Winsor McCay, tra i giganti della storia del fumetto – ma anche illustratore di prim’ordine, commentatore grafico-satirico, pioniere nel cinema d’animazione – con il suo personaggio di Little Nemo incantò per anni decine di milioni di statunitensi forgiandone l’immaginario.
Little Nemo era pubblicato sui supplementi a colori dei quotidiani statunitensi, davvero giganteschi all’epoca. Per dare un’idea, ben più grandi di un Corriere della Sera, quotidiano che oggi pare titanico rispetto agli attuali quasi nano-formati. Oggi il capitalismo, praticamente in tutti i settori, non produce più cose di questo genere e in questi formati. Non sogna più.
Il New York Herald, dove “nacque”
Little Nemo, era invece un quotidiano dove venivano anche finanziate esplorazioni come quella in Africa per ritrovare Livingstone. All’epoca editori come Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst (che pubblicò Little Nemo dal 1911) si contendevano autori e personaggi. Talvolta con processi.
Hearst, che ispirò Orson Welles per il suo personaggio di Kane nel capolavoro Citizen Kane, pubblicò Little Nemo solo dal 1911, ma ebbe rapporti personali e preferenziali con vari cartoonist tra cui il meticcio George Herriman il cui Krazy Kat, capolavoro di umorismo surreale e nonsensico, divenne velocemente di culto presso lettori dai gusti sofisticati come quelli del New Yorker, ma inviso a direttori di giornali e capi di syndicates perché di scarso successo commerciale. Ma la granitica protezione di Hearst fece sì che il fumetto durò fino alla morte dell’autore trovando poi il suo pubblico come testimoniano anche le numerose raccolte.
Il piccolo Nemo, fu invece molto più fortunato fin dall’inizio, capitano assoluto delle sue imprese di esplorazione nel magico mondo dei sogni – anzi nel dormiveglia, come rivela la denominazione originale di Little Nemo in Slumberland.
Dalla mezzanotte del 31 dicembre è oggetto su Fumettologica, sito di critica e news sul fumetto diretto dal sociologo Matteo Stefanelli, di brevi e, speriamo, piacevoli analisi di gran parte delle tavole dedicate al capodanno, dal 1906 al 1911, analisi redatte da Stefanelli assieme al sottoscritto.
Vi segnalo anche sul medesimo sito lo speciale sull’ultimo festival di Lucca,
qui** il link, e il Best 2013 della redazione di fumettologica che trovate invece
qui**.
Buona lettura e, ovviamente, buon anno a tutti voi!
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