05 aprile 2018 11:04

Sono tre paesi che non potrebbero essere più diversi. La piccola Ungheria, cristiana, conta meno di dieci milioni di abitanti. La Turchia, musulmana, ha invece una popolazione di circa 83 milioni di persone. La Federazione russa, a maggioranza cristiana, ha centocinquanta milioni di abitanti.

A priori i tre paesi non sembrano avere niente in comune. Ma allora perché stanno provocando il caos nell’ordine internazionale?

Paese dell’Unione europea, chiamato alle urne l’8 aprile, l’Ungheria si prepara a concedere per la terza volta una maggioranza al primo ministro Viktor Orbán, l’uomo che ha inventato il concetto di “democrazia illiberale”, un regime i cui leader sono eletti ma i mezzi d’informazione sono sotto controllo e dove le libertà continuano a ridursi. L’Ungheria è in rotta di collisione con tutti i valori dell’Unione europea, da cui non può però essere esclusa perché, a cominciare dalla Polonia, altri paesi dell’Unione provenienti dall’ex blocco sovietico condividono il suo rifiuto di qualsiasi sovranazionalismo europeo.

Amputazioni storiche
La Turchia, paese della Nato dall’inizio degli anni cinquanta, continua ad avvicinarsi alla Russia, da cui acquista armi, mentre rischia sempre di più di scontrarsi militarmente in Siria con gli Stati Uniti o la Francia per la questione dei curdi, bersagliati da Ankara ma a cui gli occidentali si sono affidati per sconfiggere il gruppo Stato islamico. Quanto alla Russia, sappiamo bene come stanno le cose. Resta da capire cosa rende questi tre paesi la causa di così tanti problemi.

La risposta è che tutti è tre soffrono per il dolore derivato da un’amputazione. Alla fine della prima guerra mondiale l’Ungheria ha perso più di due terzi del suo territorio. Nella stessa epoca la Turchia ha perso quello che era stato uno dei più grandi imperi della storia, l’impero ottomano. La Russia, invece, ha perso trent’anni fa l’Europa centrale conquistata da Stalin e l’impero che gli zar avevano costruito nel corso dei secoli.

Oggi l’Ungheria sogna di tornare alla grandezza del passato coltivando il nazionalismo delle popolazioni ungheresi che vivono nei territori perduti.

Dopo aver tentato invano di ritrovare le frontiere imperiali attraverso una proiezione economica e politica, la Turchia vuole impedire ai curdi siriani di conquistare l’indipendenza, nel timore che questo possa alimentare l’irredentismo dei curdi turchi. La Russia, infine, vorrebbe instaurare un protettorato sui paesi che un tempo facevano parte dell’impero degli zar.

In sostanza Ungheria, Turchia e Russia hanno in comune il fatto di non aver ancora accettato di non essere più quello che erano.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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