25 gennaio 2013 14:00

C’è un modo di dare il mio cognome al mio futuro figlio senza offendere la famiglia di mio marito? –Patrizia

I miei bambini hanno cognomi diversi. Per via dell’arretratezza della legge italiana in fatto di genitori gay, le due più grandi portano il mio cognome mentre il più piccolo quello di mio marito. Ma per una volta non mi posso lamentare: nella nostra famiglia i cognomi sono distribuiti in modo democratico, senza che prevalga quello di nessuno. Perché questa storia del cognome del marito – e del padre – è roba da medioevo. Roba da primogenito maschio erede al trono e figlia femmina in convento a Monza.

Da quest’anno qui in Svizzera è cambiato tutto: i coniugi tengono ognuno il proprio cognome, stabilendo subito quale trasmettere a eventuali figli. Oppure possono prendere entrambi uno dei due, che poi passerà automaticamente ai figli. Facile, no? In Italia, invece, la scelta per le donne è solo questa: o subisci il maschilismo prerinascimentale o passi per la femminista invasata che getta nel disonore il marito e tutti i suoi avi, tra l’altro passando per una complicatissima trafila burocratica.

È un ricatto bello e buono, ma io non sono mai stato per il quieto vivere: se c’è una battaglia da fare, allora bisogna farla. Forse tuo suocero ti terrà il muso per qualche mese, ma avrai contribuito a far fare un piccolo passo avanti a tutta la società. E da grande tuo figlio sarà orgoglioso del suo cognome.

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