28 giugno 2021 17:24

Ricardo Piglia
Falso nome
Sur, 184 pagine, 16 euro

Ricardo Piglia (1940-2017) è stato un grande scrittore e un grande critico. Ha lasciato lezioni su Borges, le migliori di tutte (reperibili in rete), e romanzi come Soldi bruciati (Sur) su una sorta di Bonnie e Clyde gay colti e borghesi in fuga nell’immensa provincia argentina dopo aver rapinato una banca, e Solo per Ida Brown (Feltrinelli) che trattava di Unabomber intellettuali e aggrediva il sistema universitario statunitense, ma anche forti racconti come quelli di Falso nome, in parte classici e in parte, come quello del titolo, quasi sperimentali, da studioso raffinatissimo.

Piglia si muove a cavallo (come Cortázar) tra l’aristocratico Borges e il piccolo borghese Arlt dei Sette pazzi, l’altra faccia della letteratura argentina, aggressiva e popolare. Le scuole di scrittura dovrebbero prenderlo a modello e far leggere anche i suoi saggi invece di promuovere i noiosi e pallidi ghirigori dei cento candidati allo Strega (con un’eccezione e mezzo). Che parli di strani incontri e di strani amori in ambienti tra l’insolito e il comune, borghesi o lumpen, non cambia, perché li vede con occhi, mente e cuore vigili e partecipi. Piglia conquista e intriga per un’attenzione alle varianti dell’umano che ha appreso anche dai grandi di ieri, da Kafka e da Poe. La traduzione è di Pino Cacucci, sudamericano per vocazione.

Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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