12 giugno 2011 12:00

Si potrebbe pensare che la storia di un calciatore britannico che conosce una ragazza e ci va a letto non interessi a nessuno. Ma una notizia di questo tipo finora ha prodotto un’esplosione di attività sui social network, titoli di prima pagina sui giornali, interrogazioni parlamentari, dichiarazioni del primo ministro britannico, discussioni tra i leader europei e minacce di processi. E potrebbe perfino influenzare la vita dei social network. Vediamo perché.

Tutto era cominciato, a sentire la ragazza, otto mesi fa in un albergo di Londra. Il giocatore, che per ora chiameremo signor X, aveva conosciuto una ex concorrente di un reality show e tra loro era cominciata una relazione. Non era stata una cosa saggia. Lui era sposato e lei, a quanto pare, cercava un po’ di notorietà. A un certo punto la relazione è finita, ma è stata scoperta dal Sun, il tabloid di Rupert Murdoch famoso per le cosiddette storie kiss and tell, in cui compagni di letto di persone famose raccontano – a pagamento – la loro avventura. Il Sun era pronto a rivelare tutto, quando gli avvocati del signor X hanno chiesto, e ottenuto, un’ingiunzione del tribunale che gli impediva di svelare l’identità del loro cliente. Tre giorni dopo un domenicale ha pubblicato il racconto della donna senza il nome del calciatore. Sono seguite molte ipotesi online su chi fosse, mistero presto risolto quando un anonimo l’ha scritto su Twitter.

Altri personaggi famosi – calciatori, un “attore di fama mondiale”, un “volto noto” della tv, uomini d’affari – si sono rivolti al tribunale per bloccare il racconto delle loro avventure extraconiugali. Lo hanno fatto in base a una legge ispirata alla Dichiarazione europea dei diritti umani che prevede, per la prima volta nella legislazione britannica, un potenziale diritto alla privacy. Ma il modo in cui si protegge questa privacy dipende dall’interpretazione di un giudice.

Gli avvocati hanno chiesto il segreto per tutelare la privacy delle mogli e dei figli di quegli uomini che avevano sbagliato, e i giudici hanno concesso le ingiunzioni con motivazioni che, ovviamente, non erano pubblicabili. Si è scoperto che erano state concesse decine di queste ingiunzioni. Alcune per motivi incontestabili, per esempio per non far rivelare il nome di una madre che voleva spegnere le macchine da cui dipendeva la vita della figlia gravemente malata. Ma altre ingiunzioni servivano solo a impedire che giornali specializzati in queste faccende rivelassero le infedeltà di persone famose.

Questi giornali, aiutati e sostenuti da un gran numero di britannici curiosi, non avevano nessuna voglia di accettare tranquillamente le decisioni dei giudici. Pur non violando le ingiunzioni, si sono ribellati, sostenendo che spettava al parlamento fare una legge sulla privacy, non ai singoli giudici interpretando la Dichiarazione europea a favore del diritto delle persone ricche e famose di tenere segreti i loro affari, e limitando la libertà di stampa. Intanto su Twitter sono trapelati altri nomi, molti utenti li hanno ritwittati e da metà maggio tutti in Gran Bretagna ne sapevano almeno quattro. Ma i giornali non potevano citarli.

Fino a che due parlamentari si sono alzati e, sfruttando l’antica legge secondo cui non possono essere perseguiti per quello che dicono in parlamento, hanno fatto i nomi di due beneficiari delle ingiunzioni. E poiché i mezzi d’informazione possono raccontare quello che succede in parlamento, anche i giornali hanno finalmente fatto quei nomi. Il primo è stato quello di sir Fred Goodwin, un uomo un tempo a capo di una banca che ha dovuto essere salvata con miliardi di sterline di denaro pubblico. A quanto sembra aveva avuto una relazione con una sua dipendente. E il calciatore, il signor X, è Ryan Giggs del Manchester United.

A un certo punto gli avvocati di Giggs hanno detto che avrebbero preso provvedimenti per costringere Twitter a divulgare l’identità delle persone (forse migliaia) che aveva twittato, o ritwittato, il nome del loro cliente. Twitter è una società statunitense, soggetta alle leggi della California e non a quelle inglesi, quindi la richiesta era piuttosto bizzarra. Secondo il diritto civile britannico i contenuti dei mezzi d’informazione tradizionali subiranno le decisioni dei tribunali, mentre quelli dei social network no. Le persone che sfidano le ingiunzioni dei giudici sono semplicemente troppo numerose per essere perseguite legalmente. Ci potrebbe essere qualche caso esemplare, ma è improbabile che scoraggi il tweet di massa delle informazioni proibite.

Il fatto più importante è che la gente sceglie con cura le informazioni che decide di far circolare. Non rivela l’identità delle madri che vogliono spegnere le macchine a cui è legata la vita delle loro figlie, ma i nomi di uomini ricchi e famosi che pagano per mantenere segreti i loro comportamenti scorretti. Qualcuno potrebbe definirla una versione online del governo delle masse, io sarei più propenso a chiamarla una sorta di democrazia. Sarà anche un metodo rozzo e brutale, ma è il popolo che vota. Con le dita sulla tastiera.

*Traduzione di Bruna Tortorella.

Internazionale, numero 901, 10 giugno 2011*

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