11 gennaio 2013 14:00

Sono l’unica che sta malissimo ogni volta che la sua bambina si ammala? –Giulia

Purtroppo no, siete in molte. Quelle che quando il figlio vomita si mettono a piangere o se ha 39 di febbre devono prendersi un calmante. E il problema è che questa empatia materna non si limita alle malattie. Man mano che tua figlia crescerà ti sentirai sempre più coinvolta in tutti gli aspetti della sua vita: compiti in classe, storie d’amore, ricerca di un lavoro. A me è toccata una madre così.

Quando le ho detto che sono gay, ha risposto: “Ma perché è capitato proprio a me?”. Lì per lì non me la sono sentita di dirle che semmai era capitato a me, non a lei. E quando le ho annunciato che io e mio marito saremmo diventati padri, se n’è uscita con un: “Ma io non sono ancora pronta!”, come se il figlio dovesse crescerlo lei. L’anno scorso mi ha chiamato con aria depressa per dirmi: “Quella professoressa maledetta non ci fa laureare neanche a questa sessione”, e non parlava dell’università della terza età, ma della tesi di mia sorella.

Giulia, cerca di trovare al più presto una cura per la tua ipocondria di riflesso perché prendersi carico di ogni piccola o grande seccatura che capita ai figli è una vita d’inferno. E fallo anche per la tua bambina, perché lucidità e sangue freddo sono caratteristiche fondamentali per fare bene il genitore, che si tratti di accudire una bambina con la febbre o abbracciare un ragazzino che ti rivela di essere gay.

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