21 febbraio 2020 14:31

Questo articolo è uscito il 1 maggio 2008 nel numero 742 di Internazionale. L’originale era stato pubblicato sul Guardian con il titolo Call 999!.

Non avevo mai pensato che avrei avuto bisogno di un piano di battaglia per la nascita di mio figlio. Quella mattina, mentre uscivo per andare al lavoro, mia moglie Jane mi aveva detto che poteva essere “il giorno buono”. Svegliandosi aveva sentito qualcosa. Jessie, la nostra seconda figlia, era nata in ospedale dopo 45 minuti di travaglio, perciò ci avevano consigliato di far nascere il terzo figlio in casa, perché probabilmente non avremmo avuto il tempo di raggiungere l’ospedale.

Quella mattina non mi sono preoccupato troppo per il presentimento di Jane. In ufficio ho tenuto il cellulare a portata di mano, ma poi mi sono distratto con il lavoro. “Tipico dei maschi”, ha commentato qualcuno. Le ostetriche mi avevano tranquillizzato: in caso di necessità sarebbero arrivate a casa nostra in pochi minuti.

Finalmente, poco prima delle 17, è arrivata la telefonata di Margaret, la madre di mia moglie: “Jane dice che devi venire subito. Credo che stia per cominciare”. Margaret stava con noi per badare alle nostre bambine, Jessie ed Esme, durante il parto. Jane si era svegliata dal pisolino del pomeriggio da una decina di minuti.

Grazie a Dio esistono le corsie preferenziali: il taxi mi ha portato a casa in venti minuti. Ho aperto la porta e ho percepito un lieve panico. Esme e Jessie erano in salotto e guardavano i cartoni a tutto volume per non sentire le urla della madre. Margaret era nel bagno del piano di sopra: “Le ostetriche sono bloccate nel traffico. Chiama il 999!”.

Quella che segue è la trascrizione della mia telefonata con l’operatrice delle emergenze.

Mi sembra di vedere la testa. Sì, credo che sia la parte superiore della testa. Credo

Ore 17.28.12: il 999 risponde

Operatrice: Servizio ambulanze. Qual è il problema? Mi dica esattamente cosa è successo.

Leo Hickman: Salve, mia moglie ha le doglie e deve partorire in casa ma sente il bisogno di spingere e l’ostetrica, che sta cercando di arrivare ma è bloccata nel traffico, mi ha detto di chiamarvi se era necessario.

O: Ok, qual è l’indirizzo da dare all’ambulanza, per favore?

Leo Hickman dà l’indirizzo.

O: Il codice postale?

Leo Hickman dà il codice postale.

O: Il numero di telefono da cui sta chiamando, per favore?

Leo Hickman dà il numero di telefono.

O: Lei adesso si trova con sua moglie?

LH: Sì.

O: E quanti anni ha sua moglie?

LH: Ha 34 anni.

O: È cosciente e sta respirando?

LH: Sì, sì.

O: A quale settimana di gravidanza si trova?

LH: Il tempo è scaduto da sei giorni.

O: Il bambino è completamente fuori?

LH: No. No, però lei sente il bisogno di spingere e le ostetriche hanno detto di chiamarvi.

O: Riesce a vedere qualcosa del bambino?

LH: Mm, aspetti. Controllo.

LH: (Pausa). No.

O: Ha le contrazioni?

LH: Sì.

O: È il suo primo parto?

LH: No, il terzo.

O: Ogni quanti minuti ha le contrazioni?

LH (Dopo aver chiesto a Jane): Circa ogni minuto. Per il secondo figlio il parto è durato 45 minuti.

O: Ok. Sanguina molto?

LH (Dopo aver chiesto a Jane): Hm, no.

O: Avete avuto complicazioni ad alto rischio nei parti precedenti?

LH: No, nessuna.

O: D’accordo, sto organizzando le cose per voi. Aspetti in linea e le dirò cosa fare. Non cerchi di impedire il parto. Non le faccia incrociare le ginocchia e non la faccia sedere sul water.

LH: Ok.

O: La faccia sedere nella posizione più comoda possibile e la faccia respirare profondamente tra una contrazione e l’altra.

LH. Ok.

O: (Pausa). Bene, dov’è sua moglie ora?

LH: È in camera da letto.

O: È sdraiata?

LH: È appoggiata al letto con le ginocchia per terra.

O: È la posizione che trova più comoda?

LH: Sì.

O: È nuda dalla vita in giù?

LH: Sì, si è completamente spogliata. (Si sentono gli sforzi di Jane che ha una contrazione).

O: Avete degli asciugamani e delle coperte pulite?

LH: Sì.

O (Sentendo Jane): Ha voglia di spingere?

LH: Sì, credo che abbia voglia di spingere.

O: Bene, voglio che le guardi la vagina da vicino per vedere quanto manca all’uscita del bambino. (Pausa). Allora, vede qualcosa del bambino ora?

LH: Sì. Mi sembra di vedere la testa. Sì, credo che sia la parte superiore della testa. Credo.

O: Crede che sia la testa.

LH: Non sono proprio sicuro.

O: D’accordo, adesso dobbiamo…

LH: Sì, sì, la vedo.

O: A ogni contrazione metta il palmo della mano sulla vagina ed eserciti una pressione ferma ma leggera per tenere la testa del bambino.

LH: Per tenerla dentro?

O: No, non la deve tenere dentro. Metta il palmo della mano sulla vagina ed eserciti una pressione ferma ma leggera per tenere la testa del bambino in modo che non venga fuori troppo in fretta e non provochi lacerazioni.

LH: Ok.

O: Ha capito?

LH: Sì.

O: Appena il bambino esce lei deve sostenergli la testa e le spalle e afferrare saldamente i fianchi e le gambe. Si ricordi che il bambino sarà scivoloso, perciò cerchi di non farlo cadere.

LH: Ok.

O: Bene, come sta ora?

L (A Jane): Non hai una contrazione adesso, vero? (All’operatrice). No.

O: Le resti accanto. (Pausa). Non c’è nessun altro con voi?

LH: Di sotto ci sono le nostre due figlie con la nonna.

O: Potrebbe chiedere a una di loro di aprire la porta di casa?

LH: Ok, lo faccio subito.

O: È una villetta?

L. Sì, siamo al primo piano.

O: (Pausa). Come sta? Vede ancora la testa?

LH: (Pausa). Mm. Si è un po’ ritirata ora che le contrazioni sono finite. Ok, ecco, sta arrivando un’altra contrazione.

O: Bene, si ricorda cosa le ho detto?

Jane (Urlando): Oh, devo spingere! Devo spingere!

LH: Deve spingere.

O: Ha il palmo della mano sulla vagina?

LH: Sì. (Grida e lamenti di Jane) Se la testa esce, cosa devo fare?

O: Se comincia a uscire deve tenerla, d’accordo? E deve impedire che esca troppo in fretta. Deve uscire, ma non troppo in fretta, ok?

LH: Riesco a sentirla. Ok, la testa sta uscendo!

O: Bene. Appena il bambino viene fuori deve sostenere la testa e le spalle. Riesce a vedere le spalle?

LH: Un attimo. Aspetti, aspetti, aspetti. Sì, sta uscendo. Credo.

O: Deve tenere la testa e le spalle e afferrare saldamente i fianchi e le gambe.

LH: Un attimo. (Lunga pausa mentre Leo esamina la situazione).

O: Come va?

LH: Sa, non credo che sia proprio la testa. (Leo è molto spaventato. Invece della testa liscia di un bambino, vede una cosa grinzosa e coperta di chiazze. Si rende conto che dicendolo all’operatrice rischia di spaventare Jane, ma sa che deve dire tutto).

LH: Qualcosa sta uscendo, ma non so cosa sia. (Lamenti di Jane).

O: Non sa cosa sia? (Jane ha un’altra contrazione).

LH: Credo… che sia una parte del sacco.

O: Una parte del sacco?

LH: Che non si è ancora rotto. (Lamenti di Jane).

O: Ok, quanto manca perché esca?

LH: C’è dentro del liquido.

O: Scusi?

LH: C’è dentro del liquido.

O: Del liquido? Ha una spilla da balia?

LH: Non è il bambino. (Urla di Jane).

O: (Lunga pausa). Bene. Se il sacco non si è rotto, deve andare a prendere una spilla da balia, altrimenti il bambino nascerà nel sacco.

LH: Non riesco a sentirla!

O: Mi ascolti: deve prendere una spilla da balia, altrimenti il bambino nascerà nel sacco.

LH: Ripeta.

O: Deve prendere una spilla da balia, altrimenti il bambino nascerà nel sacco. Deve rompere il sacco. Lo deve fare subito.

LH: Ok. (A Jane). Aspetta qui. (Lamenti e urla di Jane. Leo esce dalla stanza, corre verso il pianerottolo, poi si blocca: cerca con tutte le forze di pensare a dove può trovare una spilla da balia. Le bambine non hanno un distintivo con la spilla? Ma bisogna sterilizzarlo, no? Uno spiedino del barbecue nel cassetto della cucina? Dopo trenta secondi di panico Leo torna nella stanza e vede che le acque hanno cominciato a rompersi).

Jane: C’è una montagna di meconio!

LH: Stai bene?

O: Sta bene?

Jane: C’è una montagna di meconio!

LH: C’è molto meconio. (Il meconio, cioè la prima cacca del bambino, può provocare complicazioni, soprattutto durante un parto in casa).

O: Meconio? (Pausa). Va bene, deve comunque tenere il bambino. Il sacco sta uscendo? Il bambino deve essere nel sacco.

LH: Sì.

O: La testa sta uscendo?

LH: Ok, ecco la testa!

O: Bene, deve tenere la testa e le spalle del bambino.

LH: Ok.

O: Le spalle stanno uscendo?

LH: Sì.

O: Ok, deve sostenere la testa e le spalle e afferrare i fianchi e le braccia. Capito? Sarà scivoloso, perciò non lo faccia cadere!

LH: Ok. (Jane respira pesantemente). Forza, piccolino.

O: È nel sacco?

LH: No, riesco a vedere la testa. Vedo la faccia! (Il bambino ha gli occhi e la bocca chiusi e il suo volto è immobile. Leo è spaventato, perché si aspettava che il bambino respirasse appena uscita la testa).

O: Bene, grandioso. Continui a sostenere il bambino, d’accordo?

LH: Ok. (Pausa). Jane, stai andando benissimo.

O: Le dica che è bravissima, sì.

LH: Stai andando veramente bene, Jane. (Pausa). Le spalle sono fuori.

O: Bene, continui a sostenere la testa.

LH: Ok. (Pausa) C’è moltissimo liquido. Forza piccolino. (Urla di Jane). Ok, sta arrivando una spalla. (In realtà un braccio è completamente fuori, Leo ha detto “spalla” per sbaglio).

O: Bene.

LH: Forza, piccolino. (Urla di Jane). Ok, il bambino è fuori!

O: Tutto il bambino è fuori?

LH: È tutto sporco. C’è un sacco di meconio.

O. D’accordo, ora deve pulire il bambino. (Pausa). Il bambino piange o respira?

LH: Non è ancora fuori del tutto. (Forse è la vista del grosso cordone ombelicale che glielo fa dire? Il bambino in realtà è nato. È tutto coperto di meconio, anche in faccia. L’asciugamano si è sporcato ed è inutilizzabile. Leo è in ginocchio e tiene il bambino sollevato da terra, incapace di metterlo giù per correre a procurarsi un asciugamano. Jane non può voltarsi a prenderlo perché non riesce a passare la gamba sopra il cordone ombelicale. Entrambi sono preoccupati perché il bambino non piange, fa solo dei movimenti impercettibili. È di colore blu intenso).

O: Mi dica quando il bambino è completamente fuori.

Jane: Chiama mamma.

LH: Margaret! (Pausa). Ok, il bambino è completamente fuori!

O: Piange o respira?

LH: Sì, sta piangendo. Fa dei piccoli rumori simili al pianto.

O: Benissimo, ora deve strofinare delicatamente la bocca e il naso del bambino. Poi deve asciugarlo con un asciugamano pulito e avvolgerlo con un altro asciugamano pulito e asciutto. Capito?

LH: Ok.

O. Però prima gli pulisca la bocca e il naso. D’accordo?

LH (Ancora senza asciugamano, grida verso il piano di sotto): Margaret! Sbrigati!

Jane: Sollevalo! (Pianto del bambino).

O: È un maschietto o una femminuccia?

LH (Verso il piano di sotto): Ho bisogno di un asciugamano pulito! Subito!

O: Gliene servono due, ok? Uno per asciugare il bambino e uno per avvolgerlo. È un maschio o una femmina?

LH (Ridendo): Non lo so ancora. Un maschietto.

O: Congratulazioni.

LH (A Margaret, che è entrata nella stanza): Presto, presto. (Pianto del bambino).

Jane: Oh, piccolo mio.

LH: Gli asciugamani! (Lunga pausa. Gli asciugamani arrivano e il bambino viene asciugato e avvolto). Do il bambino alla mamma?

O: È avvolto nell’ asciugamano?

LH: Sì.

O: Non tiri troppo il cordone e metta il bambino tra le braccia della mamma. Ora faccia in modo che il bambino e la mamma non prendano freddo.

LH: Ok.

O: Ha pulito la bocca e il naso del bambino?

LH: Sì, ci ho provato. Ma è ancora piuttosto sporco.

O: Ok, è tutto a posto. Va bene così.

LH: C’è un bel po’ di meconio.

O: Ok. (Pausa). Bene, l’ambulanza ormai sta per arrivare.

Jane: Va tutto bene?

LH: Sì. (Pausa. Si sente bussare al piano di sotto). Ok, credo che l’ostetrica o l’ambulanza siano qui.

O: Controllo.

LH: La mamma ora ha il bambino tra le braccia.

O: Come se la cava?

LH: Bene.

O: Se la cava bene?

LH: Credo di sì, sì.

O: Come sta il bambino?

LH: È un po’… è un po’ silenzioso, ma sta facendo come dei gorgoglii.

O: Respira ancora, sì?

LH, mentre due ostetriche entrano nella stanza: L’ostetrica è arrivata.

O: Ok, vuole che la lasci con lei? L’ambulanza ormai è vicinissima. Avete fatto un lavoro fantastico. Congratulazioni. (Entra il personale di due ambulanze: sei specialisti che si prendono cura di Jane e del piccolo Jacob.) Grazie. Arrivederci.

Ore 17.39.28: fine della telefonata

Era arrivata la cavalleria. Hanno visitato subito Jane e il bambino. Erano un po’ preoccupati per il colorito blu-grigiastro del piccolo, ma quando hanno visto che il cordone ombelicale pulsava si sono tranquillizzati. In effetti dopo circa cinque minuti il bambino aveva un aspetto roseo e più sano. L’hanno messo sulla bilancia: 3,6 chili. Un’ora e 20 minuti dopo, quando Jacob aveva già fatto la sua prima poppata, Jane ha espulso la placenta in bagno e il personale dell’ambulanza ha ceduto il posto alle ostetriche. Appena la mamma è tornata in camera, Esme e Jessie sono venute a conoscere il nuovo fratellino.

Solo quando Jane e Jacob si sono addormentati e le bambine erano letto, Margaret e io ci siamo concessi il primo superalcolico della serata. Non ho mai scoperto il nome di O: la conosco soltanto come CAC1821 del call center del servizio ambulanze di Londra a Ilford, Essex. Ma abbiamo brindato anche a lei.

(Traduzione di Giuseppina Cavallo)

Questo articolo è uscito il 1 maggio 2008 nel numero 742 di Internazionale. L’originale era stato pubblicato sul Guardian con il titolo Call 999!.

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