24 febbraio 2020 16:54

Gentile bibliopatologo,
il mio compagno mi ha fatto notare che il numero di libri che acquisto è direttamente proporzionale alla gravità del mio animo. Quando sono triste mi ritrovo sempre, inspiegabilmente e senza neanche accorgermene, a fare un ordine di libri online; ogni volta che affronto una giornata nera scopro di avere assolutamente bisogno di quel volume che avevo visto di sfuggita passeggiando tra le bancarelle. Compro libri anche quando sto bene, ma la tristezza mi rende compulsiva. Cosa posso fare? L’accumulazione è davvero una strategia salvifica o dovrei cercare di arginarmi?

–Cinzia

Cara Cinzia,
il Prufrock di T.S. Eliot diceva di aver misurato la sua vita in cucchiaini di caffè. Io ti confesso di aver misurato la mia adolescenza in volumetti della collana Millelire dell’editore Stampa Alternativa. Era l’unica moneta di cui riconoscessi la validità, nel mio reame. I miei genitori mi regalavano un paio di scarpe, un pullover, un cappotto? Io, che consideravo i vestiti una cosa frivola e sarei volentieri andato a scuola con una pelle di cammello, alla moda di Giovanni Battista, calcolavo subito la conversione nella mia bibliovaluta e piantavo una scena madre da finale di Schindler’s list: per questo cappotto avrei potuto avere duecento, trecento libri da mille lire! Tutto questo mi rendeva insopportabile, come puoi immaginare, ma il mio vizio impunito era visto di buon occhio, in casa: “Almeno non si droga e non ascolta il black metal”, avranno pensato.

Rika Hayashi, Getty Images

Come vedi sono la persona meno indicata per dissuaderti dall’acquisto compulsivo di libri; in compenso sono la più indicata per aiutarti a vedere gli aspetti benefici della tua mania. È una variante di quella che lo psichiatra Emil Kraepelin, nel 1915, battezzò oniomania (dal greco oniomai, acquistare), affiancandola a due manie socialmente più dannose, la cleptomania e la piromania. Certo, si può sempre rubare un libro e dargli fuoco, ma finché ci si limita a comprarlo tutto sommato si resta nel perimetro della civiltà – un buon punto a favore della bibliomania.

Perché facciamo acquisti forsennati? Gli psicologi non hanno una risposta univoca. Nella dipendenza da shopping convergono elementi ossessivo-compulsivi e depressivi; cerchiamo di volta in volta di placare l’ansia, di ripristinare l’autostima, di riscattare l’impotenza, di mettere a tacere un senso di vuoto interiore. La congettura che più mi affascina, forse solo perché la sento più congeniale, è quella proposta dalla psicoanalista Joyce McDougall: le persone che nell’infanzia non hanno imparato a star da sole e a fronteggiare con le proprie forze le tensioni dolorose, in particolare la separazione dalla madre, comprano tante cose perché sono cronicamente a caccia di “oggetti transizionali” in grado di lenire l’angoscia – la coperta di Linus, per intenderci.

E veniamo ai vantaggi della dipendenza dai libri. Sono costosi, è vero, ma non c’è paragone con altre prede dello shopping selvaggio, come le scarpe, le borse o l’alta tecnologia; insomma, i rischi di bancarotta sono più contenuti. I libri sono socialmente approvati – è raro che qualcuno li consideri uno spreco immorale – e perciò dispensano i malati (noi) da quella che gli psicologi chiamano la “quarta fase”, ossia la depressione-autofustigazione dopo l’orgasmo dell’acquisto. La loro promessa, poi, è meno fallace: se mi sento solo e avverto il bisogno pruriginoso di comprare un cappello, dopo l’acquisto sarò un uomo solo con un cappello da idiota; se compro i Saggi di Montaigne, è possibile che io mi senta davvero meno solo.

Infine, i libri mantengono anche promesse che non hanno fatto, e non hanno fretta di esaudirle: per esempio, molte delle notizie che ho usato per questa risposta vengono da un libricino, Le nuove dipendenze: diagnosi e clinica, che ho comprato compulsivamente chissà quanti anni fa e chissà perché. O meglio: oggi lo so.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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