03 agosto 2020 11:41

Certo pop californiano ha una specie di potere magico: ti fa sentire in una piscina a forma di fagiolo, circondato da palme dovunque tu sia. Probabilmente è musica che tocca qualche sinapsi, che mette in circolo qualche feromone, chissà. Lo fanno i Beach boys, lo fanno certi Fleetwood Mac e più di recente lo fanno benissimo le Haim.

Ned Doheny è un cantautore e chitarrista di Malibu, nato nel 1948, e penso che il suo album Hard candy (1976) non possa mancare in nessuna playlist estiva che si rispetti: vorrei averlo nel defunto formato Stereo8 per poterlo sentire su una decapottabile in corsa verso Venice Beach.

Doheny ha suonato con chiunque, da Glenn Frey degli Eagles a Linda Ronstadt, e la sua Wat cha’ gonna do for me, scritta per Chaka Khan, è stata un numero uno in classifica nel 1981. Hard candy è un album piacevole come il sole sulla pelle il primo giorno di mare: è suonato e prodotto da dio e nonostante abbia un suono che è stato saccheggiato fino allo sfinimento per tutti gli anni ottanta non delude mai.

Get it up for love è la hit estiva perfetta: sexy e indolente, scivola via lasciando una scia di profumo di olio abbronzante al cocco e monoi, sì quella robaccia unta con cui ci si impiastricciava negli anni settanta; A love of your own (rifatta anche dalla Average White Band) sembra anticipare l’rnb morbido e melodico degli anni novanta e On the swing shift sembra un pezzo dei Bee Gees baciato dal sole. All’epoca, con un pizzico di snobismo, questa musica era chiamata soft rock. Oggi è semplicemente pop music un po’ vintage ma di gran classe.

Ned Doheny
Hard candy
CBS, 1976

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