24 febbraio 2011 00:00

Derek Raymond, Stanze nascoste

Meridiano Zero, 335 pagine, 16,00 euro

Raymond (vero nome Robin Cook, Londra 1931-1994) è stato il maggior scrittore europeo di noir e il più sconvolgente dei suoi romanzi, Il mio nome era Dora Suarez, è pubblicato da Meridiano Zero come tutta la sua opera.

Il noir, ha scritto Raymond in queste memorie che montano scritti vecchi e nuove riflessioni-confessioni, ha la funzione di “mostrare la vita attraverso gli occhi di quelli che sono stati privati di un’esistenza decente e perciò sono sprofondati nella miseria o nella violenza”. Il contrario delle narrazioni consolanti e asettiche del giallo.

“Nel noir non è ammessa l’inconsistenza o la superficialità”, che caratterizzano invece la quasi totalità dei noir italiani, equivalenti odierni delle inchieste asettiche e consolatorie alla Agatha Christie così detestate da Raymond. Sarebbe abusivo chiamarli noir. “Il noir esiste per far vedere agli uomini cos’è la vera disperazione” e se i lettori lo amano è perché sono ansiosi per le sorti del mondo, che lo scrittore deve “registrare e definire” nel corso della loro evoluzione.

Lettore di Sartre e Camus e dei grandi psichiatri degli anni sessanta, Raymond s’interroga sul male, ma anche su di sé: una madre amata e odiata che non ha saputo amarlo, l’appartenenza a un ceto sociale ricco ed egoista, la percezione netta delle disparità sociali e poi la guerra e la violenza, e la scelta di vivere tra i reprobi, dividendo il loro stesso disagio.

Internazionale, numero 886, 25 febbraio 2011

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