24 marzo 2022 15:56

Come ogni conflitto armato – e forse in questo caso ancora di più – la guerra in Ucraina ha prodotto una raffica ininterrotta di accuse e controaccuse da parte di ognuno dei due fronti. Verità, mezze verità e menzogne spudorate competono tra loro per assicurarsi il dominio della narrazione sui mezzi d’informazione di tutto il mondo.

La tesi di Vladimir Putin secondo cui la Russia ha invaso l’Ucraina per “denazificarla” è uno degli esempi più chiari di questo fenomeno. I russi sostengono che la rivolta di Maidan del 2014 sia stata un “colpo di stato fascista” e che l’Ucraina sia uno stato nazista. Per anni questa tesi è stata utilizzata da Putin e dai suoi sostenitori come giustificazione dell’occupazione della Crimea e dell’appoggio fornito da Mosca ai separatisti russofoni nella parte orientale del paese. In rete i sostenitori di questa versione non mancano.

Ma l’accusa di Mosca è falsa: l’Ucraina è un vero stato liberaldemocratico (per quanto imperfetto) con elezioni libere che producono significativi cambiamenti al vertice, a cominciare dal voto del 2019 che ha portato alla presidenza un riformatore liberalpopulista, Volodymyr Zelenskyj. L’Ucraina, inoltre, non è affatto uno stato nazista. Dunque il casus belli russo è una menzogna.

Una correzione eccessiva
Tuttavia il comprensibile desiderio dei commentatori ucraini e occidentali di smentire la propaganda di Putin potrebbe aver provocato una correzione eccessiva.

Durante un recente notiziario trasmesso da Bbc Radio 4, il corrispondente britannico ha parlato delle “infondate teorie di Putin secondo cui lo stato ucraino sosterrebbe i nazisti”. Anche questa è disinformazione. Il fatto che lo stato ucraino, fin dal 2014, abbia assicurato finanziamenti, armi e altre forme di sostegno alle milizie di estrema destra, di cui alcune dichiaratamente neonaziste, è incontrovertibile, oltre che già riferito in passato dalla stessa Bbc in modo accurato e competente. Dunque oggi non c’è niente di nuovo o di controverso nel dirlo. Nel 2019 ho trascorso un po’ di tempo in Ucraina, dove per conto della rivista mensile Harper’s ho intervistato diversi esponenti della costellazione dell’estrema destra sostenuta dallo stato. Tutte le persone con cui ho parlato hanno ammesso apertamente la loro ideologia e i loro piani per il futuro.

I migliori resoconti a proposito dei gruppi di estrema destra in Ucraina sono stati pubblicati dal sito open-source Bellingcat, non certo famoso per essere vicino alla propaganda russa. L’eccellente copertura di questo fenomeno spesso trascurato garantita da Bellingcat negli ultimi anni si è concentrata soprattutto sul movimento Azov, la più potente organizzazione di estrema destra in Ucraina e tra i principali beneficiari del sostegno statale.

Negli ultimi anni i giornalisti di Bellingcat hanno indagato sul tentativo del battaglione Azov di entrare in contatto con i nazionalisti bianchi degli Stati Uniti e sul finanziamento che ha ricevuto dallo stato per insegnare “il patriottismo” e aiutare i veterani in pensione. Inoltre Bellingcat ha preso in esame i festival neonazisti di musica black metal organizzati da Azov e il sostegno garantito dall’organizzazione al gruppo neonazista russo anti Putin Wotanjugend, sostenitore di una forma esoterica e marginale di nazismo. Il Wotanjugend condivide uno spazio con il battaglione Azov all’interno della sede di Kiev, combatte al fronte orientale e ha ricoperto un ruolo importante nel tradurre e diffondere in Russia il manifesto dell’attentatore di Christchurch, in Nuova Zelanda. Sfortunatamente la preziosa copertura di Bellingcat dell’ecosistema dell’estrema destra ucraina si è interrotta all’inizio delle ostilità, e questo nonostante la guerra con la Russia abbia provocato una sorta di rinascimento di questi gruppi.

Nei locali della casa editrice Plomin, giovani alla moda organizzano seminari di estrema destra

Il movimento Azov è stato fondato nel 2014 da Andriy Biletskyj (ex leader del gruppo neonazista ucraino Patrioti d’Ucraina) durante la battaglia per il controllo di piazza dell’Indipendenza, a Kiev, e la rivolta chiamata Maidan contro il presidente eletto Viktor Janukovič, vicino alla Russia. Nel 2010 Biletskyj ha dichiarato che un giorno sarebbe toccato all’Ucraina “guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale contro gli untermenschen (subumani) capeggiati dai semiti”. La rivoluzione e la successiva guerra hanno regalato a Biletskyj la visibilità al livello nazionale che cercava da tempo.

Insieme ad altri gruppi di estrema destra come il Pravyj Sektor, nel 2014 il movimento Azov ha svolto un ruolo esterno ai combattimenti contro le forze di sicurezza ucraine che hanno provocato 121 morti e hanno sancito il successo della rivolta. Dopo aver ottenuto dal ministero della difesa l’uso di un grande edificio nei pressi di piazza dell’Indipendenza, Azov ha trasformato la struttura (ribattezzata Casa Cosacca) nella sua sede di Kiev e in un centro di reclutamento. Da allora l’organizzazione ha leggermente smorzato la sua retorica e probabilmente oggi molti combattenti sono attratti più dalla reputazione militare che dalle posizioni ideologiche del movimento. Tuttavia i militanti di Azov sfoggiano spesso tatuaggi della Ss-Panzer-Division Totenkopf e rune a forma di fulmine, insieme al Sonnenrad (sole nero), simbolo del nazismo esoterico. Derivato da un motivo creato per Himmler nel castello tedesco di Wewelsburg, considerata una sorta di Camelot occulta per gli ufficiali delle Ss, il Sonnenrad è insieme alla runa Wolfsangel della divisione Das Reich uno dei simboli ufficiali di Azov, presente sui distintivi e sugli scudi dietro i quali sfilano i combattenti in cerimonie evocative illuminate da torce.

Un’eccezione in Europa
Ho visitato personalmente la Casa Cosacca diverse volte per intervistare importanti esponenti di Azov, tra cui il leader della Natsionalni druzhyny (milizia nazionale, che partecipa ai pattugliamenti della forza di polizia ucraina) Ihor Mikhailenko e la segretaria internazionale e punto di riferimento intellettuale del gruppo Olena Semenyaka. L’organizzazione all’interno della struttura è notevole: insieme alle aule per le attività formative finanziate dallo stato, la Casa Cosacca ospita il salone letterario di Azov e la casa editrice Plomin, dove giovani hipster e alla moda organizzano seminari di estrema destra e traduzioni di libri, circondati dai ritratti di luminari fascisti come Yukio Mishima, Corneliu Codreanu e Julius Evola.

Ma la vera forza di Azov deriva dalle armi, non dalle attività letterarie. Nel 2014, quando l’esercito ucraino era debole e scarsamente equipaggiato, i volontari di Azov comandati da Biletskyj hanno combattuto in prima linea contro i separatisti russi nella zona orientale riconquistando la città di Mariupol, dove sono attualmente sotto assedio. Grazie all’azione di combattenti preparati, audaci e ideologicamente motivati, l’attività di Azov in Ucraina orientale ha regalato all’organizzazione la reputazione di baluardo della nazione e il sostegno dello stato, che ha inquadrato Azov come reggimento ufficiale della guardia nazionale ucraina. A quanto pare Azov ha potuto contare sul sostegno di Arsen Avakov, potente oligarca e ministro dell’interno ucraino tra il 2014 e il 2019.

Sia gli attivisti per i diritti umani ucraini sia i leader delle organizzazioni rivali di estrema destra si sono lamentati nel corso delle mie interviste del vantaggio che il sostegno di Avakov ha garantito al movimento Azov, messo nelle condizioni di conquistare un ruolo dominante nella sfera della destra ucraina e di ottenere anche incarichi ufficiali come controllori elettorali o agenti effettivi nella polizia ausiliaria statale. L’Ucraina non è uno stato nazista, ma il sostegno da parte dello stato ucraino (a prescindere dalle ragioni, valide o meno) alle organizzazioni neonaziste o vicine al nazismo rende il paese un’eccezione nel panorama europeo. Nel vecchio continente sono attivi diversi gruppi di estrema destra, ma solo in Ucraina queste organizzazioni posseggono carri armati e unità di artiglieria grazie all’appoggio dello stato.

A giudicare dalla presenza sui social network, le unità armate di Azov sono in fase di espansione

In passato questo rapporto molto stretto tra uno stato liberaldemocratico alleato dell’occidente e un gruppo di uomini armati che rappresenta un’ideologia profondamente diversa ha creato un certo imbarazzo in alcuni alleati occidentali dell’Ucraina. Negli ultimi anni il congresso degli Stati Uniti ha valutato diverse volte la possibilità di impedire ad Azov di ricevere gli armamenti prodotti negli Stati Uniti. Nel 2019 alcuni parlamentari democratici hanno chiesto che Azov fosse inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche a livello globale. In diverse interviste Semenyaka mi ha ribadito che a suo parere i problemi sono causati dalla propaganda russa e che la cooperazione tra gli Stati Uniti e Azov sarebbe positiva per entrambe le parti.

In questo senso la guerra attuale ha sicuramente favorito Azov.

A chi vanno le armi occidentali
Il tentativo di Biletskyj di fondare un partito politico – Nacionalnyj korpus (Corpo nazionale) – si è rivelato un fallimento e alle ultime elezioni il blocco unito dei partiti di estrema destra non è riuscito nemmeno a superare la soglia di sbarramento (piuttosto bassa) per entrare in parlamento. Gli elettori ucraini, semplicemente, rifiutano l’ideologia di estrema destra. Ma in tempo di guerra Azov e gli altri gruppi simili sono tornati alla ribalta e l’invasione russa sembra aver invertito la spirale discendente successiva alle dimissioni di Avakov a causa delle pressioni internazionali.

A giudicare dalla presenza sui social network, le unità armate di Azov sono in fase di espansione. Di recente sono stati formati nuovi battaglioni a Charkiv e Dnipro, nuove forze speciali a Kiev (dove Biletskyj sta organizzando almeno in parte la difesa della capitale) e nuove milizie locali nelle città occidentali come Ivano-Frankivsk.

Insieme ad altri gruppi di estrema destra come Karpatska Sich (la cui militanza contro la minoranza magiarofona dell’Ucraina occidentale, compresi i rom, ha suscitato le critiche del governo ungherese), il gruppo ortodosso Tradytsija i porjadok (Tradizione e ordine), il gruppo neonazista C14 e la milizia di estrema destra Freikorps, l’invasione russa ha permesso ad Azov di ripristinare il suo dominio e rafforzare la propria reputazione eroica con la caparbia difesa di Mariupol insieme alle forze regolari ucraine.

Fino a poche settimane fa l’occidente continuava a sforzarsi di non armare direttamente Azov, ma ora il movimento sembra essere diventato uno dei principali destinatari delle munizioni e delle attività di addestramento offerti dall’occidente: queste immagini pubblicate su Twitter dal gruppo di opposizione bielorusso Nexta mostrano i combattenti di Azov addestrati nell’uso delle munizioni anticarro britanniche Nlaw da istruttori il cui volto è stato nascosto.

Kiev, 12 febbraio 2022. Un’esercitazione organizzata da veterani del battaglione Azov, per insegnare ai civili a usare le armi. (Sergei Chuzavkov, Sopa Images/LightRocket/Getty Images)

Allo stesso modo, fino all’invasione russa i governi e i mezzi d’informazione occidentali sottolineavano con frequenza i pericoli legati al fatto che i neonazisti occidentali e i suprematisti bianchi facessero esperienza di combattimento al fianco di Azov e delle altre fazioni neonaziste. Al momento, però, queste preoccupazioni sembrano essere svanite: una fotografia recente dei volontari occidentali appena sbarcati in a Kiev (tra cui alcuni britannici) ritraeva Olena Semenyaka sorridente sullo sfondo, insieme all’ex cecchino di Azov Mikael Skillt, neonazista svedese. La Misanthropic division, una unità di neonazisti occidentali che combatte al fianco di Azov, sta reclutando attraverso Telegram i militanti europei perché raggiungano il fronte in Ucraina, “per la vittoria e il Valhalla”.
Al pari delle altre milizie di estrema destra ucraine, Azov è composto da combattenti decisi e disciplinati, motivo per cui il debole stato ucraino è stato costretto ad affidarsi al loro contributo durante i momenti di necessità, dalla rivolta di Maidan alla guerra contro i separatisti esplosa nel 2014, fino all’attuale battaglia per respingere l’invasione russa.

Un timore infondato
All’estero si registra una certa reticenza a parlare apertamente del ruolo dell’estrema destra in Ucraina, sicuramente anche per paura di fare il gioco della propaganda russa. In realtà questo è un timore infondato: dopo tutto i gruppi come Azov sono saliti alla ribalta proprio grazie all’intervento russo in Ucraina. Anziché denazificare il paese, infatti, l’aggressione russa ha contribuito a solidificare il ruolo e la presenza delle fazioni di estrema destra all’interno dell’esercito ucraino, rinvigorendo una forza politica in difficoltà che era stata bocciata dalla maggioranza degli ucraini.

Evidentemente gruppi come Azov non sono principalmente una minaccia né per lo stato russo (in fondo la Russia sostiene già elementi di estrema destra all’interno dell’organizzazione mercenaria Wagner e tra i separatisti ucraini) né per i paesi occidentali, i cui cittadini delusi potrebbero essere spinti a combattere accanto ai neonazisti. Il vero pericolo è per la stabilità futura dello stato ucraino, come sottolineano da tempo Amnesty international e Human rights watch. I gruppi come Azov – per quanto utili in questo momento nel caso di caduta o fuga del governo liberale da Kiev, magari in Polonia o a Leopoli, o più probabilmente nell’eventualità che Zelenskyj sia costretto dagli eventi a firmare un accordo di pace cedendo parte del territorio ucraino – in futuro potrebbero avere l’occasione di sfidare ciò che resta dello stato e consolidare la propria base di potere, anche solo localmente.

Nel 2019 avevo chiesto a Semenyaka se Azov si considerasse ancora un movimento rivoluzionario. Dopo aver riflettuto attentamente, mi ha risposto così: “Siamo pronti per diversi scenari. Se Zelenskyj si rivelerà peggio dell’ex presidente Porošenko, se sarà lo stesso tipo di populista (ma senza certe abilità, connessioni e formazione) allora sicuramente gli ucraini sarebbero in pericolo. E nel caso in cui Zelenskyj diventasse un fantoccio del Cremlino abbiamo già preparato un piano d’azione per creare strutture statali parallele e salvare lo stato ucraino. È uno scenario possibile”.

Nel corso degli anni alcune figure di spicco di Azov hanno esplicitamente dichiarato che l’Ucraina ha un potenziale unico come trampolino per la “riconquista” di un’Europa che ritengono dominata da liberali, omosessuali e immigrati. Anche se le ambizioni continentali dell’organizzazione appaiono poco realistiche, un’Ucraina devastata e impoverita – o peggio, un’Ucraina sfiancata da anni di bombardamenti e occupazione, con grandi aree fuori del controllo del governo – offrirebbe sicuramente un terreno fertile per una forma di militanza di estrema destra che in Europa non si vede da decenni.

Al momento l’Ucraina e Zelenskyj hanno bisogno delle capacità militari e dello zelo ideologico delle milizie nazionaliste e di estrema destra per vincere la battaglia per la sopravvivenza nazionale. Ma quando sarà finita la guerra, sia Zelenskyj sia i suoi alleati occidentali dovranno assicurarsi di non aver rafforzato troppo organizzazioni il cui obiettivo è in conflitto con le norme liberaldemocratiche. Armare e finanziare Azov, Tradizione e ordine o Karpatska Sich potrebbe essere una scelta forzata dalle esigenze di guerra, ma disarmarli dovrà essere una priorità quando la guerra sarà conclusa.

Come abbiamo verificato in Siria, nulla radicalizza una popolazione civile più della privazione e dei bombardamenti. Come in Siria, anche in Ucraina esiste il pericolo che il temporaneo rafforzamento delle fazioni estremiste per sfruttarne l’utilità militare (anche indirettamente) possa avere conseguenze gravi e impreviste. Anche in Siria inizialmente i commentatori occidentali avevano evitato di mettere in risalto l’ascesa delle milizie estremiste (che in seguito avrebbero cannibalizzato la causa dell’insurrezione) per paura di convalidare la propaganda di Assad secondo cui i ribelli erano tutti terroristi. Quella reticenza, alla fine dei conti, ha danneggiato pesantemente la causa ribelle.

Ammettere con onestà che in Ucraina stanno combattendo estremisti di destra non significa favorire Putin. Al contrario, solo monitorando attentamente queste attività (e magari limitandole) sarà possibile garantire che queste organizzazioni non peggiorino la situazione dell’Ucraina nei prossimi anni. In passato i commentatori occidentali liberali si sono lamentati a lungo del fatto che lo stato ucraino ignorasse le fazioni dell’estrema destra. Il fatto che oggi quegli stessi commentatori si stiano comportando nello stesso modo non porterà niente di buono.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sulla rivista britannica online UnHerd.

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