17 gennaio 2013 00:00

Lore Popper era nata a Berlino l’8 aprile del 1913. La madre era casalinga, il padre lavorava in banca e suonava il pianoforte e il violoncello. Una tipica famiglia borghese, laica anche se con una forte impronta ebraica. Aveva vent’anni quando Hitler andò al potere. Fu arrestata dalla Gestapo e poi rilasciata. I genitori riuscirono a mandarla all’estero. Voleva andare in Inghilterra ma le frontiere erano state chiuse. Ripiegò sull’Italia.

Arrivò a Firenze, dove fece la fotografa. Raccontava che a Berlino aveva meno freddo, perché le case erano riscaldate meglio. Si trasferì a Roma per iscriversi all’università, facoltà di medicina. Frequentava la famiglia Natoli e i Lombardo Radice. Fu così che conobbe Giovanni Armaleo. Si sposarono nel 1938. Aveva venticinque anni quando furono approvate le leggi razziali e venne espulsa dall’università.

Il marito, che faceva il medico, dovette partire per l’Africa e lei decise di raggiungerlo. Prima di partire tornò a Berlino per salutare i genitori. Fu l’ultima volta che li vide: vennero deportati nel campo di concentramento di Theresienstadt e lì morirono.

Lore restò in Africa sei anni, tra la Somalia e l’Eritrea. Quando arrivarono gli inglesi, venne rinchiusa con il marito in un campo di prigionia. Rimase incinta. Daniele nacque nel 1947 a bordo della nave che li stava riportando in Italia. Il secondo figlio, Claudio, lo ebbe a trentott’anni. Cominciò a insegnare tedesco al Goethe-Institut di Roma, dove ha lavorato per più di vent’anni. Intere generazioni di ragazze e ragazzi italiani hanno imparato il tedesco grazie a lei. A sessant’anni decise di laurearsi, in letteratura e filologia, nella stessa università da cui era stata cacciata.

Finché le fu possibile fece su e giù con gli Stati Uniti, dov’era andato a vivere suo figlio Daniele, biologo. La incontrammo nel 1993. È stata la nostra guida nel mondo della stampa tedesca. Quasi tutti gli articoli della Zeit che in questi anni avete letto su Internazionale ce li ha segnalati lei. Chiamava il giovedì mattina, alle 11 in punto.

Ha letto, ha spedito email e ha telefonato fino a qualche settimana fa. “Non ha senso vivere così a lungo”, ripeteva negli ultimi anni. Il suo mondo era scomparso, i suoi amici non c’erano più. “È successo tutto all’improvviso”, ha detto il figlio Claudio durante una cerimonia al cimitero acattolico di Testaccio. Lore Popper è morta a Roma il 9 gennaio 2013. Ci mancherà.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it