16 maggio 2020 13:31

Mahmood e Massimo Pericolo, Moonlight popolare
Il nuovo singolo di Mahmood e Massimo Pericolo gioca sul più classico dei contrasti: quello tra luce e buio. È un brano pop, orecchiabile, ma cupo, costruito su una tonalità in minore (vado a orecchio, spero di non sbagliarmi). È aperto da sintetizzatori anni ottanta che fanno pensare alla colonna sonora di Drive di Nicolas Winding Refn e descrive una notte di un quartiere popolare illuminata da una luna che “sembra uno zaffiro” e “brilla come Shanghai”. Colpisce che, durante la pandemia di covid-19, un brano pop ambientato nella zona più colpita d’Italia, la Lombardia (Mahmood è di Gratosoglio, un quartiere di Milano, e Massimo Pericolo vive a Brebbia, vicino a Varese), evochi il posto dove la pandemia è nata, la Cina. Anche se probabilmente il pezzo è stato scritto prima dell’emergenza coronavirus, è comunque una coincidenza interessante.

In Moonlight popolare è Mahmood, vincitore di Sanremo nel 2019 con la sorprendente Soldi, a prendersi lo spazio maggiore. Francesco Barbaglia, in arte Crookers, gli ha costruito attorno una melodia adatta e un arrangiamento granitico, che dà spazio ai saliscendi della sua voce, esaltata dall’autotune. Massimo Pericolo invece sfrutta il poco spazio a disposizione nel migliore dei modi. Come già in 7 miliardi, o nel brano Star Wars, dove rappava al fianco di Fabri Fibra, il rapper di Brebbia dimostra ancora una volta di saper fare un’entrata in scena: “Bella, fra’, metti Google Maps vola via dalla tua città, polizia anti-trap, Santa Maria piena di crack”, dice entrando a metà del brano.

La scrittura di Massimo Pericolo è cruda. Ma anche i passaggi più “volgari” dei suoi testi non sono mai gratuiti, anzi sono sempre al servizio della canzone. “L’unica luce nel buio è uno sparo ma non sei l’unico che c’ha una Glock”, canta riprendendo il tema della luce e del buio. Anche la sua voce è satura di autotune.

Moonlight popolare mette insieme due talenti della musica italiana, che dimostrano di avere parecchie cose in comune, non solo quella di venire da un quartiere popolare, “dalla strada”, come piace scrivere a noi giornalisti quando vogliamo semplificare le cose complesse. Mahmood e Massimo Pericolo hanno una sensibilità artistica diversa, eppure compatibile. E sono stati bravi, molto bravi, a cantare insieme questa notte di luna in modo così incisivo, così cinematografico.

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Kaitlyn Aurelia Smith, The spine is quiet in the center
The mosaic of transformation, il nuovo disco della statunitense Kaitlyn Aurelia Smith, fa quello che solo la migliore musica elettronica riesce a fare: ci restituisce un senso di ancestralità accanto alla voglia di esplorare il futuro. Ascoltare i nuovi brani della musicista nata sulle Orcas Island ci fa sentire come dentro il liquido amniotico e al tempo stesso sarebbe la colonna sonora ideale per un videogioco.

Nove brani, meno di quaranta minuti di durata, sospesi tra ambient e atmosfere spaziali, con la voce di Smith che ogni tanto fa capolino in mezzo ai sintetizzatori. Possibile che a fine anno troveremo The mosaic of transformation in diverse classifiche del genere, e non solo.

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Blake Mills, Money is the one true God
Il terzo disco di Blake Mills s’intitola Mutable set ed è un antidoto all’angoscia di questi giorni. Parla delle ansie causate dalla modernità, ma al tempo stesso le esorcizza. È un album gentile, fatto di crescendo strumentali a base di chitarre acustiche, pianoforti e tanti altri strumenti. È folk suonato con la filosofia della musica d’avanguardia, che dà il meglio di sé negli episodi più dilatati come Money is the one true God, un brano che mescola influenze alla Brian Eno con suggestioni alla Bert Jansch. O come Vanishing twin, scritta insieme a Cass McCombs e sostenuta da un riff dolce di sintetizzatore al quale si aggiungono batteria, archi, un flauto e un sassofono.

Blake Mills è un apprezzato produttore: ha lavorato con Perfume Genius, Alabama Shakes e John Legend. Ma con Mutable set dimostra di avere una voce propria. E anche autorevole.

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Little Simz, Where’s my lighter
La talentuosa rapper britannica Little Simz ha pubblicato un nuovo ep, intitolato Drop 6. Raccoglie cinque nuovi brani registrati durante il lockdown. Non è all’altezza delle sue cose migliori, ma è un buon diversivo e ci conferma quanto la ragazza sia brava a rappare.

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Nick Hakim, All these changes
Un disco neosoul e rnb niente male arriva in questi giorni da Nick Hakim, cantante nato a Washington da padre peruviano e madre cilena, ma che ora vive a Brooklyn. S’intitola Will this make me good ed è il suo quarto lavoro. Il brano che lo apre, All these changes, è veramente bello, con quel suono a bassa fedeltà che lo fa sembrare uscito da una vecchia musicassetta.

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P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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