01 giugno 2006 00:00

Ecco una scena che molti di voi conosceranno. Si svolge durante una festa oppure per strada. I personaggi siete voi e qualcuno che non vedete da tempo. Questo qualcuno vi chiede: “Allora, che hai fatto ultimamente?”.

Un secondo o due di esitazione e poi rispondete: “Be’, ecco, sto andando avanti con il mio libro. Sai, sto scrivendo un romanzo”. E l’altro: “Oh!”. Segue una pausa di sorpresa, che tradisce una punta di curiosità e un briciolo di scetticismo. Subito dopo arriva la domanda assassina: “Di cosa parla?”.

Se può consolarvi, sappiate che a questo punto, di solito, anche il più navigato dei romanzieri vacilla. Risposta: “Be’, sai le solite cose”. E l’altro, in un sussurro: “No, veramente non lo so”. Oppure, con un filo di voce: “Magari lo sapessi”. C’è qualcosa di vagamente imbarazzante nel ridurre un romanzo all’argomento di cui parla: è già abbastanza difficile quando bisogna limitarsi alle cento parole di una quarta di copertina, figuriamoci farlo stare in una sola frase!

Questa settimana esce il mio nuovo libro: è la storia di due donne che, dopo essersi odiate per trent’anni, finiscono sepolte nella stessa tomba. Ovviamente questo miniriassunto vi dice pochissimo sugli argomenti trattati dal mio romanzo. Gli scrittori alle prime armi, quando cercano di rispondere alla domanda “Di cosa parla?”, spesso devono affrontare un problema in più, una sorta di ansia segreta: “E se qualcuno mi ruba l’idea?”.

La cosa sembra preoccuparli a tal punto che dobbiamo affrontare la questione seriamente. Certo, la garanzia che nessuno vi rubi l’idea non esiste (io, comunque, non parlerei di rubare ma piuttosto di “usare”). Gli scrittori sono tutti gazze ladre e, come il recente caso del Codice da Vinci di Dan Brown ha confermato, il copyright sulle idee – per dettagliate che siano – non c’è.

Tuttavia devo confessarvi che personalmente non mi dà nessunissima ansia il pensiero che adesso qualcuno di voi si precipiti a scrivere un romanzo su due donne che si odiano per trent’anni e che finiscono sepolte nella stessa tomba.

Come già vi ho detto, un’idea non è un romanzo. E nemmeno una trama. L’unico modo che avete per compiere un plagio nei confronti della mia opera è copiare qualche passaggio della mia prosa immortale, parola per parola o in modo tanto simile che non si noti la differenza.

Se scriveste un romanzo basato sulla mia stessa idea, non proverei altro che una certa curiosità professionale: mi piacerebbe vedere come ve la siete cavata. Se poi il vostro libro fosse più bello del mio, mi darebbe un po’ fastidio, ma questa è un’altra questione.

Quelli che hanno già fatto il compito della settimana scorsa hanno scoperto che un paio di frasi per riassumere un intero libro sono davvero poche. È così. In un mondo ideale, infatti, siamo tutti così pieni di idee per i nostri romanzi che ci risulta difficile concentrare in poche righe gli argomenti di cui trattano.

È un po’ come se cercassimo di descrivere un enorme mazzo di fiori: allora, ci sono dei gigli, e in mezzo dei tulipani bianchi e, oh, pure qualche ramo di eucalipto e dei fili d’erba, il tutto coronato da stupefacenti piselli odorosi…

Ma un romanzo è qualcosa di più di un bell’insieme di colori preparato ad arte perché sembri naturale. Se vogliamo definire la differenza tra un romanzo e un racconto, per esempio, possiamo dire che nel corso di un romanzo il protagonista o i protagonisti cambiano. A guardarli dal punto di vista delle cause, gli eventi raccontati possono essere arbitrari o meno, mentre dal punto di vista degli effetti non lo sono mai.

I personaggi invecchiano, a volte muoiono, divorziano o emigrano o semplicemente capiscono che tutta la loro vita è stata un inganno. Anche se qualcuno dovesse rubarvi l’idea, la sua realizzazione (cioè il modo di descrivere i cambiamenti vissuti dai protagonisti) sarebbe totalmente particolare. L’idea in sé non è nulla più che un seme.

Siamo a un quarto del cammino e finora ci siamo concentrati sugli esercizi “genera-idee”. Ormai dovreste avere elaborato un’idea per un romanzo, e quindi faremo degli esercizi per svilupparla, sperando che basti per generare la trama. Se avete già scritto la frase, o le frasi, sull’argomento di cui parla il vostro libro, dovreste approfondire l’idea, cercando di delineare il modo in cui il vostro personaggio cambierà nel corso del romanzo.

Potete fare questo esercizio in forma letteraria oppure sotto forma di semplici appunti. La prossima settimana commenteremo alcune delle vostre idee e cominceremo una serie di esercizi per aiutarvi a svilupparle.

Internazionale, numero 644, 1 giugno 2006

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