01 giugno 2017 10:30

In questa intervista c’è di tutto, compresi, tra le righe, due accenni di apertura. Vladimir Putin si prende grandi libertà con la verità. Quando ha dichiarato il 31 maggio a Le Figaro che la crisi ucraina è solo un problema di decentralizzazione dei poteri siamo restati a bocca aperta.

Quando ha sostenuto che “la Russia non ha mai fatto hacking” e che le accuse di ingerenza del Cremlino nelle presidenziali statunitensi non hanno alcun fondamento non sapevamo se ridere o piangere. La ragione di stato impone spesso grandi menzogne, perché in politica il peccato confessato non è mezzo perdonato.

In ogni caso l’importante è quello che il presidente russo ha detto sulla Siria e sull’Europa. Sulla Siria ha presentato le quattro “zone di decompressione” di cui chiede la creazione da qualche settimana, non come semplice misura per limitare i combattimenti ma come primo passo verso un assetto federale del paese. Non ha usato questa parola, ma l’allusione è chiara quando descrive queste zone con “frontiere geografiche” e “istituzioni decentralizzate” con “i loro legami con il mondo esterno” e pronte a cercare “collaborazioni, anche non strettissime, con le autorità ufficiali dello stato”.

Una novità importante
In qualsiasi lingua questo si chiama federalismo, e il concetto è tanto più chiaro se consideriamo che Putin parla della creazione di queste zone come prologo alla riconciliazione politica, all’adozione di una nuova costituzione e all’organizzazione di elezioni che Bashar al Assad potrebbe vincere o meno.

È una novità importantissima, perché l’unico modo per raggiungere un accordo in Siria è valutare una soluzione federale che tutti i componenti di questo paese e tutti i paesi della regione possano un giorno accettare.

Il percorso che spera di intraprendere Putin nel vecchio continente sembra includere gli Stati Uniti

Per quanto riguarda il vecchio continente Putin è stato meno concreto e più vago, ma è comunque sorprendente che abbia espresso una nostalgia per le idee, emerse dopo il crollo sovietico, di un nuovo sistema di sicurezza europeo che potesse includere gli Stati Uniti e la Russia permettendo una cooperazione economica tra la Federazione russa e l’Unione europea.

Putin ha lasciato intendere chiaramente che ai suoi occhi bisognerebbe ritornare a queste idee abbandonate. In tale modo smentisce la tesi secondo cui vorrebbe solo allontanare l’Unione europea dagli Stati Uniti, perché il percorso che spera di intraprendere includerebbe gli americani. Sul modello del negoziato condotto ai tempi dell’Urss e della guerra fredda, Putin sembra aver proposto una trattativa per un nuovo accordo sulla sicurezza e la cooperazione in Europa.

Non è una cosa da poco, e a tal proposito vale la pena notare che Putin ha voluto complimentarsi con Emmanuel Macron per la sua “visione pragmatica” dei rapporti internazionali, sottolineando i “punti di convergenza” tra sé e il presidente francese.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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