Finora mi ero limitata ad aspettare la sua rubrica radiofonica con trepidante devozione. Un tempo arrivava il venerdì, a mo’ di premio. Da un paio di mesi è stata anticipata al lunedì, diventando un motivo in più per strapparsi al letto e affrontare la settimana. Il fatto è che l’umorista Bert Kruismans - di cui ho già parlato qui - ha un dono (o forse fa questo effetto solo a me, chissà): anche quando se ne esce con una battuta meno riuscita di altre, mette allegria.
Sarà l’accento fiammingo (che ho scoperto essere volutamente esagerato), o l’autoironia, o forse la nonchalance con cui trafigge gli ospiti del programma radiofonico in cui interviene. Fatto sta che dopo averlo ascoltato per quasi due anni, sono riuscita a incontrarlo. Quando ho letto la risposta della sua addetta stampa - “Le va bene all’una all’Hotel Bloom?” - ho esitato. L’Hotel Bloom non è l’edificio più brutto di Bruxelles, ma poco ci manca. È un parallelepipedo nero che spunta offensivo alle spalle del Botanique, meraviglioso giardino botanico ottocentesco riconvertito in spazio culturale (operazione che in questa città ha del miracoloso, vista la frenesia demolitrice dei suoi dirigenti). “Bert fa delle riprese da mezzogiorno all’una, potremmo incontrarci dopo nella brasserie dell’albergo”.
Accantonati gli ultimi scrupoli, lunedì mi ritrovo seduta nel bar-ristorante dell’albergo, lo Smoods, avvolta da musica lounge e ipnotizzata dai “Pancetta rigatoni with red peppers” ordinati da Kruismans (lo Smoods è il tipo di ristorante dove i nomi dei piatti sono scritti prima in inglese e poi nella lingua del posto). Non ha molto tempo. Dopo l’intervista dovrà inforcare la moto e tornare nelle Fiandre, ad Asse, dove prova con il suo gruppo Niet Van Hier. Ma non è la musica a fare di lui un uomo molto impegnato: è il fatto di essere il primo umorista fiammingo ad aver oltrepassato la frontière linguistique, ottenendo un grosso successo con lo spettacolo “La Flandre pour les nuls” (Le Fiandre per gli incapaci).
http://www.youtube.com/watch?v=KOGtr6UEzkY&feature=related
Nel 1997, con l’amico Peter Perceval, Kruismans ha creato il primo collettivo di stand-up comedy del Belgio. Dopo oltre dieci anni di carriera in fiammingo, ha fatto il salto. Nel 2009, durante le preselezioni del Festival international du rire de Rochefort, la giuria era convinta che fosse un vallone che imita un fiammingo che parla francese. In trent’anni di festival, non avevano mai visto un belga neerlandofono.
Da due anni la sua popolarità tra i compatrioti francofoni non smette di crescere. Ma Kruismans è un’eccezione, perché la cultura belga è divisa in due compartimenti quasi totalmente stagni. Tom Lanoye, considerato da anni uno dei migliori autori fiamminghi contemporanei, è stato tradotto in francese solo all’inizio del 2011, da un editore… parigino. Kruismans mi spiega che questa impermeabilità reciproca non ha nulla di misterioso: “Le persone diventano conosciute grazie ai mezzi d’informazione, ma in Belgio non esistono media nazionali, sono tutti regionali. Così la cultura non circola”.
Sognare più scambi non significa negare le differenze. In materia di umorismo, mi assicura Kruismans, “i fiamminghi sono più crudi, più influenzati dai comici statunitensi. E usano più volentieri i dialetti, del resto nelle Fiandre quasi nessuno parla un fiammingo perfetto. E anche chi lo parla, evita di farlo, perché rischierebbe di passare per un olandese”. La famiglia reale è ancora un argomento tabù per i francofoni, mentre i neerlandofoni non amano veder criticati i loro leader politici: “I fiammmighi hanno un debole per la figura del salvatore alla Bart De Wever. Ma un umorista ha il dovere di criticare la gente al potere. Ci sono le statue e ci sono i piccioni, e io sono un piccione”.
Un piccione migratore, per giunta. Kruismans si è già esibito nei Paesi Bassi e nel 2013 sarà in Francia. Nel frattempo, chiedo prima di liberarlo, può consigliarmi qualche chicca culturale fiamminga? Un cantante? Johan Verminnen e Raymond Van het Groenewoud (in realtà, precisa, sono due cantautori brussellesi neerlandofoni). Un film? Kruismans è in difficoltà: “I film fiamminghi o sono molto internazionali, come Loft, di cui uscirà un remake hollywoodiano, oppure troppo ancorati alla realtà locale, come Brussels by night di Marc Didden”. Un libro? Senza esitare: * La sofferenza del Belgio* di Hugo Clausman. “È uscito nel 1983, ma è ancora fondamentale per capire l’anima dei fiamminghi”.
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