira, tre comuni nel nord del Portogallo, sono entrati in un nuovo lockdown il 23 ottobre, mentre in Grecia scatta il coprifuoco notturno ad Atene e Salonicco. Perfino il governo svedese ha deciso che, dal primo novembre, comincerà un piano di restrizioni per contenere il covid-19. Riguarderanno ristoranti e soprattutto vita notturna: ”La festa è finita”, ha annunciato il primo ministro Stefan Löfven.
  • L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) vuole affidarsi ai test rapidi per rilevare i positivi al covid-19 in Africa, scrive Le Monde. Il continente è una delle zone del mondo meno colpite dalla pandemia con 1,6 milioni di contagi. Il 22 ottobre, l’Oms ha promesso di lanciare nuovi tamponi rapidi per “aumentare notevolmente la capacità di screening e segnare una vera svolta nella lotta contro il covid in Africa”. Secondo Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa, “l’uso diffuso di test rapidi di alta qualità potrebbe rivoluzionare la risposta del continente al virus”. In molti paesi africani il numero di test è ridotto, limitato alle grandi città e ai viaggiatori, e il tempo di attesa per ricevere i risultati varia da quarantotto ore a più di dieci giorni, secondo l’organizzazione. “Stimiamo che un numero significativo di casi non sia rilevato per queste ragioni”, ha spiegato Moeti. I nuovi test rapidi “sono facili da usare, più economici e forniscono risultati in 15-30 minuti”.
  • Il 22 ottobre, per il secondo giorno consecutivo, il numero di nuovi casi di covid-19 in Germania ha superato la soglia dei diecimila: precisamente le autorità sanitarie hanno registrato 11.242 nuovi contagi in ventiquattro ore, scrive Die Zeit. I numeri, raccolti dal Robert Koch Institute, continuano a crescere costantemente e ormai, anche in Germania, sono nettamente più alti che in primavera, con la variabile, da considerare, della capacità di fare test rivoluzionata rispetto alla prima ondata. Il 16 ottobre erano poco più di settemila i nuovi contagi, a una settimana di distanza il valore non è raddoppiato, ma quasi.
  • Secondo la rivista scientifica Nature, le numerose e ripetute proposte di lasciare che il virus faccia il suo corso – la cosiddetta immunità di gregge abbracciata dall’amministrazione di Donald Trump e da altri – potrebbero portare “morte e sofferenze indicibili”. La città brasiliana di Manaus, devastata dal covid-19 a maggio, ha visto un netto rallentamento dei morti in estate, dovuto, almeno in parte, proprio al fatto che gran parte della popolazione era già stata esposta al virus. Secondo studi recenti “il 66 per cento della popolazione è stato contagiato entro la fine della prima ondata”, spiega l’immunologa Ester Sabino dell’università di São Paulo. Ma a che costo? In Brasile, nel periodo peggiore, si scavavano fosse comuni perché non c’era più posto per i cadaveri.
  • L’Oms e Wikipedia hanno annunciato una collaborazione per combattere la disinformazione sul covid-19. L’Oms garantirà all’enciclopedia online l’uso gratuito delle informazioni, dei grafici e dei video pubblicati. Le infografiche Mythbusters, che sfatano miti e false nozioni sul virus, sono state i primi elementi pubblicati. La collaborazione, la prima tra un’agenzia sanitaria e Wikipedia, garantirà un accesso equo a informazioni fondamentali per contrastare la diffusione del virus. L’Oms traduce i suoi lavori solo in sei lingue rendendo impossibile per miliardi di persone leggere i documenti nella loro lingua madre o seconda lingua. Gli articoli dell’enciclopedia online sono invece tradotti in 175 lingue. Se l’accordo funzionasse potrebbe essere esteso per contrastare la disinformazione anche su altre malattie.
  • Il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodríguez, ha dichiarato che l’embargo commerciale contro Cuba imposto dagli Stati Uniti è costato al paese 5,57 miliardi di dollari nell’ultimo anno, circa 1,26 miliardi in più rispetto al 2019. Le sanzioni hanno reso difficile per il paese l’acquisto degli strumenti di protezione individuale e dei ventilatori necessari per affrontare il covid-19. È la ventinovesima volta che Cuba chiede il sostegno internazionale contro l’embargo imposto al paese dopo la rivoluzione del 1959.
  • In Uruguay il presidente Luis Lacalle Pou, ha riferito che per contenere i contagi i confini del paese saranno chiusi ai turisti durante tutta la stagione estiva (in Uruguay l’estate va da dicembre a marzo).
  • Secondo il Placid Trial, uno studio effettuato in India su 39 ospedali e 464 pazienti ricoverati per covid-19, l’uso del plasma convalescente è inefficace contro il covid-19. Lo studio ha dimostrato che il prelievo del plasma da una persona guarita dal virus e la trasfusione in un paziente ancora positivo ha avuto solo piccoli effetti benefici sull’affaticamento e la mancanza di ossigeno. I ricercatori non hanno riscontrato alcun vantaggio diretto nell’uso del plasma convalescente per frenare la progressione della malattia e ridurre la mortalità.
  • In Corea del Nord i cittadini sono stati invitati a rimanere in casa il 22 ottobre e tenere chiuse le finestre per paura che la tempesta di sabbia proveniente dai deserti della Mongolia e della Cina, prevista per quel giorno, potesse diffondere il covid-19. Tutti i lavori di costruzione nei cantieri all’aperto sono stati sospesi. Secondo le fonti di NK News, durante la giornata le poche persone che sono state viste girare per le strade di Pyongyang, la capitale del paese, avevano un impermeabile addosso. Tomas Ojea Quintana, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord, ha invitato la comunità internazionale a considerare l’abolizione delle sanzioni contro la Corea del Nord, imposte nel 2006 per i programmi nucleari e missilistici, perché con la pandemia potrebbero peggiorare le condizioni dei diritti umani nel paese. Anche se il governo afferma che in Corea del Nord non sono stati registrati casi positivi, Quintoa crede che le sanzioni abbiano avuto un forte impatto sull’economia del paese durante la pandemia, con conseguenze negative sui diritti economi e sociali delle persone.

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