28 agosto 2009 15:39

Certe volte l’atteggiamento degli americani verso la riforma sanitaria somiglia un po’ a quello di sant’Agostino verso la castità. Concedicela, o Signore, ma non subito. Secondo i sondaggi, la maggioranza degli statunitensi è a favore della riforma. Ma quando si tratta di cambiare davvero, la gente tentenna.

Oggi circa la metà degli americani disapprova il modo in cui l’amministrazione Obama sta affrontando la questione. In parte, naturalmente, questo è dovuto alla demonizzazione delle proposte del presidente da parte dell’opposizione. Ma c’è anche un altro elemento: i profondi pregiudizi che ci fanno resistere al cambiamento.

Spesso siamo vittime del cosiddetto “effetto dotazione”: il semplice fatto di possedere qualcosa ci spinge a sopravvalutarlo. Lo spiega bene un esperimento condotto con una classe di studenti: dopo aver dato a ognuno una tazza con lo stemma della scuola, a un gruppo è stato chiesto a quanto avrebbe voluto venderla e a un altro quanto avrebbe pagato per comprarla. Alla fine chi la doveva vendere ha chiesto più del doppio di quanto i compratori fossero disposti a pagare.

Gli studiosi Ziv Carmon e Dan Ariely hanno ottenuto un risultato simile con un altro esperimento: fingendosi bagarini, hanno telefonato a tutti quelli che avevano partecipato a una riffa in cui erano in palio i biglietti per una partita di basket. Chi non aveva vinto il biglietto era disposto a pagarlo, in media, 170 dollari. Ma quelli che li avevano vinti ne chiedevano 2.400: un prezzo 14 volte più alto.

Nel caso della riforma sanitaria, questo significa che la maggior parte delle persone che ha un’assicurazione le attribuisce un grande valore, nonostante i difetti del sistema. E infatti più del 70 per cento degli americani dice di essere soddisfatto della sua copertura sanitaria attuale. Ma soprattutto, parlare di un cambiamento accentua l’effetto dotazione. L’anno scorso, da un sondaggio della Rasmussen, è risultato che solo il 29 per cento dei futuri elettori riteneva che il sistema sanitario americano fosse buono.

Ma quando la società di sondaggi ha posto la stessa domanda il mese scorso, la percentuale di quelli che ne avevano una buona opinione era salita al 48 per cento. Il sistema sanitario americano non è migliorato negli ultimi undici mesi. La gente ha l’impressione che funzioni meglio solo perché le è stato proposto di cambiarlo.

A questo bisogna aggiungere quello che gli economisti chiamano il “pregiudizio dello status quo”. Molti studi dimostrano che la maggior parte delle persone è incline a lasciare le cose come stanno: che si tratti di piani pensionistici, di investimenti o di assicurazioni, la gente tende a mantenere quelli che ha. In parte questo può essere dovuto all’inerzia, ma l’esitazione di fronte al cambiamento è determinata anche dalla paura di rimetterci.

Gli studi di economia comportamentale hanno dimostrato che soffriamo per le perdite più di quanto ci rallegriamo per i guadagni. Perciò quando pensiamo al cambiamento ci concentriamo soprattutto sui rischi. Perfino le persone che non sono soddisfatte del sistema attuale sono preoccupate per quello che lo sostituirà.

Queste ansie sono state alimentate dalla disinformazione sulla riforma proposta da Obama. E sono state anche aggravate dall’enfasi che l’amministrazione ha posto all’inizio sul fatto che il nuovo sistema avrebbe permesso di ridurre i costi della sanità. È una scelta comprensibile: la maggior parte delle persone pensa che la sanità costi troppo, quindi contenere i costi sembrava un vantaggio. Il problema è che appena si comincia a parlare di tagliare i costi ci si chiede a cosa bisognerà rinunciare. E questo porta a sopravvalutare quello che si ha.

Ma se non si può cambiare la natura umana, non è detto che non si possa cambiare il sistema sanitario. Il segreto è assecondare il bisogno di sicurezza della gente. È uno dei motivi per cui Barack Obama ha sempre promesso che chi è contento del sistema sanitario attuale potrà mantenerlo. Questa promessa renderà forse la riforma meno efficace, ma serve a placare le ansie della popolazione.

Forse sarà perfino possibile sfruttare l’effetto dotazione e il pregiudizio dello status quo a favore del cambiamento. Dopotutto, anche se la gente è convinta di avere l’assicurazione sanitaria, questo diritto apparentemente acquisito è molto labile. Non tutti possono permettersi di pagarsela, e di solito è legata al posto di lavoro. Ma nell’economia di oggi non c’è nessuna garanzia di poter conservare il posto di lavoro. Senza contare che spesso quando ci ammaliamo sul serio, scopriamo che l’assicurazione non copre tutto quello che pensavamo.

Quindi i vantaggi che le persone assicurate non vogliono perdere sono molto più incerti di quanto sembra. Con un cambiamento del sistema che permetta a chiunque di avere una polizza sanitaria, e al tempo stesso impedisca alle assicurazione di truffarci, sarà più facile mantenere l’attuale livello di copertura sanitaria. Quindi il messaggio dovrebbe essere: se vogliamo mantenere lo status quo, dobbiamo riformarlo.

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