Improvvisamente nel rigido mondo dei partiti italiani irrompe una ventata d’aria nuova. Schricchiola il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, mentre su alcuni temi nasce un asse inedito tra Movimento 5 stelle e Partito democratico, che inquieta parecchio Forza Italia e il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Luigi Di Maio propone già al Pd un accordo sul prossimo presidente della repubblica.

Ma quello che preoccupa di più Berlusconi è l’ultima mossa di Matteo Salvini, che con il 28 per cento si è insediato al secondo posto dopo Matteo Renzi nei sondaggi. Il leader della Lega nord, onnipresente nei talk show, dimostra di non aver paura delle giravolte e si candida a rappresentare da solo la destra postberlusconiana con un programma di quattro punti elementari: no alle moschee, no all´immigrazione, no a questa Europa, taglio drastico delle tasse.

Il tentativo di riunire tutti i postfascisti italiani in un partito lepenista si prannuncia arduo, perché la Lega dovrebbe rinunciare a uno dei pilastri della sua identità: quello di essere un partito territoriale e secessionista, inesistente nel sud del paese dove prevale la diffidenza verso il Carroccio. Ma la campagna contro l’immigrazione non va sottovalutata, come ha dimostrato la grande manifestazione davanti al duomo di Milano.

Certo, sono stati imbarazzanti il viaggio di Salvini in Corea del Nord, “pulita come la Svizzera”, il suo abbraccio con Vladimir Putin e l’affermazione di non aver visto lavavetri sulla piazza Rossa. Ma Salvini è un populista sfrenato che sfrutta abilmente l’insofferenza di molti italiani nei confronti degli immigrati provenienti dalle coste nordafricane.

Il leader della Lega ripone le sue speranze negli elettori delusi di Forza Italia e dell’area di Alleanza nazionale, ma conta di rubare voti anche a Grillo: “Parlo ai suoi elettori per evidenziare le sue contraddizioni. Dopo un anno in parlamento cos’hanno portato a casa?”.

L’artefice della straordinaria rimonta della Lega cerca anche la sponda dei (pochi) intellettuali carismatici della destra, come gli scrittori Pietrangelo Buttafuoco e Massimo Fini: “Non metto paletti.” Il siciliano Buttafuoco si dimostra aperto al dialogo: “Salvini predica male e razzola bene”.

L’iniziativa della Lega sembrerebbe priva di logica. Ma nell’attuale fluidità del sistema politico potrebbe accelerare l’implosione del berlusconismo e aprire nuovi varchi per sviluppi futuri. E sarà comunque utile a preparare il terreno per una candidatura di Salvini come sindaco di Milano, dove sarebbe senz’altro un concorrente temibile.

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