13 luglio 2006 10:37

Da Mr. Chow, a Beverly Hills, al personale non piace darti il menù. “Posso andare a vedere se ne trovo uno in cantina”, dice il cameriere tirando su con il naso. Ha il perfezionismo tipico di un giovane american psycho.

Facciamo scegliere a lui cosa mangeremo. Alla nostra destra siede lo sboccato erede di una dinastia di petrolieri. Sul tavolo alla nostra sinistra una donna festeggia il compleanno. Difficile indovinare quale. Potrebbe essere uno qualsiasi tra i quaranta e gli ottant’anni: la sua faccia è una rigida maschera chirurgica e qualunque espressione sfuggita allo scalpello è stata congelata dal botox.

Di fronte a noi siede il conduttore di un talk show della notte. Il mio amico mi spiega che su una scala di celebrità da uno a dieci questo tizio è un due: in altre parole, non è un Clooney, un Cruise o uno Spielberg. Il cameriere annuncia che ci porterà una sorpresa speciale.

Nel frattempo è arrivato il momento dello spettacolo. Uno chef cinese di una certa età spinge un carrello coperto da una tovaglia al centro della stanza, e lancia in aria una grossa quantità di pasta di pane. La stende, poi la risbatte sul tavolo alzando una violenta nuvola di farina. Ne fa una lunga salsiccia, la piega in due e la fa roteare come un lazo. E continua così finché non lancia per aria un groviglio di tagliatelle in un’esplosione di applausi.

Una paio di minuti dopo le stiamo mangiando. Sono le speciali tagliatelle di Mr. Chow al sugo di carne. Sanno di ragù bolognese con una spruzzata di salsa di soia. Poi arriva la Sorpresa Speciale: zampe di rana. Sono pastellate e fritte con il chili. Dovevano essere delle rane molto muscolose, perché c’è un sacco di carne sulle ossa verdastre. Di che sanno le rane? Be’, queste sanno di chili. Il piatto migliore che ci viene portato è l’anatra, tenera e sostanziosa come il cioccolato fuso. Tutto è così buono che è impossibile dire cosa sia.

C’è aria d’indifferenza tra i camerieri. Ti dicono cosa mangerai e poi se ne fregano se ti piace o no. Il mio amico è confuso: “Le persone vengono qui per lo status. Il cibo è buono, ma questo posto mi fa schifo”.

Internazionale, numero 650, 13 luglio 2006

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