25 giugno 2016 14:06

Van Morrison, It’s too late to stop now… vol. 2, 3, 4 & dvd (Sony/Exile)

Il doppio album del 1974 It’s too late to stop now… di Van Morrison è giustamente considerato uno dei più grandi album live della storia, con interpretazioni eccezionali da parte del cantante e della sua Caledonia Soul Band. Dopo oltre quarant’anni Morrison è tornato ai nastri originali di quella tournèe, regalandoci più di tre ore di musica qualitativamente stratosferica, mai pubblicata prima. Siamo agli stessi livelli dell’altro grande classico, con il gruppo che gira a mille e Morrison ispiratissimo che sfoglia dal suo catalogo un brano più bello dell’altro, da Into the mystic a Come running, da Brown eyed girl a Moondance, passando per stupende versioni di I believe to my soul di Ray Charles, I just want make love to you di Muddy Waters e l’intramontabile Gloria scritta per i Them. Il livello delle performance è costantemente a livelli altissimi e il nuovo mix realizzato per l’occasione è di qualità superiore, con un suono perfetto, caldo e dettagliato. In più nel cofanetto si trova anche un quarto concerto inedito in dvd, registrato al Rainbow di Londra, con altre interpretazioni fantastiche. Non ci sono abbastanza superlativi per questo disco, compratelo al volo prima che sparisca.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Lou Levy, A most musical fella (Rca Victor Legacy)

Uno dei migliori pianisti jazz appartenenti alla scuola della West coast, Lou Levy può essere ascoltato in molte registrazioni come sideman (in particolare in leggendari album di Stan Getz, Ella Fitzgerald e Dizzy Gillespie), ma non ha mai avuto grande fama come solista, nonostante diversi dischi di qualità realizzati tra il 1954 e il 1958 e ormai introvabili da decenni. Questo magnifico album in trio registrato per la Rca nel 1957 ce lo presenta in forma impeccabile, coadiuvato da due vecchie volpi della scena californiana come Max Bennett al contrabbasso e Stan Levey alla batteria. Tecnicamente perfetto, sempre elegantissimo nel fraseggio, dotato di swing a palate, Levy alterna pagine celeberrime come Night and day di Cole Porter e Yesterdays di Jerome Kern a suoi brani originali, anch’essi scritto con gusto e notevole verve. I tre musicisti non sprecano un minuto, alternandosi nei soli con eleganza e bravura regalandoci ascolti piacevolissimi. Un’ottima occasione per fare la conoscenza di un’eccellente musicista, rimasto ingiustamente in ombra.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Michele Marelli, Contemporary clarinet (Decca)

Questo disco è un esempio ideale di come la musica contemporanea possa e debba essere eseguita. Michele Marelli possiede una tecnica di livello eccezionale, con cui affronta partiture spesso assai ardue dal punto di vista del virtuosismo strumentale quanto da quello musicale. Marelli è un convinto assertore dell’avanguardia radicale, quindi molte di queste partiture non sono di ascolto immediato, con l’eccezione dell’irresistibile Tanze Luzefa! di Karlheinz Stockhausen. Ciononostante vi invito alla pazienza e al riascolto, dato che dopo qualche frequentazione questi lavori rivelano tutti i loro segreti espressivi.

L’impaginazione del programma mi appare disuguale a livello qualitativo (ma non faccio molto testo, non essendo mai stato un fan della musica di Marco Stroppa o delle partiture attribuite a Giacinto Scelsi), però non mancano i momenti davvero memorabili: i complessi incastri ritmici de La chute d’Icare di Brian Ferneyhough sono al limite del possibile, ma vengono resi con precisione sbalorditiva e soprattutto con autentico entusiasmo (impressionante in questo brano anche la prestazione della New Music Orchestra diretta da Szymon Bywalec). Le pagine di Stockhausen, con cui Marelli ha avuto una lunga collaborazione, sono interpretate in modo perfetto, in tutto e per tutto degno delle ormai leggendarie esecuzioni di Suzanne Stephens. La riproposta dell’ormai classico Dialogue de l’ombre double di Boulez va considerata tra le versioni di riferimento e la resa del bellissimo High (in memoriam Miles Davis) di Ivan Fedele, qui eseguito nella versione per corno di bassetto (strumento che Marelli domina come pochi altri), ci regala momenti di squisita poesia. Un disco che merita il vostro acquisto e la vostra fiducia.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it