03 settembre 2021 09:47
  • Nel mondo i contagi registrati fino al 2 settembre 2021 sono 218.641.868 e i decessi 4.546.512, secondo i dati della Johns Hopkins university. Sono stati somministrati 5,38 miliardi di dosi di vaccino contro il covid-19 e il 39,9 per cento della popolazione mondiale ne ha ricevuta almeno una. Ma solo l’1,8 per cento della popolazione dei paesi poveri ha ricevuto almeno una dose, secondo i dati di Our world in data.
  • In Francia è stata lanciata il 1 settembre la campagna di richiamo della vaccinazione contro il covid-19 tra le persone più anziane e vulnerabili, per compensare il calo dell’efficacia del vaccino dopo diversi mesi. Il ministero della sanità ha comunicato che sono già duecentomila le prenotazioni e diciotto milioni in totale quelle a cui destinare la terza dose. La campagna – che coinvolge la gran parte delle persone vaccinate con due dosi dei farmaci Pfizer, Moderna e AstraZeneca – inizialmente prevista per chi ha più di 80 anni sarà estesa nelle prossime settimane a chi ha più di 65 anni e dall’11 settembre alle case di riposo. Anche il Regno Unito ha annunciato il 1 settembre l’adozione di questa strategia per le persone a rischio, stimate in mezzo milione, nonostante gli appelli dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dare priorità alla ridistribuzione delle dosi di vaccini nei paesi che ne sono privi. In una nota pubblicata la sera del 1 settembre, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) conferma la posizione dell’Oms considerando che “non c’è bisogno urgente” di proporre un richiamo vaccinale per persone che non presentano un grave deficit immunitario. “La priorità va data a chi non ha ancora terminato il ciclo vaccinale, cioè una persona su tre sopra i 18 anni. Tutti i vaccini autorizzati attualmente nell’Ue offrono un’alta protezione contro il ricovero e le forme gravi di covid-19. Le dosi supplementari vanno destinate solo a persone con gravi deficit immunitari che non abbiano ottenuto un sufficiente livello di protezione con il ciclo completo”. Da parte sua, il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, incaricato di coordinare le forniture dei vaccini nell’Ue, ha dichiarato che i 300-350 milioni di dosi necessari a un secondo ciclo rappresentano solo un mese di produzione.
  • Anche negli Stati Uniti, dove l’uso della terza dose è autorizzato dal 13 agosto, la discussione è stata aperta dai risultati di uno studio realizzato in Israele riguardante la diminuzione dell’effetto immunitario nelle persone già vaccinate e che ha spinto il governo di Tel Aviv a permettere la terza vaccinazione tra chi ha più di 30 anni. Una decisione che lascia perplessa la comunità scientifica. Sul New York Times David Leonhardt ha deciso di approfondire la questione parlando con medici ed esperti e osserva che “uno dei messaggi principali è che non c’è uno standard di valutazione sull’immunità vaccinale: è vero che a un certo punto può diminuire, ma forse non in modo significativo. ‘C’è una grande differenza tra la necessità di un richiamo ogni sei mesi oppure ogni cinque anni’, commenta l’epidemiologo David Dowdy della Johns Hopkins university. ‘Per il momento, con i dati a nostra disposizione non mi sembra evidente che siamo arrivati a questo punto’. Una parte del problema”, continua il giornalista, “è che la faccenda dell’immunità calante attira un sacco di attenzione: quella delle case farmaceutiche che hanno l’interesse a promuovere la terza dose perché così incasseranno parecchi soldi. Quella dei Centri per il controllo delle malattie e della Food and drug administration, che sono storicamente molto caute, forse a volte troppo. Quella di noi giornalisti che abbiamo un debole per le cattive notizie. E quella di tanti statunitensi così comprensibilmente spaventati dal covid da prestare più attenzione ai segnali allarmanti che a quelli rassicuranti”.
  • Una nuova variante del sars-cov-2 denominata mu è stata indicata come variante di interesse dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La mu, o B.1.621, è stata identificata per la prima volta in Colombia e i casi sono stati registrati in Sudamerica e in Europa. Il bollettino settimanale dell’Oms sulla pandemia afferma che la variante ha mutazioni che suggeriscono che potrebbe essere più resistente ai vaccini, come nel caso della beta, ma che sono necessari ulteriori studi per esaminarla approfonditamente: “Dalla sua prima identificazione in Colombia nel gennaio 2021, ci sono state alcune segnalazioni sporadiche di casi della variante mu e sono stati segnalati alcuni focolai più estesi da altri paesi sudamericani ed europei. Sebbene la prevalenza globale della variante mu tra i casi sequenziati sia diminuita e sia attualmente inferiore allo 0,1 per cento, la prevalenza in Colombia (39 per cento) ed Ecuador (13 per cento) è costantemente aumentata. L’epidemiologia della mu in Sudamerica, in particolare per la contemporanea circolazione della variante delta, sarà monitorata per osservarne i cambiamenti”. La mu si va quindi ad aggiungere alle quattro varianti d’interesse del sars-cov-2 segnalate finora dall’Oms: eta, iota, kappa e lambda. La mu sarà tenuta sotto osservazione, sperando che non debba essere presto riclassificata come variante di preoccupazione, come lo sono la variante alpha, presente in 193 paesi, la beta (141), la gamma (91) e la delta (170).
  • In Sudafrica l’Istituto per le malattie trasmissibili ha segnalato una nuova variante del sars-cov-2 indicata come C.1.2. In uno studio preliminare e uscito sulla Piattaforma per la ricerca, l’innovazione e il sequenziamento del Kwazulu-Natal (Krisp) si legge che la variante muta più velocemente delle altre conosciute fino ad adesso. La C.1.2 è stata rintracciata anche in Cina, Mauritius, Nuova Zelanda e Regno Unito. Per il momento mancano i dati per determinare se possa trattarsi di una variante di interesse o di preoccupazione. Il Sudafrica, con 2,7 milioni di contagi e più di 81mila morti, resta il paese più colpito dalla pandemia. Dopo la diffusione della beta, ora affronta una terza ondata dominata dalla variante delta.
  • Il 30 agosto una raccomandazione dell’Unione europea elenca nuove restrizioni per i viaggi non essenziali in provenienza da sei paesi: Stati Uniti, Israele, Kosovo, Montenegro, Libano e Macedonia del Nord. I paesi membri mantengono la possibilità di non applicare le restrizioni a chi è totalmente vaccinato. In precedenza gli Stati Uniti comparivano già in una “lista rossa” per l’ingresso in Belgio e in Germania, dove era richiesto un tampone e un periodo di quarantena.
  • Washington e i Centri per la prevenzione delle malattie sconsigliano ai cittadini statunitensi, anche completamente vaccinati, i viaggi in Svizzera e in Canada, in ragione dell’aumento dei contagi nel paese europeo. Una raccomandazione simile è stata data il 10 agosto per i viaggi dagli Stati Uniti in Francia.
  • Negli Stati Uniti l’aumento dei contagi dovuto alla variante delta, soprattutto negli stati meridionali dove c’è maggiore resistenza ad applicare le restrizioni, ha spinto molte scuole a rimandare l’inizio delle lezioni prevista per la fine di agosto. Il 29 agosto il responsabile per la lotta al covid-19, Anthony Fauci, si è espresso in favore della vaccinazione obbligatoria per tutti gli alunni. Dall’inizio della pandemia gli Stati Uniti hanno registrato più di 637mila decessi.
  • Il dipartimento dell’istruzione ha aperto un’inchiesta su cinque stati ( Iowa, Oklahoma, South Carolina, Tennessee e Utah) dove è stato tolto l’obbligo di indossare la mascherina a scuola, ipotizzando che si tratti di una violazione della legge per la protezione delle persone disabili.
  • I popoli nativi americani negli Stati Uniti applicheranno i loro diritti di autogoverno, riconosciuti dalla costituzione, per rendere obbligatorie le mascherine nelle scuole ed evitare così il divieto imposto da alcuni governatori nonostante i contagi siano nuovamente in crescita. In alcuni casi procederanno a campagne di tamponi e vaccinazione per decine di migliaia di alunni e studenti che abitano nelle riserve.
  • L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l’allarme sul rallentamento delle vaccinazioni registrato nelle ultime sei settimane, pari al 14 per cento. Secondo i dati citati da Hans Kluge, direttore dell’Oms per la regione europea, la diffusione di varianti più contagiose, l’allentamento delle restrizioni e un minor tasso di immunizzazione fanno temere per l’Europa “altri 236mila morti entro il 1 dicembre”.
  • L’Unicef ha reso noto che la Corea del Nord ha chiesto di spedire a paesi che ne hanno più bisogno almeno tre milioni di dosi del vaccino anticovid cinese Sinovac assegnati al paese dal Covax, il programma internazionale di fornitura dei vaccini coordinato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Pyongyang afferma che non c’è nessun caso di contagio nel territorio nordcoreano.
  • Un’altra fiala di vaccino Moderna con “particelle sospette” è stata trovata in Giappone da un farmacista della prefettura di Kanagawa, che ha rimandato la fiala all’azienda che distribuisce e vende il vaccino, Takeda farmaceuticals. La settimana scorsa il ministero della sanità aveva sospeso la somministrazione di 1,63 milioni di dosi prodotte in Spagna e a quanto pare contenenti “particelle estranee”. Il ministro della sanità ha dichiarato si tratta di particelle di acciaio inossidabile, presumibilmente non rischiose per la salute di chi avesse ricevuto il farmaco.
  • In Australia, il premier dello stato di Victoria, Daniel Andrews, prevede che entro il 23 settembre il 70 per cento della popolazione adulta vaccinabile avrà ricevuto la prima dose e che da quel giorno potranno essere eliminate alcune delle attuali restrizioni, applicate in base all’obiettivo nazionale di arrivare a zero contagi, in particolare a Melbourne, dove è ancora in vigore un lockdown severo, con un coprifuoco dalle nove di sera alle cinque del mattino, scuole e parchi chiusi e il divieto di allontanarsi per più di cinque chilometri dal luogo di residenza.
  • Nel New South Wales, pub, ristoranti, stadi e servizi come i parrucchieri potrebbero riaprire alle persone completamente vaccinate dalla metà di ottobre mentre gli ingressi dall’estero per le persone vaccinate, sottoposte a quarantena, potrebbero riprendere da Natale, ha detto la premier Gladys Berejiklian, aggiungendo di aspettarsi che il 70 per cento della popolazione vaccinabile sarà completamente immunizzata per la metà di ottobre. Nello stato il 31 agosto i nuovi contagi sono stati 1.116 e quattro i decessi.
  • In Nuova Zelanda, in lockdown nazionale dal 17 agosto dopo la scoperta di un nuovo contagio, il 30 agosto sono stati registrati 75 nuovi casi. Attualmente risulta vaccinato il 22 per cento della popolazione sopra i 16 anni. Nel paese non c’è obbligo dell’uso della mascherina al chiuso, e molte infezioni avvengono negli “hotel per la quarantena” dove devono soggiornare le persone che arrivano dall’estero.
  • Nelle Filippine decine di infermiere, medici e altro personale sanitario hanno partecipato il 1 settembre a uno sciopero davanti alla sede del ministero della sanità chiedendo di ricevere gli stipendi arretrati, il versamento per tutti delle indennità di lavoro previste per chi lavora nei reparti covid, la fornitura dei dispositivi di protezione, l’assunzione di personale per gli ospedali travolti dai casi di covid-19 e le dimissioni del ministro della sanità Francisco Duque, accusato insieme al governo di sottostimare il problema della pandemia. Le Filippine hanno registrato due milioni di contagi, un quinto dei quali solo nell’ultimo mese. I decessi sono stati finora più di 33mila, e risulta vaccinato con almeno una dose il 17 per cento della popolazione. L’associazione degli ospedali privati stima che nel 2020 si sia dimesso il 40 per cento del personale infermieristico. Una difficoltà presente anche negli ospedali pubblici, che rischiano di restare sguarniti in mancanza di una risposta dal governo.
  • “Entro la fine di settembre gli studenti del Medio Oriente faranno ritorno a scuola dopo la pausa estiva o a volte dopo interruzioni più lunghe dovute alla pandemia”, scrive Francesca Gnetti nella newsletter Medio Oriente, approfondendo la situazione nei diversi paesi della regione. “Le sfide che il settore dell’istruzione deve affrontare nella gestione delle condizioni sanitarie, come nel resto del mondo, sono ancora molte. In alcuni casi la situazione è resa più difficile dai conflitti, dalle tensioni o dalla mancanza di risorse che segnano varie zone della regione”.
  • Riaprono le scuole a Taiwan, chiuse da maggio quando i contagi erano risaliti bruscamente superando i quindicimila nuovi casi.
  • In India, molte scuole hanno avuto il permesso di riaprire per la prima volta dopo un anno e mezzo. A New Delhi tutto il personale dovrà essere vaccinato, il numero di alunni per classe sarà dimezzato, inizialmente torneranno tra i banchi solo alunni e studenti dai dieci ai diciotto anni, ma solo su base volontaria. “Durante una pandemia non c’è mai un momento giusto per fare qualcosa. Ci sono rischi ma la vita deve andare avanti, e senza le scuole non si può andare avanti”, ha detto Jacob John, docente di medicina di comunità del Christian medical college.
  • Il 2 settembre sono tornati a scuola dodici milioni di alunni e studenti anche in Francia, che dovranno rispettare l’obbligo della mascherina, l’igiene delle mani e le misure di distanziamento. Diverse scuole hanno installato in classe i monitor per sapere quando la quantità di anidride carbonica emessa richiede un ricambio dell’aria.
  • In Italia riapriranno tra il 6 e il 13 settembre, le mascherine saranno obbligatorie dai sei anni, a insegnanti e personale scolastico sarà richiesto di esibire il green pass prima di entrare negli edifici scolastici.
  • Nel mondo 4,1 miliardi di persone sono senza assistenza sociale, sottolinea un rapporto dell’Organizzazione mondiale del Lavoro, nonostante la pandemia abbia spinto molti governi ad aumentare i servizi. L’agenzia delle Nazioni Unite specifica che oltre a non avere accesso all’assistenza sanitaria mancano misure per gli anziani, per i disoccupati, le disabilità, la maternità, gli incidenti sul lavoro, la perdita della persona che garantisce il reddito principale in famiglia, il supporto alle famiglie con figli. Nel 2020 solo il 46,9 per cento della popolazione mondiale riceveva uno di questi sostegni, e sarebbe stata una cifra ancora più bassa senza le misure di aiuto messe in campo durante la pandemia, ha osservato il direttore dell’Ilo, Guy Rider, sottolineando “il ruolo cruciale svolto dall’assistenza pubblica nei diversi paesi”.
  • In Grecia rischiano la sospensione dal lavoro circa diecimila operatori sanitari non vaccinati – il 10 per cento della forza lavoro del settore. Il parlamento greco a luglio ha approvato una legge per rendere obbligatorie le vaccinazioni per il personale sanitario dal 1 settembre, portando a proteste fuori degli ospedali in tutto il paese.
  • A Cuba il ministero della sanità prevede di vaccinare i bambini dai due ai 18 anni con il suo vaccino Soberana-2 sviluppato al livello nazionale mentre il paese cerca di raggiungere livelli di somministrazione del 90 per cento entro dicembre. Circa la metà degli 11,3 milioni di abitanti dell’isola ha ricevuto almeno una dose di vaccino, con oltre 3,5 milioni di persone completamente vaccinate. I vaccini cubani, tuttavia, non hanno ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza dall’Oms e quindi non possono essere acquistati dai paesi delle Americhe.

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