07 maggio 2015 15:30

Enrico Castelnuovo,Ritratto e società in Italia
Einaudi, 140 pagine, 28 euro

Lo studio della storia del ritratto pone in modo particolarmente evidente problemi che attraversano l’intera storia dell’arte: la somiglianza, la bellezza, il rapporto tra tipi ideali e realtà, quello tra artista e committente. Enrico Castelnuovo, morto l’estate scorsa, è stato uno storico dell’arte brillante e fantasioso, capace di percorrere in modo originale sentieri poco battuti (come lo studio delle vetrate medievali) e al tempo stesso di organizzare iniziative editoriali che rendevano accessibili i risultati delle ricerche sue e degli altri.

In questo libro, che è la versione in volume di un saggio scritto per la Storia d’Italia di Einaudi, racconta la storia del ritratto in Italia dal duecento al novecento, l’oscillazione tra la personalizzazione e l’immagine idealizzata, connessa a sua volta alla tensione tra ritratti di sovrani e ritratti di gente comune. Mentre fornisce informazioni preziose (spiegando il senso del passaggio dal ritratto di profilo a quello di fronte, le tecniche con cui Gian Lorenzo Bernini riusciva a ottenere effetti realistici, i diversi modi di rendere i sentimenti), Castelnuovo osserva da un angolo particolare la storia d’Italia lungo un arco di sette secoli: da quando il paese occupava una posizione centrale in occidente ed era un grande laboratorio di idee e di immagini, a quando si ritrovò in una posizione marginale in Europa e nel mondo.

Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2015 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Gli italiani guardati negli occhi”. Compra questo numero | Abbonati

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