30 ottobre 2017 18:07

La settimana scorsa sono arrivata nel villaggio di Jubbeth adh Dhib, a sudest di Betlemme, durante la visita di una delegazione diplomatica. Ho partecipato a un incontro della delegazione con il comitato femminile che gestisce il villaggio. Jubbeth adh Dhib è noto per l’installazione di un impianto di energia solare finanziato dai Paesi Bassi.

Israele ha sequestrato i pannelli solari a giugno, otto mesi dopo che l’associazione ambientalista israelo-palestinese Comet-Me li aveva installati. Il governo olandese ha inoltrato una protesta ufficiale contro Israele. Il premier Mark Rutte ha perfino sollevato il tema con il suo collega israeliano Benjamin Netanyahu al funerale di Helmut Kohl. Anche il parlamento olandese si è occupato della vicenda. A quel punto Netanyahu si è impegnato a restituire i pannelli ai palestinesi (Michael Sfard, avvocato antioccupazione, ha rinunciato al ricorso che aveva già presentato alla giustizia israeliana). Poco dopo i pannelli sono stati restituiti, ma l’amministrazione civile israeliana e i coloni hanno cominciato a mettere sotto pressione le donne che avevano condotto la battaglia.

Un diplomatico presente all’incontro ha chiesto alle donne del comitato se l’Autorità palestinese le avesse aiutate. Una di loro ha risposto: “Quando i mezzi d’informazione internazionali si sono occupati della vicenda, i funzionari sono venuti qui in massa per farsi fotografare e sommergerci di promesse. Il giorno dopo sono scomparsi”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è stata pubblicata il 27 ottobre 2017 a pagina 32 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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