01 settembre 2020 11:18

Ad agosto il presidente statunitense Donald Trump ha firmato degli ordini esecutivi per vietare a TikTok e a WeChat, due piattaforme di social network di proprietà di aziende cinesi, di operare negli Stati Uniti. Oltre a impedire alle aziende di fare affari negli Stati Uniti o con individui e aziende statunitensi dopo il 20 settembre, i decreti della Casa Bianca impongono a TikTok – un’app che permette agli utenti di creare e pubblicare brevi video e che è molto popolare tra i giovani – di vendere le sue attività a un’azienda statunitense entro il 12 novembre. Queste decisioni potrebbero avere conseguenze indesiderate per Washington.

L’amministrazione Trump sostiene di aver preso questo provvedimento per proteggere la sicurezza nazionale, anche se le minacce citate riguardano i cittadini piuttosto che lo stato. Gli analisti di politica estera pensano che questa mossa faccia parte del braccio di ferro tra la Casa Bianca e il governo cinese nella loro lotta d’influenza sull’economia globale.

Qualunque sia la motivazione, non sono sicuro che per Washington i benefici superino i costi. Questi divieti minacciano la libertà d’espressione degli statunitensi e potrebbero danneggiare gli investimenti stranieri negli Stati Uniti e la capacità delle aziende americane di vendere software all’estero, garantendo allo stesso tempo benefici minimi in termini di sicurezza informatica e privacy.

Minaccia alla sicurezza?
Tra le minacce poste da TikTok e WeChat, secondo i funzionari del governo statunitense, c’è la possibilità che le piattaforme siano usate per campagne di disinformazione del governo cinese e per dare al governo di Pechino accesso a informazioni personali e brevetti statunitensi.

Gli Stati Uniti non sono l’unico paese ad avere questo tipo di preoccupazione. L’esercito australiano ha accusato WeChat, un’applicazione di messaggistica, social network e pagamenti digitali, di fungere da software spyware, sostenendo che l’app ha inviato dati a server d’intelligence cinesi.

Le campagne di disinformazione potrebbero effettivamente rappresentare un problema reale in vista delle imminenti elezioni negli Stati Uniti e delle conseguenze delle “ampie e sistematiche” interferenze russe prima del voto del 2016. I rischi legati allo spionaggio sono meno chiari, poiché quelle applicazioni accedono a informazioni e dettagli personali di base, relative ai filmati visti dagli statunitensi e agli argomenti su cui effettuano ricerche, e non a dati più sensibili.

Ma per gli Stati Uniti vietare le app e forzare la vendita di TikTok ha anche conseguenze negative dal punto di vista della sicurezza nazionale. Danneggia l’autorità morale di Washington nel promuovere la libertà d’espressione e la democrazia all’estero. Le voci critiche hanno spesso sostenuto che la reputazione degli Stati Uniti è stata gravemente danneggiata dall’amministrazione Trump ed è verosimile che questa vicenda contribuirà ulteriormente a rafforzare questo declino.

Informazioni personali
Il principale argomento dell’amministrazione Trump contro TikTok è che questa app raccoglie i dati personali dei cittadini statunitensi e potrebbe fornirli al governo cinese. L’ordine esecutivo afferma che in questo modo la Cina potrebbe tracciare la posizione di dipendenti e subappaltatori del governo federale, compilare dossier con informazioni personali da usare come arma di ricatto, e condurre operazioni di spionaggio aziendale.

I più scettici hanno sostenuto che il governo non ha presentato prove chiare sui rischi legati alla privacy, e che le pratiche di TikTok sono consuete nel settore. I termini di servizio dell’azienda affermano che l’app può condividere informazioni con la sua società madre cinese, la ByteDance.

Il provvedimento contro WeChat è simile. Sostiene anche che l’applicazione si appropria d’informazioni personali e proprietà intellettuale dei cittadini cinesi che si trovano negli Stati Uniti. Tuttavia, alcuni di questi cittadini hanno espresso la preoccupazione che vietare WeChat potrebbe limitare la loro capacità di comunicare con familiari e amici in Cina.

Le preoccupazioni per la sicurezza sollevate da TikTok e da WeChat non sono sostanzialmente diverse da quelle che riguardano altre applicazioni per smartphone. Credo che per affrontare in modo più efficace questi rischi gli Stati Uniti dovrebbero creare leggi nazionali sulla privacy simili al Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) dell’Unione europea o alla legge sulla privacy del consumatore della California (Ccpa). Regole che determinino il modo in cui i dati sono raccolti e usati, e dove vengono conservati. Un’altra soluzione sarebbe obbligare Google, Apple e altre aziende tecnologiche a esaminare i rischi per la sicurezza posti dalle app prima di renderle disponibili nei loro negozi digitali.

Libertà d’espressione
Forse la principale preoccupazione sollevata da questi divieti riguarda il loro impatto sulla capacità di comunicare delle persone, e sul rischio di una violazione del primo emendamento della costituzione statunitense, che sancisce la libertà d’espressione. Sia TikTok sia WeChat sono canali di comunicazione e TikTok pubblica e ospita contenuti.

Anche se in passato i tribunali hanno autorizzato provvedimenti per limitare la libertà di parola, per superare eventuali ricorsi il governo deve sostenere che in ballo ci sia un interesse di stato e deve accertarsi che i suoi provvedimenti siano “mirati”. La sicurezza nazionale è un legittimo interesse di stato. Ma è opinabile, a mio avviso, che queste specifiche applicazioni pongano un vero problema di sicurezza nazionale.

Nel caso di TikTok, la messa al bando di un’app che viene usata per commenti politici e per fare attivismo solleverebbe chiare obiezioni di legittimità costituzionale e sarebbe probabilmente invalidata dai tribunali.

Indipendentemente dal fatto che i divieti vengano convalidati o meno da un tribunale, gli ordini esecutivi mettono gli Stati Uniti in una posizione scomoda, in compagnia dei paesi che hanno bloccato piattaforme online di social network. Tra questi ci sono Egitto, Hong Kong, Turchia, Turkmenistan, Corea del Nord, Iran, Bielorussia, Russia e Cina.

Anche se i divieti statunitensi non hanno forse l’obiettivo di limitare il dissenso, ricordano azioni che danneggiano la libertà d’espressione e la democrazia nel mondo. I social network danno una voce a chi combatte per la libertà in tutto il mondo. Permettono ai cittadini di esprimere le loro preoccupazioni e organizzare proteste contro i regimi autoritari, di denunciare abusi di vario tipo, leggi discriminatorie e violazioni dei diritti civili. Quando governi autoritari reprimono il dissenso, spesso prendono di mira i social network.

I divieti potrebbero anche danneggiare l’economia degli Stati Uniti, poiché altri paesi potrebbero mettere al bando aziende statunitensi per ritorsione. Cina e Stati Uniti si sono già lanciate in una serie di provvedimenti di questo tipo con le rispettive di aziende, uno scontro che è sfociato nella chiusura dei consolati.

Gli Stati Uniti hanno inserito l’azienda di telecomunicazioni Huawei nella “lista” dell’ufficio per la sicurezza industriale, e questo impedisce alle aziende statunitensi di farci affari. Di conseguenza Huawei non può vendere tecnologie wireless negli Stati Uniti, ma ha anche reso impossibile la vendita di software statunitensi al gigante delle telecomunicazioni, spingendolo a usare i propri microchip invece di acquistarli da aziende statunitensi.

Più di una decina di aziende statunitensi – preoccupate per le sorti dei loro affari in Cina – hanno chiesto alla Casa Bianca di non bloccare WeChat.

Altri paesi potrebbero usare i provvedimenti di Washington contro le aziende cinesi come giustificazione per fare lo stesso nei confronti di aziende statunitensi, anche qualora Washington non avesse preso provvedimenti diretti nei loro confronti o contro le loro aziende. Queste limitazioni commerciali danneggiano l’autorità morale degli Stati Uniti, danneggiano l’economia globale e soffocano l’innovazione. Inoltre tagliano fuori le aziende americane da un mercato in rapida crescita.

Al momento TikTok sta trattando la vendita delle sue attività negli Stati Uniti con alcune aziende americane: Microsoft, Walmart e un consorzio guidato da Oracle. La conclusione di questa trattativa, che annullerebbe la messa al bando, dovrebbe arrivare nelle prossime ore.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su The Conversation.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it