Questa storia della manifestazione omofoba davanti al liceo Giulio Cesare di Roma mi ha fatto ripensare ai miei anni di scuola.
Ho fatto coming out con la mia classe a 16 anni e la reazione dei miei amici è stata una delle sorprese più belle della mia vita, che mi ha dato quella spinta di ottimismo e di fiducia negli altri che cavalco ancora oggi.
In molti stanno correndo a leggere il passaggio incriminato del libro Sei come sei, di Melania Mazzucco. Tra questi c’è Marco Tosatti che su La Stampa chiede l’intervento del ministero della pubblica istruzione in un drammatico resoconto degli eventi intitolato “Leggete, per favore. Se avete figli”.
Ebbene, io i figli ce li ho, eppure la questione del libro mi interessa poco. Che fosse adatto o no a dei liceali, è un problema secondario: questo tipo di cose sono sempre accadute, e si sono sempre risolte dentro le mura scolastiche con misure tipo una protesta dei genitori, un’assemblea d’istituto, l’intervento di un preside.
Quello che mi fa impressione invece è che da questo episodio così irrilevante ne scaturisca una manifestazione omofoba, con tanto di striscioni. Sarebbe successa la stessa cosa fuori scuola se il brano giudicato inadatto si fosse riferito a un rapporto eterosessuale? Qualcuno avrebbe invocato l’intervento del ministro?
Non sono quattro righe di un libro il problema, ma l’incendiario clima d’intolleranza che si sta creando nel nostro paese intorno alla questione dei diritti lgbt. Uno dei segnali più inquietanti è la nascita del nuovo aggettivo “omosessualista”, con cui i nuovi agguerriti difensori della tradizione apostrofano chiunque cerchi di promuovere il rispetto e l’informazione sull’orientamento sessuale nelle scuole.
Omosessualista è un termine molto più pericoloso di frocio, perché nasconde l’odio dietro a una facciata ideologica. È la discriminazione che si traveste da opinione.
Per un’ironica coincidenza il mio liceo, quello in cui tanti anni fa sono stato rispettato e accettato per quello che sono, era proprio il Giulio Cesare.
Al corpo insegnanti va tutto il mio sostegno contro le minacce e le denunce in cui sono incorsi questi giorni. Il loro peggior errore potrebbe essere quello di aver scelto un libro che conteneva alcuni passaggi poco adatti a una lettura di classe.
È davvero il caso di trascinarli in tribunale? Di telefonare in lacrime al ministro? O di chiedere rinforzi agli striscioni dell’estrema destra, che per l’occasione ha coniato l’esilarante slogan “Maschi selvatici! Non checche isteriche”? Ma siamo seri, su.
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