18 giugno 2015 09:12

Consideriamo le cifre. Il Libano ha sei milioni di abitanti e accoglie oltre 1,2 milioni di rifugiati, soprattutto siriani; la Giordania ha una popolazione di otto milioni di abitanti e oltre 600mila rifugiati; la Turchia, 80 milioni di abitanti, ospita 1,8 milioni di rifugiati. L’Unione europea ha una popolazione di 500 milioni di abitanti e si considera in stato d’assedio perché centomila migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le sue coste, un diciottesimo di quelli che sono arrivati in Turchia.

Questi numeri ci fanno pensare che paesi dalla lunga tradizione cristiana abbiano totalmente dimenticato cosa sono la carità e la compassione, al contrario di molti paesi musulmani infinitamente meno ricchi.

Forse è arrivato il momento di preoccuparci per quello che siamo diventati, perché mentre i volti di questi bambini stravolti e genitori disperati compaiono in prima pagina sui nostri giornali e il papa ricorda a tutti gli europei l’obbligo di mostrarsi umani, noi guardiamo da un’altra parte e ci tappiamo le orecchie.

Qualcuno dirà che la compassione non può dettare la politica, esercizio di realismo che ha le sue esigenze, per quanto spietate. Allora parliamo di politica. Davvero la Francia non capisce che il suo capitale internazionale e la sua vantaggiosa posizione economica nascono dall’essere considerata la patria dei diritti umani, della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza?

È proprio grazie a questa immagine internazionale che i migranti più istruiti in fuga dalla morsa dei dittatori sognano la Francia. Eppure noi sprechiamo questa dote rifiutando tra i primi la ripartizione dei richiedenti asilo tra 28 paesi dell’Unione proposta dalla Commissione europea.

Qualcuno, a questo punto, dirà che una maggiore generosità farebbe il gioco del Front national e delle altre forze europee contrarie all’immigrazione. Niente di più falso. La verità è che diamo solo ragione all’estrema destra assumendo lo stesso atteggiamento di questi partiti e accodandoci a coloro che vogliono farci credere che i rifugiati e i migranti sono un pericolo contro il quale dobbiamo difenderci.

Guardiamo in faccia la realtà. I rifugiati sono nostri alleati, perché la loro fuga evidenzia la barbarie di quei jihadisti che temiamo e vogliamo combattere. Sono nostri alleati, ma noi li respingiamo permettendo ai jihadisti di prendersi gioco delle democrazie arabe e dei loro presunti alleati europei.

In questo modo ci tiriamo la zappa sui piedi, terrorizzati da una massa di derelitti il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla paura. È un atteggiamento incomprensibile, aberrante. Non so voi, ma io mi vergogno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it