07 giugno 2013 16:21

L’altro giorno ho finito la carta igienica. Sapete come vanno queste cose. L’ultimo rotolo innesca un conto alla rovescia: a seconda di quante persone vivono in casa e di quanta carta consumano, bisogna correre al negozio nell’arco di qualche ora o di un giorno al massimo, altrimenti sono guai (a meno di non essere un uomo che vive da solo, nel qual caso si può aspettare fino al prossimo equinozio). Ma le cose possono andare anche peggio.

Guarda caso, il mio ultimo rotolo di carta igienica è coinciso con una carenza di carta assorbente, con un pericoloso consumo di pannolini (sapete, per i bambini!) e con l’ultimo detersivo per piatti. È stata una vera crisi di scorte casalinghe, e come al solito io avevo da fare e non avevo nessuna voglia di uscire a fare la spesa.

Ma questa catastrofe ha un lieto fine. Ad aprile sono entrato nel “programma di prova” di Google Shopping Express: un servizio di e-commerce che consegna la merce poche ore dopo il tuo ordine. Per ora funziona nella Bay Area di San Francisco e ti permette di fare la spesa da Target, Walgreens, Toys R Us, Office Depot e diversi negozi locali come Blue Bottle Coffee. Shopping Express ha gli stessi prezzi dei negozi.

Dopo che hai scelto il prodotto da comprare, selezioni una fascia oraria per la consegna (per esempio “Oggi tutto il giorno” oppure “fra le 14 e le 18”) e il gioco è fatto. Il giorno in cui ho finito la carta igienica ho spedito l’ordine verso mezzogiorno. Poco dopo le quattro un fattorino di Google in camicia verde si è presentato davanti alla mia porta di casa con la spesa. Dopodiché mi sono rimesso al lavoro, senza mai dover uscire di casa.

Google sta pensando di chiedere dai sessanta ai settanta dollari all’anno per il servizio, entrando in competizione con il piano abbonamenti di Amazon Prime. Ma per il momento l’azienda non ha ancora definito i prezzi e nel periodo di prova il servizio è gratuito. L’ho trovato semplice, economico e affidabile.

Come è successo quando ho provato per la prima volta Amazon Prime, è cambiato il mio modo di pensare allo shopping. Nel breve periodo in cui l’ho usato, Shopping Express ha sostituito Amazon come sito di riferimento per comprare prodotti per la casa. Prima mi rifornivo di carta igienica, carta assorbente e pannolini su Amazon Subscribe & Save, che offre sconti consistenti sugli ordini all’ingrosso se scegli di ricevere la merce a intervalli regolari.

È un buon sistema, ma ordinare una fornitura regolare di prodotti dall’uso imprevedibile (come i pannolini per un neonato) è compplicato. Spesso mi capita di finire le scorte prima della consegna successiva, oppure di riceverle quando ne ho ancora un bel po’.

Shopping Express è molto più semplice. Puoi comprare merci scontate da ipermercato senza tutte le seccature degli ipermercati: prendere la macchina, parcheggiare, fare la fila. Inoltre, ricevi tutto immediatamente.

Dopo averlo usato per qualche settimana è difficile non pensare che un servizio come Shopping Express rappresenti il futuro dello shopping (e anche il passato: si tratta del ritorno di servizi per nulla redditizi della fine degli anni novanta come Kozmo e WebVan, anche se è presumibile che stavolta sia stato trovato il modo di trarne un profitto).

Ma non è solo Google: ieri la Reuters ha scritto che Amazon sta estendendo AmazonFresh – il servizio di consegna a domicilio di prodotti alimentari – ad altre grandi città oltre a Seattle, dove è attivo da diversi anni. La decisione di Amazon conferma la teoria cui ho accennato un anno fa: l’obiettivo a lungo termine di Amazon è dare a tutti i clienti le consegne in giornata.

Al momento, lo svantaggio principale di Amazon sono i ritardi nelle consegne. Comprare online ha senso per molti prodotti, ma la maggior parte del commercio al dettaglio riguarda cose di cui si ha bisogno (o si crede di aver bisogno) subito.

Questo spiega come mai Wal-Mart registra ogni anno un fatturato di cinquecento miliardi di dollari contro gli appena 61 miliardi di Amazon. I clienti di Wal-Mart passano dai suoi supermercati diverse volte alla settimana per fare la spesa per la cena, e dato che si trovano lì a volte comprano anche qualche prodotto caratterizzato da un margine di profitto più elevato. Offrendo la possibilità di ricevere prodotti alimentari e articoli per la casa in giornata, Amazon e Google stanno cercando di inserirsi in questo mercato.

Shopping Express potrebbe essere un successo. Se fatte per bene, le spedizioni in giornata annullano la distinzione fra i prodotti che si acquistano online e quelli che si comprano nei negozi. Oggi quando rifletti sulla ista della spesa devi fare una specie di checklist: mi serve ora? Lo posso comprare far due giorni? Vale la pena di prendere la macchina? Con le consegne in tempo reale, questo non serve più: tutti gli acquisti diventano acquisti online.

Ma questo non è che l’inizio. La promessa a lungo termine delle consegne in giornata è che produrranno nel settore dei generi alimentari la stessa rivoluzione che Amazon ha scatenato nel mondo dei libri e della musica. Il vantaggio è una scelta vastissima. Nei supermercati lo spazio è limitato e costoso e per questo è raro trovare tutto ciò di cui si ha bisogno in un unico negozio.

Safeway, il supermercato di medie dimensioni del mio quartiere, basta per circa tre quarti degli acquisti, ma in molti casi io cerco prodotti speciale come pesce fresco, una spezia particolare, il caffè in grani appena tostato, il pane genuino o una varietà esclusiva di latte di cocco, e per trovarli devo andare da Whole Foods, da Trader Joe’s, al mercatino cinese o indiano oppure in qualche altro posto fuori mano (insomma, sappiatelo: i problemi del primo mondo sono comunque problemi reali).

È impossibile che un negozio contenga tutto quello che mi serve: non c’è una grande richiesta di foglie di curry indiano fresche o di aragoste vive perché il Safeway della mia zona gli dedichi lo spazio necessario. Ma se un negozio potesse rivolgersi a tutti gli abitanti di una grande metropoli, potrebbe tener conto anche della domanda dei beni poco richiesti.

Questo è il possibile scenario delle consegne in giornata: questo sistema creerebbe un negozio unico per tutto quel che si vorrà mai vendere e renderebbe accessibile la coda lunga dei generi alimentari.

Google e Amazon stanno cercando di risolvere questo problema in modo diverso. Google non si appoggia ai magazzini locali: tutto quel che compri viene direttamente da un negozio della zona. Per migliorare il servizio, il sistema cerca di procurare i prodotti nella rivendita più vicina. E a differenza di AmazonFresh, Google Shopping Express non vende ancora latte, verdure e altri prodotti che scadono, ma sta cercando un modo per farlo. Probabilmente Google cercherà di ampliare la sua selezione entrando in affari con molti più rivenditori al dettaglio.

A quanto pare, la società sta riflettendo su questo progetto nello stesso modo in cui pensa al suo sistema di pubblicità in rete: in futuro qualunque negozio che vorrà aderire al programma potrà iscriversi e vendere i propri prodotti attraverso il sistema. Così come riceve qualche dollaro ogni volta che un utente apre il sito di un committente dal suo motore di ricerca, Google imporrà una commissione ai negozi per ogni acquisto effettuato tramite Shopping Express.

Anche AmazonFresh ha stretto accordi con i negozi locali. Il suo servizio propone i prodotti di decine di ristoranti, supermercati etnici, macellerie, pescherie e panifici della zona di Seattle. Ma diversamente da Google, Amazon ha anche una serie di magazzini per le merci che vende direttamente ai suoi clienti, e in questa categoria rientra molta della sua frutta e della sua verdura. Vendendo prodotti propri, l’azienda può garantire controlli rigorosi sulla qualità.

Un particolare interessante è rappresentato dalla valutazione di ogni singola varietà in vendita: oggi gli avocado hanno un punteggio di appena due ravanelli (su un massimo di cinque) e quindi sono di qualità media, mentre con il crescione, che ha quattro ravanelli, deve essere fantastico.

Io non vivo a Seattle, quindi non ho mai fatto la spesa su AmazonFresh, e a dire il vero ne sono piuttosto felice, dato il prezzo di questi prodotti. I cetrioli costano cinque dollari, circa quattro in più di quanto li pago nella mia zona. Per i peperoncini serrano bisogna pagare più di dodici dollari al chilo, e per le carote biologiche quasi cinque dollari al mazzetto. Più che i prezzi convenienti tipici di Amazon, questi sembrano i prezzi esorbitanti di Whole Foods.

Inoltre AmazonFresh non ha tutti i prodotti che trovo a dieci minuti da casa mia. Niente foglie di curry, pesci, farina senza glutine, caffè in grani appena tostato o latte di cocco. Insomma: forse un giorno la coda lunga dei generi alimentari sarà accessibile, ma oggi è ancora piuttosto corta.

Quale servizio vincerà, quello di Google o quello di Amazon? In questi anni tante società hanno fallito nel tentativo di conquistare il mercato delle consegne giornaliere che potrebbe sembrare saggio scommettere contro entrambe le aziende.

Soprattutto per quanto riguarda i beni deperibili, i cui margini di profitto sono bassi e per cui le aspettative della clientela sono molto alte (non si farebbe mai la spesa in un negozio che rompe le uova appena acquistate), non ci sarà da stupirsi se le due aziende troveranno impossibile offrire un servizio all’altezza delle loro ambizioni.

Il vantaggio di creare un servizio di consegna in giornata di generi alimentari potrebbe essere straordinario, soprattutto per Amazon. Se questo colosso dell’e-commerce amplierà la gamma dei suoi prodotti e terrà i prezzi bassi, potrebbe diventare la rivendita al dettaglio più diffusa del mondo. E sarebbe anche la più apprezzata.

Perché quando un ragazzo vi porta la carta igienica a casa proprio quando ne avete bisogno, lo accogliete a braccia aperte. Qualunque sarà il prezzo, e per quanto scoraggianti possano essere le difficoltà da affrontare, questo risultato è troppo allettante perché Jeff Bezos lo ignori.

(Traduzione di Floriana Pagano)

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