01 maggio 2022 09:18

Nel 2014 le pareti di una stanza del Foundling museum sono state decorate con un murale ideato dal poeta britannico Lemn Sissay. L’opera, intitolata Superman was a foundling (Superman era un trovatello), elencava i nomi di centinaia di personaggi di fantasia cresciuti da persone diverse rispetto ai genitori biologici, da Heathcliff e Estella Havisham a Harry Potter e James Bond. Nel corso dei mesi successivi i visitatori hanno suggerito altri nomi, e la direttrice del museo Caro Howell ha notato che i personaggi dei fumetti tendono in modo particolare ad avere “esperienze in affidamento”. Questa consapevolezza ha portato alla nascita di una nuova mostra: Superheroes, orphans & origins: 125 years in comics (Supereroi, orfani e origini: 125 anni di fumetti).

“Quando cominci a seguire questo filo finisci a fare il giro del mondo”, spiega Laura Chase, curatrice della mostra. Dell’esposizione fanno parte opere originali e copie di fumetti provenienti da nove paesi, tra cui Cina (I vagabondaggi di Sanmao di Zhang Leping), Giappone (Gen di Hiroshima di Keiji Nakazawa), Spagna (Paracuellos di Carlos Giménez) e Svezia (Palinsesto di Lisa Wool-Rim Sjöblom). L’oggetto più antico in mostra è una pagina di Hogan’s Alley di R.F. Outcault, una striscia pubblicata su un quotidiano nel 1895 in cui viene presentato un personaggio senzatetto, Yellow Kid. Tuttavia il luogo storico più importante per i fumetti che raccontano storie di trovatelli, orfani e bambini adottati sono gli Stati Uniti tra gli anni venti e gli anni quaranta.

Little orphan Annie di Harold Gray è stato pubblicato nel 1924. “Gli orfani sono bambini super intelligenti e avranno sempre successo, perché hanno dovuto sempre farcela da soli!”, dichiara Annie in una striscia del fumetto. In Gasoline Alley, di Frank King, il proprietario di un garage, Walt, adotta un ragazzo abbandonato davanti alla porta di casa sua nel 1921. “Mi hai insegnato che prima del tuo arrivo non ero nemmeno vivo”, confessa Walt al bambino un anno dopo. Nel 1932 Dick Tracy accoglie un bambino chiamato Junior. Nel 1933 Braccio di ferro e Olivia iniziano a prendersi cura di un trovatello chiamato Pisellino. Oltre a illuminare la realtà delle baraccopoli statunitensi prima dell’avvento dell’assistenza sociale federale, questo tropo intrinsecamente drammatico ha permesso agli autori di creare personaggi di bambini alle prese con pericolose avventure e di adulti che potevano avere figli senza che fosse necessario descrivere un matrimonio o una gravidanza.

Zenobia. (2016 Morten Dürr e Lars Horneman)

Poco dopo, con la nascita dei fumetti di supereroi, essere un orfano diventò quasi una caratteristica indispensabile per ogni protagonista. Nel 1938 Superman di Jerry Siegel e Joe Shuster era doppiamente orfano, prima a causa dell’esplosione del suo pianeta Krypton e successivamente dopo la morte dei suoi genitori adottivi, i Kent. Anche se in versioni successive di Superman Martha e Jonathan Kent vivono fino all’età adulta del figlio adottivo. Poi arrivò Batman, di Bill Finger e Bob Kane, apparso per la prima volta a Gotham City nel 1939. Come ci ricordano fin troppo spesso le trasposizioni sul grande schermo, i genitori di Bruce Wayne vengono uccisi, così come quelli di Robin, il Boy Wonder che si trasferisce nella Wayne Manor nel 1940.

Nel 1941 Timely Comics seguì la tendenza presentando l’orfano Captain America e il suo aiutante orfano Bucky Barnes. Anni dopo, Timely Comics sarebbe diventata Marvel Comics, casa editrice di personaggi come Spiderman (cresciuto dallo zio e dalla zia dopo l’omicidio dei suoi genitori), Hulk (cresciuto dalla zia dopo la morte della madre e l’internamento del padre in un ospedale psichiatrico), Wolverine (fuggito da casa dopo l’omicidio del padre e l’internamento della madre), Daredevil (il cui padre single viene ucciso da alcuni criminali), Black Panther (madre morta di parto, padre assassinato) e via discorrendo.

Voglia di rivalsa
Esistono evidenti vantaggi narrativi nel creare supereroi separati dai genitori biologici. “Hanno bisogno di risposte. Vogliono giustizia. In un certo senso hanno bisogno di una rivalsa”, spiega il fumettista Woodrow Phoenix. “C’è anche un altro motivo pratico per eliminare i genitori dall’infanzia del protagonista. Se ci sono i genitori, allora c’è qualcuno che può dire ‘no’”. Ma per i personaggi che sono passati dal sistema dell’affidamento questo schema ha una valenza più profonda. I supereroi sono emarginati, si sentono diversi da tutti gli altri. Molti di loro, come X-Men, creano una nuova famiglia con altre persone che vivono ai margini della società.

In uno studio inserito nel catalogo dell’esposizione, Sissay racconta di essersi sentito molto vicino a Superman quando viveva in una casa famiglia e di come in seguito abbia notato i legami psicologici tra sé e il personaggio. “Mi sono accorto che anche lui fa tutto il possibile per nascondere il suo passato, che in segreto sente di essersi sdoppiato, che ha problemi nelle relazioni”.

Superman non sa se deve sentirsi più legato ai genitori kryptoniani che non ha mai visto o ai genitori umani che lo hanno cresciuto. Fino a metà degli anni ottanta i suoi amici utilizzano per lo più il suo nome alieno Kal-El. Da quel momento in poi, invece, lo chiamano Clark. È il genere di cambiamento che un bambino adottato riconosce subito, reso più semplice dal formato del fumetto. Le strisce più apprezzate vengono pubblicate per decenni, dunque c’è tutto il tempo di far crescere i personaggi e sviluppare la loro storia passata. “Nei fumetti non c’è nessuna corsa verso l’epilogo”, spiega Chase. “I fumetti si limitano ad andare avanti, e questo aspetto riflette la nostra vita”.

I curatori della mostra sottolineano che i ragazzi in affidamento somigliano a Superman e ai suoi “colleghi” anche in un altro senso. “Dal lavoro che svolgiamo con i giovani in affidamento sappiamo che vivono esperienze molti difficili e che nel momento in cui lasciano il sistema, a 18 anni, sono gravati da enormi aspettative. La resistenza di cui devono dare prova è sovrumana, ma alla fine spesso ottengono grandi risultati. Sono i veri supereroi”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

La mostra “Superheroes, orphans and origins: 125 years in comics” resterà aperta al Foundling museum di Londra fino al 28 agosto 2022.

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